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Dote innata e impegno

di Luigi Cazzola

Correre in bicicletta sembra facile. Chi non ha mai praticato il ciclismo agonistico può pensare che, in fondo, sia sufficiente salire in sella e pedalare. In realtà, non è così. Per praticare questo sport occorre una predisposizione particolare, che si manifesta in una struttura fisica perfetta per questa attività e in un’innata capacità di guidare il mezzo. E’ necessario avere gambe potenti e uno spiccato senso dell’equilibrio. Tra i ragazzi che iniziano a correre sulle due ruote, da “esordienti”, ogni tanto si scorge un talento, il cosiddetto “cigno”, ovverosia quel giovane che ha quelle doti innate che gli consentono di prendere il volo.

Muscoli&cervello

Tuttavia, nel ciclismo, molto spesso, la particolare struttura fisica e la confidenza con la bicicletta, non sono sufficienti per trasformare il talento in campione. A queste caratteristiche, vanno aggiunte la passione, lo spirito di sacrificio, la resistenza agli sforzi prolungati in salita, la sopportazione del caldo torrido o del freddo pungente. Tuttavia anche queste ulteriori caratteristiche oggi non bastano più. Una volta il ciclista era la rappresentazione tipica dello spirito di sacrificio e della voglia di emergere anche dal punto di vista sociale. Adesso questo sport non è più un mezzo per ottenere un riscatto sociale, ma è una vera e propria professione che richiede una spiccata preparazione culturale e grande intelligenza da esternare sia in bicicletta dal punto di vista tattico, sia giù dalla bicicletta, nelle scelte riguardanti la professione e durante le interviste.

Uno su mille ce la fa…

La conoscenza della lingua inglese da parte dei corridori è fondamentale ed il talento, pronto per diventare campione, è colui che riesce a convogliare la predisposizione per questo sport con la preparazione culturale, la dialettica e l’intelligenza tattica. Partono in tanti in bicicletta per agguantare il successo, ma come cantava Gianni Morandi nel 1985 “uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita, in gioco c’è la vita”.

L’erede di Merckx

Nello scorso mese di settembre un ventiduenne belga, Remco Evenepoel, nella lontana Australia, si laureava campione del mondo su strada professionisti . Già da qualche anno Evenepoel è considerato il nuovo Merckx, il campionissimo degli anni Sessanta e Settanta, da molti definito come il più grande corridore di tutti i tempi.

Il Puma varesino

Anche il ciclismo varesino nel proprio scrigno possiede una gemma, ovverosia un talento che studia per diventare campione. Si tratta del ragazzo di Taino, Alessandro Covi, detto il Puma, il quale nello scorso mese di maggio ha stregato tutti, vincendo un’ importante tappa di montagna del Giro d’Italia, la Belluno-Marmolada.

In foto : Alessandro Covi, detto il Puma (Foto Benati)

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