Atmosfera da fiaba

di Andrea Mallamo

Quanta voglia ci sia di tornare a respirare aria di festa, si è visto dai primi riscontri delle iniziative natalizie. Peccato che questo slancio iniziale sia stato bloccato dalle ultime notizie sull’emergenza Covid19, come spiega Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School

dì Niccolò Comerio

Casette di legno, lucine e tanti prodotti artigianali: tra i luoghi invernali più suggestivi, e che consentono di vivere al meglio l’aria magica delle festività, vi sono certamente i mercatini di Natale. 

Trentino-Alto Adige sempre al top

Simbolo dei Paesi nordeuropei, questa tradizione si è diffusa sempre più anche lungo tutto la nostra Penisola: partendo dal primo appuntamento di questo tipo, risalente al 1990, quando a Bolzano si tenne il mercatino degli artisti artigiani, sono oggi molti i Comuni italiani che hanno deciso di sfruttare questo filone di turismo.

Più di trent’anni dopo, a farla da padrone è ancora il Trentino-Alto Adige, regione che continua a offrire i mercatini più popolari e tradizionali, seguita dal Friuli-Venezia-Giulia. Ad esempio, nell’inverno 2019-2020, l’ultimo prima della pandemia da Covid-19, 1,5 milioni di visitatori si sono recati presso il mercatino di Natale di Trento, 600mils a Bolzano e 500mila a Merano: numeri da record. Si tratta quindi di eventi in grado di attrarre non soltanto visitatori giornalieri, ma anche turisti che decidono di soggiornare sul territorio. 

Secondo uno studio condotto da JFC, società specializzata in indagini sul turismo, proprio nelle località alpine i viaggiatori tendono a permanere per più tempo in concomitanza di questa tipologia di eventi, trascorrendo in media sino 1,8 notti. Ciò è in grado di generare effetti benefici anche sugli altri esercizi commerciali locali, così come sulla rete museale e culturale.

…e in Lombardia?

Sono molteplici e incantevoli i mercatini natalizi sparsi per anche per la Lombardia. Ad esempio, da fine novembre fino ai primi giorni di gennaio, Como si trasforma nella Città dei Balocchi, nella quale è possibile acquistare eccellenze artigianali ed enogastronomiche del territorio. Anche nelle più piccole Livigno e Bormio si tiene ogni anno un mercatino tradizionale, in una suggestiva cornice paesaggistica. Infine, a Milano viene organizzato da ormai quindici anni il Villaggio delle Meraviglie nei Giardini Indro Montanelli, oltre al suggestivo Mercatino di Natale d’ispirazione trentina all’ombra del Duomo e con le caratteristiche casette in legno. Da non dimenticare, seppure precedenti al Natale, il celebre mercatino Oh Bej! Oh Bej!, che da sempre attira una vera e propria folla di appassionati, o la Fiera dell’Artigianato, una vera e propria vetrina sul mondo. Infine, ma non ultimo, pure a Varese quest’anno in piazza Monte Grappa le casette di legno con prodotti tipici regionali si potranno visitare fino alla Vigilia.

La strada per il successo

Il successo di questi eventi non deve essere però lasciato al caso o alla semplice magia del Natale. Per cogliere appieno le potenzialità economiche, è necessario predisporre dei piani di promozione ben definiti, che riescano a coordinare tutte le iniziative e coinvolgano appieno il turista, valorizzando le caratteristiche culturali delle aree oggetto del piano e generando delle solide esperienze fisiche, cognitive ed emotive.

Prospettive turistiche per l’inverno

In ogni caso, anche quest’anno i piani invernali rischiano appunto di essere messi a soqquadro dalla recrudescenza del contagio. Con la conseguente grande incertezza tra chi vorrebbe intraprendere viaggi durante le vacanze natalizie. Cresce quindi il rischio concreto di un dejavù del 2020: per gli operatori significherebbe continuare a fare i conti con numeri pressoché irrisori rispetto al 2019, soprattutto con riguardo ai turisti stranieri. E i primi segnali sembrerebbero confermare questi timori, con le prime cancellazioni e gli allarmi lanciati da più parti, come quello di Coldiretti, che stima in 4,1 miliardi le eventuali mancate spese per i soli turisti nazionali, di cui quasi un terzo destinato al cibo, tra souvenir e pranzi e cenoni in ristoranti e agriturismi. O ancora, secondo un’indagine Confturismo-Confcommercio-Swg, a ottobre erano 35 milioni gli italiani pronti a partire nell’arco delle festività natalizie, mentre alla fine del mese scorso le disdette ammontavano già a 2 milioni e mezzo, con altri 11 milioni di italiani in attesa di capire che piega prenderà la quarta ondata.

Scaldiamo i cuori

Non resta che godersi al meglio ciò che si può, finché si può, ovviamente nel rispetto delle norme di sicurezza. Almeno, i mercatini di Natale di solito non hanno il problema di essere al chiuso e tra le casette all’aria aperta tè caldo e vin brûlé scaldano il corpo e i cuori.

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