Verso la liberta’

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Il 63% delle donne italiane tra i 18 e i 65 abbia dichiarato di avere viaggiato almeno una volta in solitaria, la percentuale più elevata tra le nazioni del mondo: Niccolò Comerio, direttore del Responsible tourism lab della Liuc, ripercorre le orme delle pioniere dei viaggi

di Niccolò Comerio

“Turismo in rosa: la meta dell’autonomia”

Per secoli partire all’avventura è stato un privilegio riservato soltanto agli uomini. Tra tutti è emblematico il mito che vede Ulisse viaggiare per il mondo e compiere imprese leggendarie, mentre la moglie Penelope rimane a casa e sopporta l’attesa, tessendo e disfacendo la celeberrima tela. Tuttavia, a partire dalla prima rivoluzione industriale la situazione iniziò progressivamente a mutare, sino ad arrivare ai giorni nostri, in cui sempre più donne sono solite viaggiare da sole, o in compagnia delle amiche più care, spinte da un crescente desiderio di autonomia e di libertà.

Le pioniere del turismo moderno

Una delle prime “indomite viaggiatrici” della storia fu Jeanne Baret. Nata nel 1740, si unì alla “spedizione Bougainville” come assistente del naturalista francese Philibert Commerson, travestendosi da uomo per superare le restrizioni dell’epoca imposte alle donne (l’esercito francese non permetteva la presenza di donne a bordo di alcuna delle sue navi). Così facendo passò alla storia come la prima donna in grado di compiere il periplo del mondo in nave. Degna di menzione è anche Nellie Bly, prima donna a compiere la circumnavigazione del globo in 72 giorni. Nel 1888, infatti, Nellie ebbe l’idea di realizzare ciò che lo scrittore Jules Verne aveva solo immaginato in uno dei suoi libri più conosciuti, Il giro del mondo in 80 giorni. Partì così da Hoboken, nel New Jersey, il 14 novembre 1889, arrivando a New York il 25 gennaio 1890, 72 giorni, 6 ore, 11 minuti e 14 secondi dopo. Viaggiando senza essere accompagnata da uomini, divenne un modello per l’emancipazione femminile. Raymonde de Laroche fu poi la prima donna a ottenere ufficialmente la licenza di pilota, l’8 marzo del 1910, superando l’esame di volo dopo solo 8 giorni di addestramento. Si potrebbe affermare che, grazie alla sua impresa, abbia aperto la strada a molte altre donne che, negli anni successivi, si sarebbero messe alla prova sfidando i cieli in imprese sempre più eroiche. Tra queste occorre certamente menzionare Amelia Earhart, la prima donna a volare all’altitudine e alla velocità maggiori raggiunte all’epoca e ad attraversare l’Atlantico. Inoltre, nel 1937 Amelia progettò di compiere il giro del mondo: non sarebbe stata la prima a circumnavigarlo, ma avrebbe optato per il percorso più lungo, seguendo la rotta equatoriale. Partì da Miami il 1° giugno del 1937 insieme al navigatore Fred Noonan: tuttavia i due non riuscirono a concludere l’impresa e scomparvero nel nulla. 

Donne “tribù di viaggiatrici”: uno sguardo ai numeri

Dopo decenni di conquiste ed emancipazione, le donne sono ormai diventate una vera e propria “tribù di turisti(e)”, come certificato anche dall’Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), che ha recentemente riconosciuto la “donna turista” come un gruppo distintivo con caratteristiche peculiari. Le preferenze ricadono prevalentemente su viaggi culturali, naturalistici e di avventura, con una maggior propensione all’acquisto di beni e prodotti locali e una maggiore attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale. Al riguardo, i dati del Global Solo Travel Study di British Airways certificano come il 63% delle donne italiane tra i 18 e i 65 abbia dichiarato di avere viaggiato almeno una volta in solitaria, la percentuale più elevata tra le nazioni del mondo. Anche il web fotografa ampiamente tale fenomeno: sono 179 milioni i risultati che Google restituisce digitando Solo Female Travel, rispetto ai 144 milioni di Solo Male Travel. In aggiunta, ben l’80% delle decisioni relative alle mete di viaggio viene preso da donne anche quando esse si muovono in coppia o con la propria famiglia, a testimoniare come sia la gestione sia la scelta della destinazione siano effettivamente nelle loro mani. 

Viaggiatrici sì, ma anche imprenditrici e lavoratrici!

Innegabile è anche il ruolo che le donne ricoprono lavorativamente all’interno dell’intera filiera turistica italiana. Secondo l’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, più del 29% delle imprese riconducibili ai servizi di alloggio e ristorazione in Italia è “rosa”, un valore sostanzialmente stazionario negli ultimi anni, nonostante la tempesta che ha colpito questi settori durante la pandemia. Inoltre, secondo i dati contenuti nel più recente Rapporto sul Mercato del lavoro nel turismo pubblicato da Federalberghi, il comparto che attrae maggiormente il lavoro femminile è quello delle agenzie di viaggio, con una quota del 71,3% sul totale dipendenti, seguito dagli stabilimenti termali (62,5%), dagli alberghi e altri pubblici esercizi (come bar e ristoranti), nei quali la percentuale di donne risulta essere di poco superiore alla metà.

Uno sguardo al futuro: turismo e parità di genere

Pur avendo compiuto molti progressi, la strada verso la piena parità di genere nel settore turistico è ancora lunga. Sono molte in tutto il mondo le voci che quotidianamente si impegnano affinché ciò accada nel più breve tempo possibile. Ad esempio, UN Women (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di uguaglianza di genere) e l’Organizzazione Mondiale del Turismo (Unwto) pongono ripetutamente enfasi sull’importanza di perseguire un turismo più responsabile e che occupi equamente le donne. Ciò potrà costituire una delle leve principali su cui puntare nel prossimo futuro, al fine di affrontare alcune delle più grandi sfide globali.

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