Finanza sostenibile

di Milani

Fresca di nomina, Laura Oliva è stata la prima a ricevere il prestigioso premio come Donna Fintech dell’anno assegnato da Ambasciata britannica e Freshfields Bruckhaus Deringer, in collaborazione con Borsa italiana

di Chiara Milani

Per aver sviluppato una delle migliori applicazioni di intelligenza artificiale nel settore, la co-fondatrice e amministratrice della startup Ekuota ha ricevuto il mese scorso il premio come Donna Fintech dell’anno nell’ambito degli Women in Finanze 2019 Italy Awards. A Milano abbiamo incontrato Laura Oliva, che è anche nel consiglio d’amministrazione del gruppo Lu-Ve, azienda quotata in Borsa con base a base a Uboldo.

Secondo il quinto Global Goal delle Nazioni Unite, la parità di genere è condizione necessaria per un mondo prospero e sostenibile. Lei ha vinto un premio prestigioso che riconosce il contributo del talento femminile nel mondo della finanza…

Questo è un mondo prettamente maschile, dominato anche in università da uomini. Occorre innanzitutto attirare le donne verso questi ruoli, che non sono familiari per loro, anche perché pensano di non essere adeguate, pure nella generazione delle mie figlie. Dall’altra parte anche qui in Bocconi, dove lavoro con le associazioni di studenti, c’è la tendenza a evitare l’argomento tecnologie da parte dell’universo femminile. Il che è una riduzione impressionante delle potenzialità. Visto che, da qui a pochissimo, chi vorrà fare finanza non troverà lavoro se non sarà capace di utilizzare i nuovi sistemi. E’ necessario che anche le donne ne prendano coscienza e si buttino in questo mondo. In realtà, noi siamo molto adeguate all’innovazione e alle tecnologie, perché abbiamo cura e attenzione e quando devi creare qualcosa di nuovo, devi avere una predisposizione naturale a far nascere e crescere, in una condizione di team.

A proposito di Fintech: il 2019 pare sia un anno cruciale per le banche…

Sono anni molto importanti, Gli istituti italiani fanno giusto il necessario e stanno a guardare che cosa succede. Tale posizione è estremamente debole. Sono in corso trasformazioni nascoste, che saranno evidenti più avanti. In Italia siamo molto protetti dalla nostra regolamentazione bancaria, però in tutto il mondo ci sono operatori bravissimi che sono già in movimento, investono tanto e offrono servizi utili, che cambiano la vita delle persone. Arriveranno anche da noi. Le banche che non sopravviveranno sono quelle che non avranno una piattaforma tecnologica adeguata e non sono in grado di adattare l’offerta. Per farlo, occorre adeguare chi vi lavora. Quindi, la grande sfida è quella delle competenze delle persone.

Servono specialisti nuovi o formazione per chi c’è già?

Formazione, assolutamente. Non c’è nulla di impossibile a livello di tecnologia. Il bello è che è a portata di mano. Non occorre essere laureato in ingegneria informatica per maneggiare del codice Html o quello che ti serve per un algoritmo finanziario. Occorre l’apertura mentale. Una fatica che vale. L’obiettivo è una democratizzazione del sistema finanziario, dove veramente il risparmiatore ha piena coscienza di quelli che sono i suoi diritti e le possibilità d’investire, avere la pensione, il mutuo… Insomma, le cose basilari per la vita. Non si può non buttarcisi.

E le pmi come stanno vivendo questa trasformazione?

Le aziende hanno la grande fortuna di essere un pochino meno regolamentate del sistema bancario, per cui hanno a disposizione già ora servizi Fintech che sono veramente una rivoluzione.

Le imprese dunque hanno strumenti, ma ne sono consapevoli?

No, è ancora all’inizio questo grande movimento. In Ekuota noi le aiutiamo a gestire tutto quello che sono i flussi di cassa futuri che dipendono dai mercati finanziari, come le valute. Le aziende hanno ora la possibilità di ricevere informazioni di terze parti che danno un’utilità, un risparmio di costi, un aumento della redditività che prima non c’era… tutto ciò però deve fare i conti con la fiducia delle persone e quindi, se siamo abituati a rivolgerci al nostro consulente in banca, continueremo a farlo fino a quando vedremo che imprese come la mia hanno usato nuovi sistemi e ne hanno avuto un beneficio. Ma ci vuole tanto tempo.

Magari serve anche un’alfabetizzazione della popolazione su questi temi?

Assolutamente. C’è un grosso gap da colmare, anche perché a scuola nessuno insegna ai nostri figli come investire i soldi, che cosa significhi un titolo obbligazionario e uno azionario, che cosa sia il rischio, un rendimento, il panorama di analisi che deve essere implementato per fare un investimento personale. Se non abbiamo queste basi di cultura finanziaria personale, neanche abbiamo quelle necessarie per l’azienda.

Il nostro territorio come sta rispondendo?

Nel Varesotto le aziende che esportano sono tantissime, sono brave a fare business, ma non sono esperti di mercati finanziari. Quindi, la risposta che stiamo avendo è molto buona.

In foto: La premiazione di Laura Oliva come prima donna Fintech dell’anno, avvenuta a marzo a Piazza Affari

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