Soul Skyline

Dalle alpi italiane alle cime svizzere fino ai rilievi statunitensi: Sandra Tenconi, di origine varesina, dal 21 novembre espone allo Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto di Pavia

di Redazione Varese

di Elisabetta Farioli

La natura da sempre è il primo riferimento della sua poetica. E’ senso profondo dell’esistenza e spunto per una intensa ricerca pittorica tra volumi e colori per Sandra Tenconi, artista varesina di origini, ma da tempo residente a Pavia dove, dal 21 novembre allo Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto, inaugura la sua nuova personale intitolata “Montagne 1960-2024”.

Ritratti spirituali ad alta quota

La sua è una ricerca appassionata e silenziosa che si riflette in una pittura figurativa che arriva a frantumare l’immagine al limite dell’informale. La personale, a cura di Francesca Porreca, presenta oltre novanta opere, fra disegni, tele e pastelli, alcune delle quali mai esposte. I soggetti principali dei lavori non sono semplici diorami di luoghi, ma espressioni di stati d’animo e sentimenti interiori. Ogni paesaggio montano viene trasformato in una sorta di “ritratto” spirituale, dove la materia cromatica si fa portatrice di emozioni complesse.

A occupare un posto speciale nelle sue rappresentazioni sono gli Skyline delle vette montuose: dalle Alpi italiane alle cime svizzere, fino alle vette della Shenandoah Valley negli Stati Uniti.

In dialogo con la natura

Sin da quando ero piccola mi sono ritrovata a girovagare nei boschi, ad ascoltare la natura, imparando poco alla volta a dialogare con lei e a fidarmi di lei, suggerimento costante di grandi emozioni. Nei cicli più vicini al tema della montagna (monte San Martino, Alpi Apuane, Provenza, Oltrepò, Monferrato, le Marche, le Alpi) ho indagato con violenza e commozione le forre profonde, le cime, gli anfratti misteriosi, le stesure dei bianchi (che siano marmo o neve) e i cieli altrettanto protagonisti…”, spiega l’artista.

Tra realtà e immaginazione

Nella poetica dell’artista la natura si presenta spesso in una condizione “sospesa” tra realtà e immaginazione. Le sue montagne non sono solo fisicamente riconoscibili tanto che a volte sembrano galleggiare in un’atmosfera rarefatta, tra luci, ombre e slanci cromatici improvvisi. L’uso del colore nella pittura della Tenconi, infatti assume un spetto affascinante un linguaggio che trasporta dentro l’opera quasi a sentirne il profumo e la consistenza del momento. Lo si nota nelle rocce e vette tormentate dove la materia si ispessisce e stratifica, dando vita a ruvide superfici che richiamano la solidità della terra. 

Il linguaggio del colore

Le tonalità si fanno morbide e quasi suadenti invece nelle rappresentazioni dei ghiacciai, nelle distese nevose, o delle cime avvolte dalle nubi, dove liberano un senso di leggerezza e avvolgimento. Colori che si fanno strumento capace di interpretare tensioni emotive e insieme spirituali. 

La ricerca esistenziale

La Tenconi rappresenta la natura cogliendone l’essenza più profonda, misteriosa e sublime, quella più nascosta tra le forme visibili. Una forma di ricerca esistenziale dove, attraverso il paesaggio, esplora i grandi temi della vita umana: la solitudine, il tempo, la bellezza e il dolore.

“Straordinaria capacità di sintesi”

Scrive Francesca Porreca nel testo in catalogo: “Il tratto corposo e ruvido dei disegni e la materia tenera del pastello sono, fin dagli anni della formazione, strumenti privilegiati di registrazione e poi di traduzione di forme vegetali, paesaggi, montagne. I lavori degli esordi, realizzati a matita e a carboncino, dimostrano una straordinaria capacità di sintesi, che in certi casi arriva fino all’astrazione. Lo stesso effetto è raggiunto con le opere realizzate ad acrilico (dagli anni Novanta fino ai giorni nostri), caratterizzate da una tavolozza su cui spiccano i verdi, i viola e le accensioni dei bianchi sontuosi”.

 

 

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