Cuore sano, usiamo la testa

di Milani

Il ritorno dalle ferie è sempre un momento di bilancio e di buoni propositi. Trovarci a volte un po’ ingrassati ci fa pensare alla nostra salute e spesso ci si chiede se si possano fare esami che ci aiutino a prevenire qualche malattia o a scoprirla in fase molto molto precoce. Ecco i consigli di Francesco Dentali, docente dell’Università dell’Insubria e direttore di Medicina generale all’ospedale di Luino

di Francesco Dentali

A parte per alcune malattie oncologiche, in Italia non esistono campagne di prevenzione e test di screening che vengono consigliati a tutta la popolazione. Spesso il singolo cittadino, di sua iniziativa, si reca dal proprio medico e chiede la possibilità di eseguire una serie di controlli che ritiene utili. Così, esami di laboratorio e radiologici e visite specialistiche aumentano nell’ansia di evitare questa o quella determinata patologia. Tuttavia, nella maggior parte dei casi non abbiamo bisogno di esami complessi e a volte costosi (e potenzialmente pericolosi) per fare un’adeguata prevenzione.

La prima causa di morte
Le malattie cardio e cerebrovascolari, in particolare, rappresentano la prima causa di morte in Italia e nel mondo, essendo responsabili da sole di circa il 40% delle morti. Tutti noi conosciamo i principali fattori di rischio e molti di questi possono dipendere dal nostro comportamento e possono essere parzialmente modificate cambiando le nostre abitudini alimentari e di vita.

A rischio gli over 40

Sulla base delle evidenze della letteratura, le principali società scientifiche nazionali e internazionali non raccomandano di eseguire una valutazione del rischio di eventi cardio e cerebro vascolari indiscriminatamente in tutta la popolazione, ma di riservarlo a uomini sopra i 40 anni o donne con più di 50 anni (o in menopausa) o in particolari gruppi di persone considerate già a più alto rischio, come nel caso di forte familiarità per malattie cardiovascolari o dislipidemia.

Niente screening di massa

Questo perché uno screening estensivo non soltanto non si è dimostrato costo-efficace ma può avere anche dei risultati falsamente positivi (cioè classificando come ad alto rischio di eventi persone invece a basso rischio), contribuendo a creare ansia nei pazienti e inducendo il medico a un trattamento non necessario. Tra l’altro la stima iniziale del rischio cardio e cerebrovascolare dovrebbe essere effettuata con una valutazione di pochi e semplici parametri come l’età, il sesso, la pressione arteriosa, l’abitudine al fumo, la glicemia e il profilo lipidico. Esami di secondo livello, come esami strumentali non invasivi (come l’ecocardiografia o l’ecografia dei tronchi sovra-aortici per esempio) poi dovrebbero essere considerati solo in particolari sottogruppi per cui è necessario definire meglio il rischio di eventi per impostare un’adeguata terapia.

Articoli Correlati