Business post Covid-19 [Ascolta il PODCAST]

di Andrea Mallamo

Lo scenario descritto da Anna Gervasoni, docente di Economia e Gestione delle Imprese alla Liuc di Castellanza, tra le donne più influenti della Finanza italiana. Puoi anche ascoltare l’analisi dalla sua viva voce tramite Podcast

di Anna Gervasoni

Che cosa ci resterà di questa esperienza che stiamo vivendo tutti con ansia, paura e speranza, non soltanto per la salute ma anche per gli impatti economici su tutto il sistema? Stiamo sperimentando la resilienza collettiva. 

Il significato

Resilienza si dice di materiali che sono in grado di assorbire un urto senza rompersi. Il materiale/ capitale umano di cui sono fatte le imprese deve essere in grado di assorbire e ripartire. I mercati finanziari dovrebbero essere messi in condizioni di assorbire e ripartire. Tutto questo necessita azioni politiche, ma anche attitudini. Sappiamo quanto il comportamento individuale, soprattutto se aggregato e indirizzato, possa fare miracoli. Pensiamo ad esempio a come le aspettative impattano sui mercati. In psicologia resilienza vuol dire la capacità di far fronte alle difficoltà positivamente, ricostruendosi, ripartendo, senza alienare la propria identità. Quest’ultimo passaggio è fondamentale: dobbiamo imparare, migliorare, cogliere le opportunità di innovarci, senza snaturare la nostra identità, senza cambiare – ad esempio – la nostra cultura aziendale, il nostro approccio al mercato e quello al sistema educativo e di formazione. 

La modernizzazione forzata

La resistenza passiva non è mai una buona soluzione. La resilienza è resistenza attiva. In questi giorni, impariamo a concentrarci sulle cose più importanti, a riunirci a distanza, a insegnare a lavorare con nuovi strumenti. Da ciò emergeranno sicuramente nuovi spunti di business, nuove attività, cambieremo i nostri punti di vista. È una modernizzazione forzata, che ci porterà a quell’adeguamento digitale che era necessario al nostro Paese. Ci si concentra meno sul superfluo e questo cambierà inevitabilmente i nostri gusti e le nostre consuetudini. Si acquista e si consegna  a distanza: sono opportunità per imprese e attività che faranno tesoro di questo scossone. 

Proviamo a cogliere i segnali di ripartenza

Ma evitiamo falsi ottimismi. Nel breve ci saranno impatti economici duri e mercati finanziari volatili. Che cosa devono fare gli investitori in questo periodo? Devono saper aspettare e provare a cogliere i segnali, anche deboli, di ripartenza. Difficile. Inevitabilmente penso al settore che conosco meglio, quello del private capital, dei fondi che investono capitale di rischio e di debito nelle imprese non quotate: dovranno guardare che cosa succede alle imprese in cui hanno messo capitali, aiutarle a ripartire. Un momento complicato, ma in cui si ha più tempo rispetto a chi per mestiere lavora sul trading. Gli operatori di lungo termine e quelli che lavorano sui mercati illiquidi hanno dalla loro la forza di avere un orizzonte temporale di lungo periodo e quindi di poter guardare i loro investimenti non con la lente d’ingrandimento dell’oggi, bensì con la prospettiva dei prossimi cinque anni. Ogni fondo di private equity,  private debt o venture capital sta guardando in questo momento il proprio portafoglio. Sta ragionando  azienda per azienda sulle criticità e sulle prospettive di ogni singola attività. E su questo si misurerà la loro capacità di contribuire allo sviluppo delle imprese target

Ristrutturazioni inattese

Ci saranno anche da affrontare ristrutturazioni inattese. Bisognerà immettere nuovi capitali, ma questo è il mestiere e anche l’opportunità degli operatori di private capital. L’attenzione dovrà essere posta sulle grandi leve di creazione del valore. Innanzitutto il capitale umano: nei momenti di difficoltà vengono fuori le capacità e le competenze migliori, emergono talenti. Poi  l’innovazione: sarà la capacità di innovare e di rileggere i mercati e i settori con occhiali nuovi, che può far fare un salto di qualità e produrre risultati. Ma per innovare ci vogliono capitali. Ancora una volta i nostri fondi possono essere il partner adatto. 

I confini non esistono più

Da ultimo, il tema dei confini:  abbiamo imparato, anche dall’epidemia, che i confini non esistono più. L’internazionalizzazione e la globalizzazione sono la regola del nostro tempo. Il sistema produttivo, finanziario e politico ne deve prendere atto. Quindi: utilizziamo questo periodo per cambiare e presentarci migliori nel futuro ciclo economico.

Ascolta qui l’analisi dalla voce di Anna Gervasoni: https://www.spreaker.com/user/12137619/business-post-covid-19

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