Come tornare in pista

di Andrea Mallamo

Giampiero Merati, professore di Scienze motorie, sport e salute all’Università dell’Insubria, spiega il corretto iter da seguire per rimettersi in forma dopo il lungo periodo di sedentarietà dovuto ai lockdown o addirittura all’aver contratto il Coronavirus

di Chiara Milani

Vedere il proprio dottore come un amico che può aiutarci a rimetterci in moto nel modo corretto, anziché vivere l’ottenimento della certificazione medica come un esame da superare. In vista del ritorno all’attività fisica dopo il lungo periodo sedentario dovuto al lockdown o, peggio, allaver contratto di Coronavirus, è questo il consiglio di Giampiero Merati, professore di Scienze motorie, sport e salute all’Università dell’Insubria.

Oltre un anno di pandemia ha messo tutti a dura prova anche dal punto di vista della sedentarietà. Come rimettersi in moto correttamente, evitando qualche infortunio?

Sì, è stato un periodo di sedentarietà forzate molto prolungato e per tante persone. Ciò ha inevitabilmente portato, con l’andare del tempo, a perdere l’allenamento dei muscoli e del sistema vascolare per tanta gente, oltre che soprattutto a mettere su peso inutilmente. Comunque se adesso vogliamo rientrare nell’attività sportiva nel modo più corretto, vorrei come prima cosa ricordare che in Italia, per tornare a farlo dopo un lungo periodo di inattività, è necessario ottenere il rilascio di una specifica certificazione di idoneità per tutti gli atleti, agonisti e no. Ciò è a sua volta subordinato a determinate regole stabilite dalla Federazione medico sportiva italiana. Ovviamente l’atleta è tenuto a informare il proprio medico di base nel caso in cui abbia avuto il Coronavirus. A seconda della gravità con cui si ha avuto la malattia, ci possono essere strascichi differenti, che in altri Paesi hanno chiamato sindrome da post Covid o long Covid. Il medico deve valutare bene se l’atleta può ripartire e fare ciò che vuole.

Peraltro non ci sono soltanto gli atleti professionisti, ma anche coloro che praticano sport a livello amatoriale…

Assolutamente vero. Anzi, il livello amatoriale deborda di parecchi ordini di grandezza quello professionistico e ora questi sportivi hanno bisogno di rientrare in attività. Anche in questo caso è necessario distinguere chi ha avuto una malattia conclamata da chi l’ha avuta grave con l’ospedalizzazione, perché il livello dei test che devono essere fatti è diverso: diciamo che nella stragrande maggioranza dei casi, cioè quando il Covid è passato in modo o completamente asintomatico oppure con soltanto pochi sintomi, ciò che la Federazione medico sportiva italiana, che è molto attenta, consiglia di fare è di non rientrare prima di 30 giorni dall’avvenuta guarigione clinica e di eseguire almeno un test da sforzo con la valutazione della saturazione dell’ossigeno, una spirometria completa per veder anche la performance polmonare e poi un’ecocardiografia. 

In foto: Giampiero Merati

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