Un salto dietro casa

di Andrea Mallamo

Mentre di stranieri non se ne vedono quasi più,  i ricercatori della Liuc Business School Niccolò Comerio e Massimiliano Serati hanno fotografato per noi le vacanze 2020 degli italiani

di Niccolò Comerio e Massimiliano Serati

Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: il settore turistico a livello mondiale è stato pesantemente colpito dalla recente pandemia di Covid-19 e dalle misure che sono state introdotte per contenerne la diffusione, con un sostanziale azzeramento dell’attività in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale.Basti pensare che, dati del World Economic Forum alla mano, in Europa i viaggi internazionali sono calati del 58%, fino a raggiungere il – 60 % in Asia (e si registrano anche -52% in Medio Oriente e -47% nelle Americhe e in Africa)

Turismo straniero in picchiata….

Nell’attesa di una soluzione terapeutica definitiva, in grado di eradicare il problema alla radice, i Governi di tutto il mondo stanno ora cercando di convivere con questa minaccia, gestendo al contempo la faticosa ripartenza delle economie, settore turistico incluso.

Le più recenti stime OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sull’impatto del Covid-19 indicano un calo del 60% del turismo internazionale nel corso del 2020, variazione che potrebbe salire sino all’80% qualora restassero in vigore le vigenti restrizioni alla circolazione imposte da numerosi Paesi e la riapertura totale fosse rinviata a dicembre. Restano giusto, almeno in zone come l’Alto Varesotto, i “pendolari” delle gite fuori porta nelle zone di confine, come gli svizzeri che sono tornati sui nostri laghi.

…ma reggono i flussi domestici

Di converso, nel breve termine, il turismo interno dovrebbe mostrarsi più resiliente, caratterizzato da una ripresa più rapida e in grado così di costituire la principale opportunità per guidare la ripresa, in particolare in Paesi, regioni e città dove il settore rappresenta una quota significativa del mercato del lavoro e del tessuto imprenditoriale. È, tuttavia, alquanto improbabile che i soli flussi domestici siano in grado di compensare in misura accettabile il calo di quelli internazionali.

Città d’arte deserte

Tali andamenti sono particolarmente evidenti in Italia, nazione nella quale il 13% del Pil nazionale è rappresentato proprio dal comparto turistico: se da un lato il mese di agosto ha fatto registrare un tasso dell’80% di saturazione delle disponibilità on-line in numerose località balneari e di montagna (fonte: Booking.com), Confcommercio certifica l’assenza quasi totale di turisti stranieri, con una mancata spesa di quasi 14 miliardi di euro solo nei mesi di luglio, agosto e settembre. Sono soprattutto le città d’arte, mete predilette degli stranieri, a essere insolitamente “deserte” tanto che numerose strutture alberghiere e della ristorazione hanno preferito non riaprire.

L’eredità del Coronavirus 

La situazione attuale ha però portato alla nascita di nuovi bisogni da parte dei turisti e nuovi trend in affermazione sul mercato che verosimilmente rimarranno centrali nell’esperienza turistica anche a pandemia conclusa. Prioritaria sarà certamente una maggior sicurezza nella fruizione delle destinazioni, tutelando il più possibile la salute dei viaggiatori mediante adeguate misure di sanificazione e soluzioni per il distanziamento sociale.

La riscoperta della campagna

Inoltre, si prevede che i viaggiatori saranno meno propensi a prenotare soggiorni in luoghi distanti da casa, preferendo un modello “a cerchi concentrici”, che parta dai territori più prossimi, per passare alle regioni adiacenti e, infine, ad altre nazioni. Al riguardo, Coldiretti conferma come 1 italiano su 4 (25%), già quest’estate, abbia scelto una destinazione vicino a casa, preferibilmente all’interno della propria regione di residenza. Tale tendenza favorisce e favorirà la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, che costituiscono un’alternativa alle destinazioni più battute.

Basta overtourism!

A ciò potrebbe aggiungersi una maggiore attenzione al turismo lento, basato su itinerari sostenibili e l’utilizzo di mezzi di trasporto fuori dal comune, e più safe anche dal punto di vista ambientale e sanitario, come la bicicletta o il cavallo, con l’obiettivo di integrarsi con i luoghi visitati e sentirsene parte. Tali tendenze potrebbero mettere definitivamente in discussione il modello del turismo di massa, e i fenomeni di “overtourism”, già nel mirino negli ultimi anni per la scarsa compatibilità con i temi della sostenibilità ambientale.

Sta tutti noi trasformare una fase di difficoltà in un’opportunità. Non a caso la Camera di Commercio ha lanciato la campagna #faiunsaltoavarese. Strizzando l’occhio ai milanesi.

in foto: Alcune delle carrozze brandizzate Varese in circolazione questa estate in centro a Milano

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