Nutrizione e fake news

di Andrea Mallamo

Intervistato dalla trasmissione Prospettive, Carlo Agostoni, direttore dell’unità pediatrica della clinica De Marchi del Policlinico di Milano, ha offerto consigli alimentari utili a ogni età, sfatando alcune “bufale” che circolano in rete e spiegando come i mezzi telematici possano però anche far bene in tavola 

di Chiara Milani

Non è detto che tutto il male venga per nuocere”. A servire in tavola il vecchio adagio popolare, rivisitandolo in chiave contemporanea, è Carlo Agostoni, direttore dell’unità pediatrica della clinica De Marchi del Policlinico di Milano. 

Pro…

Intervistato dalla trasmissione Prospettive – dopo il suo intervento all’interno del ciclo d’incontri #sidevesapere, promosso dall’Associazione bambino nefropatico – l’esperto ha dato consigli preziosi per qualsiasi età. Partendo dall’analisi delle conseguenze alimentari del Covid. Una pandemia che, per quanto riguarda la nutrizione, ha avuto anche risvolti positivi, “perché la possibilità di usare di più i mezzi telematici ha fatto riscontrare anche che, con l’aumento del tempo passato dalle donne in casa e quindi la maggiore possibilità di trattare gli alimenti, pure una riscoperta della nostra sana tradizione nella preparazione dei cibi”. 

…e contro

Ciò, però, a fronte di “un aumento delle abitudini scorrette sotto ogni punto di vista, visto che sono aumentati gli accessi agli alimenti facili, quelli più compensativi di una situazione difficile, cioè molto dolci o molto salati o ancora assai energetici, abbinato a un crollo dell’attività fisica spontanea, per cui con più entrate e meno uscite sono aumentati i chili e dunque il sovrappeso”, ha proseguito il medico.

Il falso mito della vitamina D

Ciò accompagnato da false informazioni circolate online. “Mi permetto di prendere l’esempio della vitamina D: si è sempre detto che i livelli erano bassi nei pazienti più gravi, ma non si da se fosse per la gravità della malattia o se fossero un’indicazione generale di una malnutrizione globale che poteva predispone alla malattia, ma non che ci fosse il potere salvifico di questa vitamina”.

La tradizione mediterranea

Tra i risvolti positivi della pandemia, c’è però appunto una riscoperta in qualche modo di un cibo che fa maggiormente parte della tradizione italiana, della cosiddetta dieta mediterranea, più stagionale e più sostenibile, da tutti i punti di vista. Fino a prima del Covid sostenibilità la conoscevamo diciamo in un mondo di esperti. Ora è stato enfatizzato, perché si sa che la filiera corta, la frutta e la verdura di stagione opportunamente preparate, sono la risposta anche alla crisi globale, per esempio in termini di trasporto delle merci. Se sapessimo recuperare il valore della dieta mediterranea, così come del resto quella giapponese, nel post Covid, sarebbe un grande avanzamento in termini di nutrizione.

Di tutto un po’

Una dieta dunque il più possibile a chilometro zero. E diversificata. Perché, conclude il nostro interlocutore, “più è diversa la dieta più è diversa la popolazione dei microrganismi dell’intestino, il microbioma, che fanno, questi sì, un bilancio immunologico positivo”.

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Foto: Carlo Agostoni

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