Spesso si pensa che i pericoli di rimanere a lungo connessi via internet, social o mobile riguardino soltanto i giovani, ma non è così. Milena Colzani – specialista in nutrizione clinica, terapia dell’obesità, malattie metaboliche e malnutrizione dell’ospedale di Saronno – ci mette in guardia dai veleni di cui anche i nonni si cibano quotidianamente online, perché ci sono trappole per la salute disseminate in rete
di Milena Colzani
I dati del mondo digitale sono impressionanti. E meritano una riflessione anche dal punto di vista della salute. Senza liquidare la questione come un problema soltanto da giovani. Perché anche i nonni spendono sempre più tempo online. A dirlo sono i numeri.
Numeri da capogiro
Rapporto annuale di We are social e Hootsuite alla mano, oltre la metà della popolazione mondiale è connessa via internet, social o mobile. La statistica, pubblicata a gennaio 2019, sale in Italia al 71%. Restringendo il focus al solo profilo basato sulle audience combinate di Facebook, Instagram e FB Messenger, si nota che, se è vero che il picco si registra nella fascia 25-34 anni (12% degli uomini e 11% delle donne), seguita da quella 35-54 (10% per entrambi i generi), ci sono comunque 6 punti percentuali che riguardano i cittadini tra 55 e 64 anni e 3-4 inerenti gli over 65. Tra gli utenti, nell’ultimo mese il 98% ha visitato o usato un social media o un servizio di messaggistica, il 74% ha scritto o interagito su queste piattaforme, con una media giornaliera di quasi due ore al giorno. Colpa del mondo dell’occupazione che oggi obbliga a stare sempre connessi? No, considerando che soltanto l’11% degli utenti che usa i social media lo fa per scopi lavorativi.
L’allerta non va in vacanza
Ecco perché l’estate non è affatto una stagione non a rischio, neanche per i nonni, che anzi rischiano di stare più attaccati a pc, smartphone e tablet per rimanere in contatto con figli e nipoti in vacanza. Oppure per ingannare il tempo chiusi soli in casa, mentre i parenti sono lontani e la gran calura scoraggia dall’uscire in strada. Senza contare che, non essendo affatto nativi digitali, gli anziani hanno anche meno “anticorpi” per combattere rischi che spesso ignorano.
I pericoli per la salute
Il mondo scientifico guarda appunto con preoccupazione a questo fenomeno che potrebbe rivelarsi dannoso, se non addirittura pericoloso, per la nostra salute. Dai disturbi visivi dovuti alla luminosità degli schermi, ai deficit di concentrazione, ai disturbi del sonno e alle emicranie fino alle tendiniti da “pollice da smartphone” e le cervicoalgie dovute alla postura (testa china sullo schermo del telefonino) per non parlare poi delle conseguenze psicologiche (ansia e depressione) da uso eccessivo di social e alla “celluromania” che colpisce il 53% di chi utilizza il cellulare (mai provato a rimanere senza copertura di rete o con la batteria scarica o senza credito?).
Nutriti a fake news
Un uso “pesante” di Internet (cioè superiore a 4 ore al giorno) rende le persone meno propensi a consumare pasti sani e regolari, a condurre esercizio fisico od impegnarsi in sane pratiche igieniche. Senza poi parlare delle fake news (letteralmente “notizie false”) in campo sanitario e nutrizionale, in particolare, che viaggiano soprattutto nel web.
Occhio a non cadere… nella rete
Basti pensare che, a difesa del consumatore e contro la diffusione di diete “miracolose” proposte da improvvisati “esperti” in nutrizione, si stanno muovendo le società scientifiche, in attesa di una decisa presa di posizione del Ministero della Salute e dell’Authority della Pubblicità.