Libri come antidoto

di Andrea Mallamo

Il mondo della lettura, già cagionevole di salute prima dell’emergenza Coronavirus, rischia ora di non sopravvivere. Eppure, la lettura resta uno degli strumenti migliori per affrontare anche la lenta ripartenza, come spiega l’editrice bustese Cristina Toffolo De Piante

di Chiara Milani

S’intitola Aut libri aut liberi ed è un libro da leggere indossando la mascherina. O da usare come mascherina. “Sono otto racconti da leggere come antidoto al tempo presente, inseguendo il prodigio””, spiega infatti la De Piante Editore che, nel suo bel loggiato in quel di Busto Arsizio, questa primavera aveva in programma molti eventi culturali. Tutti cancellati, a causa della pandemia. Però l’editrice Cristina Toffolo De Piante non si è scoraggiata e, con i suoi due soci Angelo Crespi e Luigi Mascheroni, ha aperto un salotto letterario social.

Peraltro, già di solito questa piccola casa editrice ha una filosofia differente dai più, basata sul principio “pochi libri per pochi”. Così, dall’inizio del lockdown, ha messo in atto una proposta alternativa per invitare alla lettura in generale come strumento per affrontare il prolungato isolamento e magari ripartire poi migliori. Fino a pubblicare, questo mese, quello che viene appunto presentato come “il primo libro con la mascherina”.

Già prima il mondo dei libri non era certo in salute. Ora alcuni a casa potrebbero avere più tempo per leggere, ma spesso ciò non avviene. Che cosa sta succedendo nell’editoria?

Una vera mazzata per il mondo editoriale con l’emergenza dovuta dal Coronavirus. La chiusura delle librerie e la cancellazione di tutti gli eventi culturali hanno costretto noi editori a bloccare le uscite di nuovi libri e a rivedere con grande rammarico il nostro piano editoriale per l’anno in corso. Nel 2020 si sta già parlando di 20mila titoli in meno sul mercato. La crisi coinvolge tutta la filiera che comprende scrittori, traduttori, editori, tipografi, librerie, gallerie, agenzie letterarie e società di trasporto. Cancellati il Salone del Libro di Torino, Book Pride di Milano e anche all’estero salta il London Book Fair. Manifestazioni tanto attese e fondamentali per intraprendere relazioni commerciali in questo settore. Quasi inutili gli sforzi delle grandi case editrici. All’inizio si è cercato di veicolare la vendita sulle piattaforme più note, ma poi le ridotte attività di logistica sul territorio italiano hanno riportato di nuovo in calo le vendite. Molte case editrici hanno digitalizzato nuovi titoli e libri esistenti mettendoli in vendita sulle loro piattaforme a pochi euro o spesso anche gratis. Si sta parlando di niente dal punto di vista economico.

Come ha reagito invece la vostra casa editrice?

Ci siamo subito adattati a questo shock. Eravamo pronti con due libri e una serie di eventi già pianificati fino a luglio. Abbiamo messo da parte i nostri interessi economici e siamo rimasti fedeli alla nostra vocazione di “impresa culturale”. Quindi abbiamo deciso di dare un contributo per incentivare la lettura condividendo la nostra esperienza individuale. Ogni giorno i miei due soci, Luigi Mascheroni e Angelo Crespi, attraverso brevi video ci portano dentro il mondo dei libri e dell’arte. Organizziamo i nostri salotti online tramite il canale di Instagram e invitiamo ad intervenire scrittori e artisti, oltre a promuovere il portale di cultura letteraria diretto dal poeta e scrittore Davide Brullo per capire che cosa leggano nel mondo i forti lettori. Al di là dell’emergenza, il vero problema è la disaffezione sempre più profonda degli italiani alla lettura. Durante il lockdown la maggior parte dei Paesi esteri, soprattutto europei, ha visto registrare un incremento delle vendite dei libri del 35%. Purtroppo in Italia non abbiamo lo stesso trend. Anzi.

Chissà che da un male non nasca un bene… l’editoria potrebbe cogliere l’occasione per scrivere un nuovo capitolo. Come potrebbe farlo?

Serve a breve termine un contributo agli editori e ai librai da parte dello Stato, ma poi si dovrà lavorare ad un programma per promuovere la lettura. Un piano che abbia un approccio scientifico per analizzare nel dettaglio e comprendere le cause della modesta propensione alla lettura per poi attuare un intervento efficace. Come lettori forse saremo più consapevoli di un eccesso dell’offerta che ci ha saturato e disorientato in tutti questi anni. E’ vero che l’amore per la lettura ce l’hai dentro fin dalla nascita. Però si può anche essere influenzati nel corso della vita e quindi capiremo che progetti di audience development and engagement hanno un ruolo centrale anche per questo settore. Forse la fine della dittatura del dilettante ci spingerà a ricercare competenze verificate. Si dovrà rimettere al centro la figura del libraio che è e sarà il vero consulente del cliente. La libreria non sarà più un “non luogo” come i moderni centri commerciali, ma uno spazio confortevole di condivisione e confronto magari con qualche servizio in più per dare un valore aggiunto al libro. Possibili consegne a domicilio, una confezione regalo accattivante, copiare il modello dei fioristi consegnando, anziché un mazzo di fiori, un libro. O, magari, entrambi. Insomma, sono sicura che appena usciremo avremo solo una gran voglia di divertirci e di pensare ad altro. Però dobbiamo essere tutti responsabili e aiutarci a vicenda per ripristinare quella apertura, creatività e libertà di pensiero che si chiama Cultura Italiana.

In foto: Cristina Toffolo De Piante con la mascherina

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