L’identikit del consumatore dei prodotti di agricoltura ecologica ha tra i 25 e i 44 anni, ma mangiare produzioni di coltivazioni organiche fa bene a noi e all’ambiente a qualsiasi età. Lo spiega Milena Colzani, specialista di nutrizione clinica, terapia dell’obesità, malattie metaboliche e malnutrizione all’ospedale di Saronno
di Milena Colzani
Secondo la Fao (Food and Agriculture Organization cioè l’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi dell’agricoltura e degli allevamenti nel mondo) sono sostenibili i modelli alimentari che hanno un basso impatto ambientale, rispetto per la biodiversità e gli ecosistemi e che contribuiscono alla sicurezza alimentare e ad uno stile di vita sano per le generazioni attuali e future.
La qualità è bontà organolettica
Questa posizione viene rafforzata da Slow Food (l’associazione internazionale impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con l’ambiente), per la quale la qualità è bontà organolettica. Ovvero, il risultato della competenza di chi produce, della scelta delle materie prime e di metodi produttivi che non ne alterino la naturalità e il rispetto per l’ambiente.
Bisogna saper leggere le etichette
Su questi principi si basa l’agricoltura biologica, detta anche “agricoltura organica” oppure “agricoltura ecologica” e i suoi prodotti: sì, quindi, a conservazione della sostanza organica del terreno, basso impatto ambientale, promozione della biodiversità,esclusione dei prodotti di sintesi chimica (insetticidi, diserbanti, concimi) e degli Ogm. Ma non soltanto. Infatti, per essere considerati “prodotti biologici” è necessario anche non aver subito trattamenti diversi da quelli consentiti nell’apposito regolamento. Per chi non sceglie i prodotti biologici seguendo la moda, bensì perché ci crede sul serio, è necessario saper leggere le etichette per essere sicuri di utilizzare prodotti certificati. In Italia esistono normative severe (Dl 834/07 e 889/08) che proteggono il consumatore dai falsi: la produzione veramente bio viene difatti definita così soltanto se almeno il 95% degli ingredienti ha tale origine.
Consumi di moda
Nel nostro Paese, dal 2004 al 2011, si è registrato un incremento del 9.2% dell’acquisto di prodotti biologici. Secondo dati della FederBio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), oggi abbiamo ben 1.200 negozi biologici specializzati e 150 supermarket biologici con una gamma di 4.500 articoli alimentari; il settore interessa non soltanto l’ortofrutticoltura, ma anche i trasformati del pomodoro e le conserve vegetali, i vini, i formaggi tipici in versione bio, le carni fresche e lavorate , i cereali e i legumi. Ancora: i biscotti e i prodotti da forno, la pasta, le marmellate, il miele, le creme spalmabili, l’olio extravergine d’oliva e prodotti a base di olive. Senza contare prodotti di cosmesi e di abbigliamento.
Il biologico si tinge di rosa
Per concludere, una curiosità: la FederBio, ha tracciato il profilo del tipico consumatore italiano dei suoi prodotti. Ecco l’identikit: è di sesso femminile, tra i 25 e i 44 anni, con famiglia e con un livello di istruzione superiore interessata alla propria salute e a quella dei suoi familiari, desiderosa di gustare sapori più autentici, sensibile alla dimensione etica nell’allevamento degli animali e rispettosa dell’ambiente. Anche il biologico, dunque, si tinge di… rosa.
Foto: Milena Colzani