Pronti a cambiare?

di Andrea Mallamo

Due recenti studi, nei quali l’Università dell’Insubria ha collaborato con il Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, dimostrano i benefici per la salute delle persone con maggiore resilienza psicologica

di Anwal Ghulam e Licia Iacoviello

Leggerezza è una dimensione ambita, ultimamente. Leggerezza è anche saper far fronte alle difficoltà smussandone gli spigoli e scivolando avanti. Leggerezza è pure resilienza, un concetto complesso sempre più diffuso nella nostra quotidianità: nel lavoro, nella malattia, nei problemi familiari, saper “resistere” aiuta. 

Cambio di prospettiva

Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per il benessere psicologico delle persone, e in particolare su come lo stress possa negativamente compromettere la salute. In due recenti studi la prospettiva è ribaltata: infatti, al contrario, i ricercatori si sono chiesti se una maggiore capacità di affrontare la vita possa rappresentare un vantaggio sul lungo termine. Sotto la lente degli scienziati è quindi finita la resilienza psicologica, cioè la capacità di fare fronte in maniera positiva a eventi traumatici.

Mettiamoci in gioco

Per capirlo, i ricercatori hanno analizzato dati relativi a oltre 10mila persone reclutate nel più ampio Progetto Moli-sani, uno studio di popolazione svolto in Molise dal 2005, che ha l’obiettivo di capire quanto i fattori di rischio/protezione genetici e ambientali possano giocare un ruolo nel miglioramento della salute e nell’insorgenza delle principali patologie croniche.

Abbiamo osservato che le persone che riportavano una maggiore resilienza psicologica al momento dell’ingresso nello studio avevano un rischio inferiore di morire prematuramente rispetto alle persone meno resilienti. Questo effetto protettivo si è visto soprattutto per un aspetto particolare della resilienza, legato all’accettazione positiva del cambiamento. In pratica, chi è capace di mettersi in gioco trae più benefici in termini di salute di quelli che invece fanno più fatica ad adattarsi alle sfide che la vita pone quotidianamente.

Il mondo insegna

Lo stesso team di ricerca si è concentrato anche sugli studi provenienti da altre parti del mondo, conducendo una revisione sistematica della letteratura e scoprendo che la resilienza può rivelarsi determinante anche per persone con patologie, come il diabete. Addirittura, in alcune condizioni, la resilienza può persino ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Il che, non è di certo poco.

https://doi.org/10.3390/ijerph19010222
https://www.frontiersin.org/article/10.3389/fpsyg.2022.817298

In foto: Licia Iacoviello, professoressa di Igiene e Sanità pubblica all’Università dell’Insubria e direttrice del Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione di Neuromed

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