Neverending tourism

di Andrea Mallamo

Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School, spiega ai nostri lettori il trend emergente del settore, che dovrebbe iniziare a risalire la china

di Niccolò Comerio

Il tanto atteso rimbalzo del settore potrebbe essere finalmente vicino. Merito del green pass, la “”certificazione verde” che dimostra di essere vaccinati o guariti dal Covid19. Ma non solo. 

Il turismo si fa “infinito”

Il trend emergente è, infatti, il neverending tourism (il turismo “infinito”) un approccio da collocare agli antipodi del mordi-e-fuggi, e che prevede il prolungamento dell’esperienza turistica sia prima sia dopo il viaggio, mediante l’offerta di contenuti online. In realtà, si tratta di un fenomeno nato già agli inizi del 2020, ma che sta largamente beneficiando della crescita della fruizione di contenuti digitali, nonché dell’effetto “osmosi” collegato al notevole aumento degli acquisti da remoto, innescatosi durante i mesi più duri della pandemia.

Più nel dettaglio, viene offerta ai futuri viaggiatori la possibilità di prepararsi digitalmente ai luoghi da visitare, mediante guide, consigli e una vera e propria assistenza per la personalizzazione del percorso di autoformazione. Successivamente al viaggio, invece, vengono proposti ai turisti, prodotti e contenuti enogastronomici, culturali o di artigianato locale da acquistare o di cui fruire su apposite piattaforme online. La commistione tra digitalizzazione e customer journey permette così di porre il cliente al centro del servizio, accompagnandolo a vivere l’esperienza al pieno delle sue esigenze e necessità, e valorizzando allo stesso tempo le opportunità che il territorio offre.

Nuove opportunità economiche

Tale approccio consente così di andare oltre l’offerta tradizionale, favorendo pure lo sviluppo di un legame forte con le destinazioni. In più, mantenendo viva la relazione con i propri clienti prima e dopo il viaggio, il neverending tourism potrebbe generare ulteriori fonti di ricavi per le attività turistico-ricettive.  

Secondo l’Osservatorio innovazione digitale nel turismo della School of Management del Politecnico di Milano, il 42% delle strutture ricettive ha effettivamente iniziato a offrire ai propri clienti l’acquisto di prodotti enogastronomici o di artigianato, anche tramite canali ecommerce (8%).

La lenta risalita

Ciò, anche se occorrerà attendere tra i 2 anni e mezzo e i 4 anni affinché il turismo internazionale possa riconquistare i livelli pre pandemia. Del resto, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (Unwto), il 2020 verrà ricordato come il peggior anno della storia del turismo: 1 miliardo di arrivi in meno a livello mondiale (-74% rispetto al 2019), perdite pari a 1.300 miliardi di dollari, 100 milioni di posti di lavoro a rischio.

Un’estate nel segno +

Ora, però, dal punto di vista domestico, le previsioni per l’estate sono nel segno dell’ottimismo: una recente ricerca di Demoskopika vede arrivi in crescita del 12% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e una maggior spesa turistica per oltre 1.7 miliardi, grazie alla libertà di movimento garantita appunto dal pass vaccinale annunciato dal Governo.  

Le altre soluzioni per la ripartenza

A ciò si aggiunge il fatto che, all’orizzonte, per la ripartenza si prospettano nuove strategie e la rivisitazione di altre già esistenti. Accanto a neverending tourism, digitalizzazione, workation (cioè il lavoro da remoto da luoghi di villeggiatura), sostenibilità e slow tourism (turismo lento e sostenibile) sono soltanto alcune delle parole chiave più comuni tra gli operatori del settore e che possono aiutare a comprendere le tendenze che ci aspettano. 

Il new normal turistico

A volte il cosiddetto new normal può dunque essere fatto di poche cose semplici e immediate, ma estremamente potenti.

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