Genialità dietro l’angolo

di Milani

Monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio, cita tre testimonianze del maestro rinascimentale che valgono una gita fuori porta primaverile

La nivola

Appena si entra nel Duomo di Milano dalla porta destra si vede in alto uno strano involto: la Nivola. Così i milanesi chiamano la nuvola, un grande cesto di rame dorato, del peso di otto quintali, avvolto di nuvole di carta pesta. Si usa il 14 Settembre, festa della Santa Croce, per calare dalla volta dell’abside, a 45 metri di altezza, il Sacro Chiodo della crocifissione scoperto da Sant’Ambrogio. Attualmente la nivola viene abbassata con l’ausilio di un congegno elettrico, ma anticamente veniva calata dall’alto mediante uno speciale meccanismo, attribuito a Leonardo, azionato da un argano (antenato dei moderni ascensori) e manovrato da una ventina di uomini che si trovavano sui tetto della Cattedrale. Ciò permette ai canonici di prelevare il chiodo della Croce, che poi l’Arcivescovo porta in processione all’interno del Duomo. Il rito della nivola risale ai tempi della peste del 1576, chiamata peste di San Carlo. Questa antica e inusuale cerimonia fa sempre accorrere molti fedeli in Duomo, desiderosi di vedere l’abbassamento e l’innalzamento della nivola. Uno dei ricordi più curiosi della mia prima visita, da ragazzo, al Duomo di Milano.

Il Traghetto della Madonna del Bosco

A Imbersago, provincia di Lecco e Diocesi di Milano, c’è il famoso Santuario della Madonna del Bosco, celebre per tutta la Brianza e la bassa bergamasca, come per noi il Sacro Monte di Varese. Sull’altra riva dell’Adda c’è Sotto il Monte, paese nativo di San Giovanni XXIII. Il giovane Angelo Roncalli veniva in pellegrinaggio alla Madonna del Bosco attraversando l’Adda col traghetto di Leonardo. La leggenda vuole che sia stato Leonardo da Vinci a idearlo e dargli vita, nel tempo in cui era al servizio di Ludovico il Moro: un’invenzione ingegnosa come tutte quelle vinciane. Il traghetto può trasportare ancora oggi trenta persone e quattro automobili dalla sponda bergamasca a quella ambrosiana. Funziona in modo molto semplice: la corrente dell’Adda esercita pressione su un grande timone direzionale, posto tra due scafi che sostengono la piattaforma. Il timone consente di ruotare l’imbarcazione a 45°, per evitare che l’imbarcazione segua la corrente fluviale. La spinta lungo il corso del fiume è contrastata da una fune d’acciaio tesa tra le due sponde. Una manciata di minuti con un fascino indimenticabile. Da provare.

Il Cenacolo

È il capolavoro di Leonardo e del Rinascimento italiano, visitato da turisti del mondo intero e magari non visto dai milanesi e dai lombardi: che peccato! Mecenate: Ludovico il Moro, che commissionò l’ultima cena per il refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie. Leonardo non amava l’affresco, che esige tempi brevi, mentre egli preferiva la calma e i molti ritocchi, perciò trasferì sul muro già secco la tecnica che usava su tavola: tempera grassa, lacche e oli. C’è una curiosa leggenda. Quando Leonardo doveva dipingere il volto di Cristo si aggirò per la città finché trovò il modello perfetto: un giovane distinto, con un volto sereno e trasparente. Più tardi andò in cerca di un soggetto losco per il volto di Giuda. Lo trovò nei bassifondi della città e lo mise in posa. Una triste scoperta: Giuda era lo stesso che aveva posato per Gesù, ma nel frattempo si era abbruttito e corrotto con una condotta viziosa: un volto, due espressioni. Se non è una storia vera, è stato un pretesto per vecchi predicatori, che volevano indicare la bellezza della virtù e la bruttezza del vizio.

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