Che incanto!

di Andrea Mallamo

Marco Introini, il nostro opinionista dal pollice verde, intervista Anna Asseretto, prima al mondo a pensare a crassule ed echeverie alla stregua dei fiori recisi, anziché in vaso. Facendo così riscoprire la bellezza delle succulente, come nell’ultimo film d’animazione della Disney

di Marco D. Introini

Chi ha visto Encanto, l’ultimo capolavoro della Walt Disney, non può non averlo notato: quando Isabelita, la sorella perfetta che ha il talento di far sbocciare i fiori, libera finalmente la sua creatività, fa spuntare… un cactus. E fu così che la bellezza delle piante grasse tornò alla ribalta planetaria.

Un bouquet alternativo

Forse però non tutti sanno che, in Italia, c’è una donna che ha avviato un progetto sulle succulente unico nel suo genere. Si tratta di Anna Asseretto che, anziché pensarle in vaso come siamo soliti vederle, ha iniziato a utilizzarle alla stregua dei fiori recisi, complice il fatto che crassule ed echeverie hanno una struttura fogliare che ricorda molto quella di un fiore. Per questo motivo, abbiamo voluto fare una chiacchierata con lei per capire quali possano essere i fattori di cambiamento in un’azienda di antica tradizione come la sua. Parafrasando il titolo di un notissimo quadro di Gauguin, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, le abbiamo rivolto queste domande.

Chi siete e da dove venite?

Ci troviamo a Sanremo e siamo un azienda storica di quarta generazione, i miei bisnonni hanno iniziato dalla coltivazione del fiore reciso, poi continuata con le talee di garofano negli anni Settanta. Con la crisi del settore siamo passati alla coltivazione dei mini garofani per oltre 28 anni e infine ci siamo orientati alla coltivazione delle piante grasse.

Un’azienda guidata da una donna quali azioni mette in campo per fare la differenza?

Da donna mi preoccupo molto delle persone che sono intorno a me, collaboratori e dipendenti: ho contribuito a costruire un clima e un ecosistema dove si collabora in serenità, c’è una grande componente creativa nel nostro lavoro e ognuno opera con la propria passione per il raggiungimento del risultato. La realizzazione dei giardini di piante grasse gratifica sempre con il suo risultato estetico. Come azienda, poi, curiamo molto la sostenibilità ambientale con il riciclo delle acque piovane e suddividendo nelle serre varietà colturalmente simili per limitare il riscaldamento. Operiamo con tutte le certificazioni del caso, dimostrando con i fatti di essere sostenibili.

Dove volete andare, ovvero come vedi il futuro della tua impresa e del tuo settore?

Per natura sono molto curiosa, cerco sempre di cogliere le novità intorno a me per trasferirle nel mio lavoro. Ho 4 figli che seppur vedono nella madre una presenza un po’ ingombrante in azienda, rappresentano il futuro e la continuità. Loro sanno bene che seguire la propria passione, facendola diventare un lavoro, è la ricetta per lavorare con soddisfazione. Quanto al mio settore, mi sono lanciata in questo progetto delle crassule per uso floreale perché ci credo fermamente e l’ho fatto pensando al territorio e ai coltivatori. Come azienda portiamo in Europa prodotti di qualità di un territorio che, nonostante vanti un clima perfetto per le colture, professionalità di altissimo livello e prodotti eccellenti, non ha saputo fare sintesi di tutto ciò, facendo un vero e proprio gioco di squadra. Lavorare in networking mi permette di avere nuovi stimoli e confrontarmi con giovani che hanno una forte spinta innovativa, oltre a offrire la possibilità, a chi ha spazi, di lanciare nuove colture. I coltivatori spesso non hanno saputo dare il giusto valore al loro tempo e alla professionalità spesa in azienda: ora è tempo di cambiare, perché condividere sapere ed esperienza in team rappresenta un vero valore aggiunto per le imprese. Il tutto anche approfittando del fatto che il post lockdown ha dato una forte spinta alle vendite.

Foto di Reto Gerber da Pixabay 

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