A terra

di Andrea Mallamo

Enrica Montanucci, nominata personaggio dell’anno del settore, dà voce a problemi e proposte del Movimento autonomo delle agenzie di viaggio italiane

di Chiara Milani

Abbiamo superato Guerre del Golfo e di tutto di più: lo abbiamo sempre fatto in maniera autonoma, senza chiedere alcunché. Stavolta la proporzione e la dimensione del danno è tale che per la prima volta ci siamo uniti per fare una manifestazione a marzo e poi di dar vita alla nostra associazione”. Così Enrica Montanucci, presidente del Maavi (Movimento autonomo delle agenzie di viaggio italiane), ricorda come è nata la realtà che oggi conta olte 1.800 iscritti e che le è valsa il premio come personaggio dell’anno del turismo. L’abbiamo raggiunta a Roma, per parlare del grave momento che la sua categoria sta passando, ma anche e soprattutto per chiederle che cosa si possa fare.

Durante questa seconda ondata, le misure antiCovid hanno scatenato diverse proteste. Voi è da mesi che soffrite a causa di questa situazione e non avete avuto neanche una boccata d’ossigeno in estate, o sbaglio?

Il nostro settore in verità è in assoluto il più massacrato. Sono otto mesi che, salvo una breve finestra di venti giorni in cui abbiamo, diciamo così, fatto forse il 20% di quello che è la normalità, siamo completamente paralizzati.

Voi avete anche ricevuto numerosi video di solidarietà da diversi personaggi, anche esponenti politici di differenti schieramenti. Però, oltre alle parole, poi servono i fatti…

Infatti. Diciamo così noi,proprio per caratteristica della nostra anima di Maavi, abbiamo scelto di essere apolitici e devo dire con onestà intellettuale che ci si sono accostati esponenti politici di tutto gli schieramenti e noi accettiamo di buon gusto chiunque voglia sostenerci. Però, ora basta. Il momento è drammatico e c’è bisogno di un sostegno reale. Senza voler fare una guerra tra poveri, pensi alla ristorazione: loro hanno potuto lavorare tutta l’estate, hanno potuto pagari gli affitti… noi no. Noi abbiamo bisogno di un aiuto ora, perché poi noi siamo una categoria che si rialza e poi siamo positivi: del resto, vediamo sogni e crediamo vivamente che un giorno tutto questo passerà. Pensi che io stamattina mi sono svegliata dicendo nel nostro posto quotidiano di lavoro: è un giorno in meno alla ripartenza.

A proposito di positività, ovviamente la protesta è più che comprensibile, però a noi piace soprattutto concentrarci sulla proposta. Allora, visto che voi appunto siete esperti del settore, considerando che oggettivamente siamo di fronte ad una pandemia, e’ logico che viaggiare non sia esattamente semplice in questo momento. Quindi, voi, che cosa concretamente proporreste al Governo?

Intanto, al di là dell’erogazione immediata degli aiuti economici, che sono fondamentali, iniziamo a ragionare sui corridoi turistici, considerando che ci sono Paesi a Covid 0, come le Maldive. E’ giusto che ci siano delle procedure e protocolli: istituiamoli e facciamoli rispettare tassativamente. Ora non voglio dire che ci sarà la folla di gente disponibile a partire, ma comunque c’è chi ha voglia di farlo. E non vedo la ragione per cui ci possiamo permettere di prendere un autobus con cinquanta persone dentro e non ci possiamo permettere di prendere un aereo che va diretto dove non ci sono casi di contagio. La Francia, la Germania, l’Inghilterra hanno i corridoi aperti. Allora, perché noi no? Fai un tampone prima e, se non sei positivo, parti. Idem al ritorno. Così come si fa per i voli nazionali.

Nel frattempo, già da un po’ il vostro settore affrontava una “nuova normalità”, che è quella della concorrenza dei siti online

Sì, ma io le dico che noi venivamo nel 2019 da una grande ripresa. In questo senso, l’America è sempre un po’ lo specchio del nostro Paese. E’ già in America c’era stato un ritorno importante di quasi il 40/50%. Lo scorso anno in agenzia avevamo visto entrare i Millennials e, da un’indagine è stata fatta proprio qualche giorno fa, ora più che mai la gente vuole essere tutelata, soprattutto dopo questa batosta... Vorrei ricordare che a marzo noi abbiamo passato la vita a riportare a casa le persone, anche quelli che i siti online aveva lasciato in giro per il mondo… Quindi, come in tutte le tragedie, bisogna saperle trasformare in nuove opportunità. E penso che dopo quello che stiamo vivendo ci sarà più bisogno di esperti come noi per viaggiare sereni, a parità di costo.

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