Curarsi camminando

di Andrea Mallamo

Non serve essere scalatori: muoversi a piedi in gruppo può essere un’attività sportiva alla portata di tutti che fa bene a chiunque, comprese le persone fragili e quelle provate nel corpo e nello spirito dal Covid-19. Una pratica perfetta tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, quando il clima non è né troppo caldo né troppo freddo e i sentieri non sono affollati. A Prospettive ne ha parlato il dottor Marco Battain del Club Alpino Italiano

di Chiara Milani

La parola chiaramente stimola la fantasia. E’ entrata in uso da una ventina d’anni e, a dire il vero, è un po’ inappropriata, perché in realtà non vuole essere una terapia di guarigione. E’, diciamo, una medicina non convenzionale di supporto per interventi di riabilitazione biopsicofisica, quindi sia sotto l’aspetto del fisico sia sotto il profilo mentale e ultimamente anche sotto il profilo sociale, con aspetti educativi. Ha la particolarità di svolgersi sui sentieri montuosi con dinamiche di gruppo”. Così Marco Battain, responsabile del gruppo La montagna che aiuta del Club alpino italiano di Torino nonché componente della commissione medica centrale del Cai, presenta la montagnaterapia.

Persone fragili o colpite dal Covid-19

Come spiega l’esperto, il termine risale a quando un giornalista, partecipando a un convegno nel quale vennero presentate le iniziative, esclamò: “Ma allora la montagna è terapeutica!”. “In realtà non c’è questa pretesa, anche se sono in atto studi da parte di operatori professionali per valutarne la validità scientifica. Per il momento c’è pochino, ma sicuramente l’interesse fa sì che prima o poi si completerà anche questo capitolo”, chiarisce Battain alla trasmissione televisiva d’attualità Prospettive. Dove è stato ospite per spiegare quale valore assuma questa attività ai tempi del Covid-19, non non soltanto per le persone fragili, per cui è iniziata, ma davvero per il benessere psicofisico di tutti dopo i ripetuti lockdown, con un lungo periodo di sedentarietà alle spalle e tanta voglia di stare poi all’aria aperta. Come confermato anche nell’estate 2021.

Come recuperare l’equilibrio

Nonostante che lo spettro dei possibili destinatari di questa attività forse già molto ampio, nel senso che chiaramente si rivolgeva alle patologie psichiatriche a quelle relazionali, anche le disabilità fisiche sensoriali motorie e sociali, in realtà si sta sviluppando tutto un altro filone che riguarda sia le persone in qualche maniera colpite dall’isolamento forzato che ha afflitto un po’ tutti sia gli individui che in qualche maniera sono stati colpiti da questa pandemia nel fisico, ma anche nello spirito, perdendo persone care o comunque vivendo traversie per questo virus. Senza dimenticare gli operatori sanitari e, in generale, tutti coloro che si prodigano per combattere il Covid-19”, prosegue il medico, aggiungendo: “Sicuramente qualche giornata in montagna, condotta in determinate maniere, può aiutare a stare meglio e recuperare l’equilibrio”.

Benefici alle persone, all’ambiente e al turismo

Peraltro, il Cai porta avanti questo discorso ormai da qualche lustro. Di recente, anche l’ente di gestione delle aree protette dell’Ossola ha tenuto un webinar riguardo al fatto che la montagnaterapia faccia bene non soltanto alle persone, ma pure all’ambiente e persino uno sviluppo turistico sostenibile. Del resto, nell’ottica di creare una montagna accogliente per le persone che praticano la montagnaterapia è nata a Torino una Carta etica della montagna, basata sostanzialmente sul reciproco rispetto da parte di chi frequenta e di chi vive la montagna tutta la vita, per vedere di utilizzare questo ambiente in maniera ottimale, rispettosa, riguardosa. “Chiaramente la montagnaterapia non riguarda le alte cime. Anzi, frequenta la montagna minore, di solito fuori stagione, e quindi se vogliamo è un modo per mantenere viva l’attività di queste aree anche nei momenti di stanca. Di certo, ci si aspetta come fruitori di questa montagna di trovare disponibilità da parte degli alberghi, delle guide, dei guardaparco… di tutti”, conclude Battain.

Un’opportunità per l’Alto Varesotto

Una riflessione, la sua, che dovrebbe far riflettere anche un territorio come quello prealpino, che potrebbe ben prestarsi a questo tipo di turismo che unisce sport&salute.

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In foto: Il Parco del Gran Paradiso, il più antico nazionale d’Italia, visto da piazza Chanoux a Cogne (Aosta)

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