Rinverdiamo

di Andrea Mallamo

Marco Introini, floral designer di Gallarate, riflette sul ritrovato bisogno di vivere in una dimensione più green. Offrendo ai nostri lettori alcuni consigli e stratagemmi, che arrivano anche dall’altra parte del mondo

Che profumo ha l’inverno? Per alcuni ha quello dei rami resinosi del pino, per altri quello leggero dell’elleboro o ancora dei fiori di giacinto. Per me invece ha la fragranza del calicantus Vi siete mai domandati quale sia il vostro? Già, perché ognuno di noi ha una percezione diversa della natura intorno a sé. 

Ambienti meno grigi

Abbiamo già visto quanto si stia rafforzando una coscienza green, complice il radicale cambio di abitudini degli ultimi mesi: un cambiamento che sotto alcuni aspetti non potrà che essere irreversibile. L’Organizzazione mondiale della sanità ci dice che:”La salute non è solo assenza di malattia, quanto, piuttosto, uno stato di benessere globale che investe la sfera fisica, mentale, sentimentale e sociale”. La domanda che vi rivolgo è: pensate che questo stato di benessere possa migliorare con un più stretto contatto con la natura oppure no? Pensate che piante e fiori possano aiutarci da questo punto di vista? Io potrei dirvi che migliorano la vita all’interno delle case, creando un ambiente accogliente ed eliminando in molti casi agenti inquinanti. Oltre a rendere più salubre l’ambiente di lavoro, specie negli uffici, e creare empatia nelle strutture commerciali, dove ultimamente si ricorre sempre più spesso a pareti vegetali per migliorare l’esperienza di acquisto e mettere a proprio agio i clienti.

Natura formato mignon

E quindi se ci accorgiamo di vivere in un contesto che ci crea disagio, perché non proviamo a riflettere su come migliorarlo? Tante volte non servono grandi spazi. E’ il caso per esempio dei kokedama, molto popolari in Giappone e  che ora cominciano a diffondersi anche in Europa. Non dimentichiamo che nel Paese del Sol Levante, il legame fra l’uomo e le piante è molto più simbiotico che da noi, così sono nati i bonsai per ridurre gli alberi a formati decisamente più domestici, e naturalmente i kokedama che non sono altro che delle piante radicate in sfere di fango rivestite di muschio (la parola significa perla di muschio) ed è un metodo di coltivazione che risale addirittura al diciassettesimo secolo. Questo per farvi capire che, se c’è la volontà dell’uomo di avvicinare la natura a sé, non esistono limiti alla creatività.

Il pollice verde… tecnologico

Naturalmente è una questione di approccio culturale, ma sono convinto che anche noi europei ci stiamo lentamente (anche troppo lentamente) orientando in quella direzione.

Nuove modalità colturali ci aiutano: magari se siamo un po’ imbranati nel gestire le nostre piante, se tendiamo a dimenticarci di bagnarle, perchè siamo travolti dalla quotidianità, i vasi ad osmosi ci vengono in aiuto, poiché hanno una riserva idrica a cui le radici possono attingere, tramite uno strato filtrante, il che ci risparmia i cattivi odori e i marciumi radicali.

Se poi vogliamo collocare le piante in una specifica zona della casa con poca luce naturale, esistono anche illuminazioni che riproducono lo spettro della luce solare e quindi evitano che le piante vadano in sofferenza.

Vivere in armonia con i principi green

Facciamo mente locale quindi, e cerchiamo il miglior modo di portare un po’ più di verde nella nostra vita, con soluzioni magari innovative e originali, perché non dimentichiamo che la natura si prende cura di coloro che vivono in armonia con i suoi principi.

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