Altro che orizzonti rosa

di Andrea Mallamo

Il settore turistico – in profonda crisi – è composto da un elevato numero di lavoratori di genere femminile, categoria sulla quale la pandemia sta avendo conseguenze sociali ed economiche devastanti: l’analisi di Federica Sottrici, ricercatrice della Liuc Business School

di Federica Sottrici

Uno degli effetti economici più devastanti della crisi associata al Covid-19 è stato il blocco dei flussi turistici a livello globale. Secondo Unwto (l’Organizzazione mondiale del turismo), su scala internazionale, il settore subirà un calo del 20-30%, corrispondente a perdite tra i 300 e i 450 miliardi di dollari. Significherebbe che la crescita degli ultimi cinque-sette anni andrebbe persa. 

Sette anni cancellati in sette mesi

Il fenomeno non ha risparmiato il nostro Paese che, partito a gennaio 2020, con un aumento delle presenze turistiche rispetto all’equivalente mese dell’anno precedente (+ 3,8% gli stranieri in Italia; + 4,8% gli italiani), ha registrato una prima importante flessione già a febbraio. Assoturismo prevede per l’Italia un calo del 60% delle presenze (circa 260 milioni) nel 2020, con una diminuzione degli introiti pari a 29 miliardi di euro, una riduzione di fatturato nel trasporto turistico stimata a 6,7 miliardi di euro e 56 milioni di pernottamenti perduti per i tre mesi dell’estate rispetto al 2019.

Traducendo le cifre matematiche in una metafora esemplificativa, è come se ogni italiano viaggiasse in Italia solo 1,5 giorni all’anno anziché 3,5 e su un viaggio di 10 notti, ne venissero cancellate 7.

La reazione a catena

La pandemia ha travolto con conseguenze drammatiche il mercato del lavoro e secondo Wttc (World travel and tourism council) nel mondo sono a rischio immediato 75,2 milioni di posti di lavoro, di cui 10,1 in Europa.

La reazione a catena sta coinvolgendo anche l’occupazione del settore turistico. Molti alberghi hanno confermato che rimarranno chiusi fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata. Tra gli 82.000 e i 118.000 gli addetti (fissi e stagionali) del sistema ricettivo sono rimasti senza posto di lavoro (− 81,9%) e una stima per la fine dell’anno 2020 prevede una perdita complessiva di 500mila posti di lavoro.

Una ricerca condotta da Assoturismo ha dimostrato che il 95% degli alberghi ha chiuso durante il lockdown, il 10,9% ha scelto di non riaprire, mentre lo 0,7% ha dichiarato l’intenzione di cessare l’attività.

Strette in una tenaglia

Il settore turistico è composto da un elevato numero di lavoratori di genere femminile, categoria sulla quale la pandemia sta avendo conseguenze sociali ed economiche devastanti. In molti Paesi, infatti, il primo round di licenziamenti è stato particolarmente acuto nel settore dei servizi, tra cui vendita al dettaglio, ospitalità e turismo, dove le donne sono 55,8% a livello globale.

Anche in Italia, alcuni stereotipi duri a morire, rendono il mondo femminile più fragile e persino più esposto alla recessione da Covid. Negli ultimi mesi le donne si sono trovate strette in una tenaglia: nei settori essenziali (nella sanità e nei servizi sociali due terzi del personale è composto da donne), nella vendita al dettaglio come i supermercati, nei call center, nelle attività di pulizia, hanno subito più degli uomini le conseguenze del contagio; nei settori congelati dalla quarantena come turismo, ristorazione e in generale nei servizi, sono state più esposte al rischio di penalizzazioni retributive e di licenziamento. Hanno pagato poi un alto prezzo nella sfera delle relazioni personali. La convivenza forzata ha infatti incrementato i casi di violenza domestica, mentre la chiusura delle scuole e la quarantena dei nonni hanno accresciuto gli oneri di cura e istruzione dei figli.

L’occasione di cambiamento

Nei momenti di passaggio, come quello attuale, si presenta l’occasione di imprimere un cambiamento, fondamentale nel nostro Paese per evitare un arretramento dell’indipendenza economica delle donne italiane e un’accentuazione del divario domestico tra partner. Affinché il new normal, oltre che nuovo sia anche paritetico.

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