Mai fatto churching?

di Andrea Mallamo

di Chiara Milani

In tempi di spostamenti limitati a causa dell’emergenza Covid19, è possibile tornare alla scoperta del sottovalutato patrimonio artistico del capoluogo lombardo grazie ad A spasso con Wilma, un podcast che invita a un turismo lento a chilometro zero

Tu chiamalo, se vuoi, churching. A spiegare il termine inglese coniato apposta per lei è l’autrice della rubrica A spasso con Wilma, un podcast che invita a un turismo lento a km zero per Milano, perfetto in tempi di pandemia.

Chiese, che passione!

Sono molto orgogliosa di questo neologismo che ha inventato un mio amico inglese che, quando gli ho detto cosa facevo, mi ha detto Ah, tu fai churching! Sì, faccio churcing! Cioè, vado per chiese. Non soltanto. Vado anche per palazzi, fontane… ma le chiese sono la mia specializzazione”: Wilma Viganò, un passato nel marketing e negli eventi legati al mondo del lusso, ne ha già raccontate più di 200.

Camminando, camminando

Perché proprio le chiese? “Non so se ci avete mai pensato, ma sono gli edifici più antichi che abbiamo e sono un condensato d’arte, di storia, della nostra cultura: mettendo piede in una chiesa c’è da perdersi e se poi si va a cercare le storie…”, risponde l’esperta. Che, passeggiando per la metropoli lombarda fin dai tempi di Expo 2015, ha visto luoghi incantevoli, riscoperto angoli nascosti e fatto incontri indimenticabili.

Tesori nascosti e personaggi affascinanti

Le persone che ho incontrato sono infinite”, ricorda: “Ad esempio nella chiesa di Santa Maria Segreta io ero andata per vedere un dipinto rinascimentale, un’incoronazione della Vergine, che non trovavo. Allora sono andata dal parroco, il quale mi ha sottoposto giustamente ad attenta revisione: mi ha fatto tante domande, mi ha confessato che era un ex insegnante d’arte al seminario e poi alla fine mi ha detto Ma sì, gliela faccio vedere! Così mi ha portato per non so quanti cunicoli, fino a una cappellina con tre banchi, e in fondo c’era questo stupendo dipinto. Con le pecette, perché lo stavano restaurando. Io, seduta sul primo banco con il parroco di fianco al dipinto per mezz’ora, ho ricevuto la più bella lezione d’arte della mia vita”.

GUARDA L’INTERVISTA

Articoli Correlati