Missioni 100

di Andrea Mallamo

In occasione del centesimo anniversario della nascita di Ottavio Missoni, la compagna di vita e lavoro del celebre stilista ci racconta la loro favola: dal primo incontro ai tempi delle foto in bianco e nero a come hanno saputo colorare di gioia e successo la loro casa (non solo di moda) a Sumirago

di Chiara Milani

La puntata della serie tv Made in Italy dedicata alla loro coppia non l’ha voluta vedere. A rivelarcelo è lei stessa, scuotendo il capo. Ma volentieri Rosita Missoni ci racconta del suo Ottavio, nato un secolo fa a Ragusa di Dalmazia e scomparso nel 2013 nella sua casa nel Varesotto: il celebre stilista, ma anche e soprattutto l’amore della sua vita e l’atleta che rappresentò l’Italia alle Olimpiadi del 1948 a Londra. Dove si incrociarono per la prima volta i loro sguardi. Creando un perfetto, indissolubile intreccio.

E vissero per sempre felice e contenti… a Sumirago

Una favola molto reale ambientata in quel di Sumirago dove ancora oggi la casa di moda ha il proprio quartier generale e “dove abbiamo costruito una fabbrica a nostra immagine e somiglianza”, come ci ricorda sorridendo Rosita, sfogliando assieme a noi l’album dei ricordi: il taglio della torta nuziale, le foto alle sfilate e quelle con i figli. Immagini rievocate con la tenerezza della nonna che ti racconta della sua storia con quel grand’uomo di tuo nonno. A cui – ci piace ricordarlo – è sempre stata affianco, mai dietro.

Le Olimpiadi galeotte

Ero a Londra a studiare inglese e assieme alle altre ragazze del college eravamo andate a vedere i giochi olimpici. Eravamo proprio vicino alla fiaccola, dove uscivano gli atleti. La prima volta che vidi Ottavio era in canottiere mentre scendeva in pista”, ci illustra parlandoci della batteria che, indossando la pettorina col 331 – “che in totale fa 7, il numero fortunato dei miei nonni materni con cui sono cresciuta” – l’ostacolista italiano riesce a vincere. “Stando al suo fianco ho imparato che quando tornano da questi sforzi fisici gli atleti sono completamente disidratati. Però allora non lo sapevo e quando è tornato noi tutte lì ad aspettare questo italiano che aveva vinto e lui non poteva far altro che bere e sputare, bere e sputare”, sottolinea con una contagiosa risata.

Hai visto Rosita che bel ragazzo?”

Il presidente della Gallaratese società ginnastica, per cui gareggiava Ottavio, era il padre di un’amica di Rosita e così, terminate le competizioni, le passò a prendere per andare a fare una gita con due atleti italiani. “Lui indossava la bellissima uniforme doppiopetto di panno azzurro con col distintivo dell’Italia, camicia bianca, cravatta… era bellissimo, elegantissimo”, narra come se l’avesse ancora lì davanti agli occhi in quel momento. Invece è successo 73 anni fa, a Piccadilly. Da dove poi si diressero in treno a fare una gita a Brighton. Mentre sono sul convoglio, la mamma della sua amica la guardò e le disse: “Hai visto Rosita che bel ragazzo?”. In quel momento i loro sguardi si incrociarono e io sono diventata di questo colore”, ci fa segno indicando la manica arancione del suo golfino. Rosita non aveva ancora 17 anni. Lui, 10 di più. “Per me a 27 anni uno era un matusalemme”, evidenzia sempre con un sorriso contagioso. Poi però ci fu la passeggiata sulla spiaggia, il pasto al ristorante, tante chiacchiere e la scoperta che Ottavio fosse di “una simpatia straordinaria”.

Quella promessa mantenuta

Seguì il ritorno a casa, la festa di compleanno di lei a novembre e quell’idea buttata lì alla sua amica: Dici che se invitiamo il Missoni viene?”. Ottavio andò e fece sul diario dei ricordi di Rosita una splendida dedica disegnando la cicogna che la portò sulla terra fino al suo futuro con una donna piccolina con tanti figli e un lungo signore con una tuba in testa. Aveva dipinto quello che veramente sarebbe stato il loro futuro. Che poi, assieme, hanno saputo colorare di gioia e successo. Rimanendo semplici. E, soprattutto, innamorati.

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