Le sfide del lavoro [VIDEO]

di Andrea Mallamo

Nella nostra trasmissione televisiva mensile di approfondimento, in onda ogni primo venerdì del mese sull’emittente Rete55, l’economista Massimiliano Serati stavolta ci ha aiutato a interpretare le ultime statistiche sul mercato occupazionale, con il supporto dei disegni del cartoonist Tiziano Riverso

di Chiara Milani

Di certo i numeri non sono incoraggianti. Però diciamo che, osservandolo con un po’ di attenzione, la situazione è andata molto male nella prima parte del 2020, con un lieve recupero nella seconda parte, quando i lockdown sono stati meno severi”: l’economista Massimiliano Serati commenta così l’ebook sul mercato del lavoro che, in sintesi, fotografa una perdita di oltre 450mila posti: “Sicuramente un dato molto brutto, anche se comunque meno di quanto inizialmente nella prima metà dell’anno si prevedesse”. Ma non è tutto.

Il popolo “invisibile”

Un elemento aggiuntivo che aumenta l’inquietudine è infatti l’aumento degli inattivi, cioè di coloro che escono dal mercato del lavoro e non rientrano più nemmeno nelle statistiche sulla disoccupazione. È un popolo invisibile che, diciamo si distacca dal mercato e questo vuol dire mancata produzione, competenze che si perdono, eccetera eccetera”, prosegue infatti l’esperto. E questo è forse il dato forse più inquietante che emerge dai dati presi in considerazione.

Smart working, l’altra faccia della crisi

Perdita del lavoro a parte, nell’ebook si parla però anche di smart working. “E’ un po’ il rovescio della medaglia, se vogliamo, l’insegnamento che questo bruttissimo periodo ci lascia”, analizza il nostro interlocutore. Il cosiddetto lavoro intelligente, o meglio da remoto, in forme diverse è stato utilizzato nel 2020 da circa il 20% dei lavoratori, con una percentuale che sta tra il 10 e il 20% delle imprese a seconda dei periodi dell’anno. “Evidentemente è uno strumento che, assieme agli ammortizzatori sociali, ha consentito di far fronte alla pandemia e ha creato anche qualche nuova opportunità, soprattutto per chi deve conciliare la vita della famiglia con il lavoro”, spiega Serati: “Quindi è stato abbastanza utile, favorevole, per esempio per le donne e non solo, creando anche aspettative di ritorno alla normalità. Speriamo che anche lo smart working non torni a quei livelli bassissimi che avevamo prima, ma venga adeguatamente formato, disciplinato e diventi un’arma in più per il nostro mercato del lavoro”.

La sicurezza sul lavoro al tempo del Covid19

In che modo, però, lockdown ripetuti e smart working hanno influito sulla sicurezza sul lavoro? “I dati sono estremamente contrastanti”, risponde il professore di Economia politica dell’Università Liuc Carlo Cattaneo di Castellanza: “Da un lato lavorare da remoto ha ridotto alcune tipologie di rischio materiale legate alla presenza in ufficio e quindi è scesa e non di poco la numerosità degli infortuni sul lavoro di tipo più tradizionale, d’altro canto le morti per Covid19, spesso codificate come infortunio mortale sul lavoro, hanno comunque fatto sì che la statistica complessiva rispetto al 2019 sia aumentata. Il che, come sempre, ci ricorda che nei numeri bisogna guardare ben al di là delle pure e semplici e cifre e fare un piccolo sforzo d’interpretazione”.

Come (ri)progettare il futuro

A questo punto, viene naturale chiedersi quali siano le sfide che abbiamo davanti, a parte la capacità/di riuscire a non far tornare indietro lo smart working. Intanto dobbiamo contare sulla conclusione della pandemia o sul successo della campagna vaccinale. Senza questo le sfide rimarranno tali per un po’ in una prospettiva di ritorno alla normalità”, ricorda Serati, che conclude: “Le vere sfide sono intanto quella di riprogettare il sistema degli ammortizzatori sociali, che per molto tempo è stato trascurato, e che in questo passaggio è stato fondamentale per garantire la sopravvivenza di molte posizioni occupazionali. Il secondo punto è investire molto sulle persone e sul loro capitale umano, ma anche sulla dignità del lavoro a 360 gradi. E qui penso a tutti coloro che del lavoro fanno soltanto una parte della loro giornata diciamo normale”.

Oltre i dati

Per ascoltare questi commenti dalla viva voce del responsabile del dipartimento di Ricerca della Liuc Business School è possibile vedere su www.varesemese.it la trasmissione Varese Diamo i Numeri in cui, assieme al cartoonist Tiziano Riverso, ogni primo venerdì del mese, alle 20.15 sull’emittente Rete55, Serati ci aiuta a leggere le statistiche. Andando, appunto, oltre i dati.

Pro

 

19,4%

La percentuale di lavoratori che lo scorso anno ha utilizzato lo smart working. Erano 4,6% nel secondo trimestre 2019

 

21,3%

Sono anche di più le imprese che hanno usato il cosiddetto lavoro intelligente o meglio da remoto, soprattutto tra marzo e maggio.

 

15,8%

Denunce in meno di infortuni sul lavoro nei primi 9 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019

 

6

I milioni di lavoratori che hanno potuto beneficiare della Cig almeno una volta, grazie all’esistenza di questo ammortizzatore sociale. Picco ad aprile

 

Contro

 

470mila

I posti persi nel 2020 secondo l’ebook sul mercato del lavoro. La prima parte dell’anno è stata peggiore della seconda

 

+621mila

Preoccupante aumento di coloro che non rientrano neanche più nelle statistiche della disoccupazione. Più colpiti giovani, donne e dipendenti a termine

 

½

Un’impresa su due ha fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni: il 63,1% tra marzo e maggio e il 41,8 tra giugno e novembre

 

-3,9

In miliardi di ore, questo numero esprime il crollo delle ore lavorate nei primi 3 trimestri del 2020, cioè il 12% in meno rispetto ai primi tre mesi del 2019

1/3

I decessi a causa del Covid19 che pesano sul totale delle denunce di infortuni mortali (che sono il 18,6%) in più

Articoli Correlati