Dio salvi l’ultima regina

di Andrea Mallamo

Dopo l’incontro a Duemilalibri a Gallarate, in cui ha presentato la sua biografia di successo sulla sovrana più longeva della storia della Gran Bretagna, lo storico corrispondente della Rai da Londra riflette con noi sul ruolo della monarca come simbolo di emancipazione femminile

di Chiara Milani

Altro che principessa delle favole, come appare agli occhi del grande pubblico mondiale. Elisabetta II, che ha alimentato lo spettacolo delle scarpette di cristallo, ha invece infranto il soffitto di cristallo affermandosi come una delle icone indimenticabili del Novecento e della prima metà di questo secolo.

Una vita irreprensibile

A spiegarlo è Antonio Caprarica, a lungo corrispondente della Rai da Londra e autore della fortuna biografia Elisabetta per sempre regina, presentato il mese scorso alla rassegna Duemilalibri a Gallarate: “Il racconto è una cosa, la sostanza è quella una donna che ha fatto del senso del dovere la sua religione e che ha passato l’esistenza a rassicurare i milioni di sudditi, che hanno sempre guardato a lei come all’ancora di salvezza in tutte le situazioni più difficili, più complicate, più incerte”. A supporto della sua tesi, il giornalista cita anche i tempi recenti della pandemia: “Basti ricordare che cosa è stato l‘aprile del 2020 e il suo appello televisivo: sapete che la regina in tutto ha parlato cinque volte in tv ai sudditi. Una di queste è stata durante la pandemia e l’ha dovuto fare perché, con un primo ministro che a un certo punto addirittura ha dovuto lasciare il timone perché lui stesso si era ammalato, c’era solo la regina a cui aggrapparsi e lei ha fatto come sempre il suo dovere, andando in televisione con la stessa compostezza che ha aveva 70 anni fa, la stessa calma, la stessa tranquillità e lo stesso sense of humour anche in una situazione drammatica come era quella che l’Inghilterra stava vivendo e ahimè potrebbe forse di vivere nelle prossime settimane, e ha detto agli inglesi le cose che doveva dire: reagite come abbiamo sempre reagito, come questo Paese ha reagito alla guerra, siate all’altezza dell’esempio dei vostri padri e dei nostri nonni dinanzi all’aggressione nazista e fate in modo che della nostra generazione si dica che furono come quelle che ci hanno precedute, segnata dalla forza di volontà, dalla determinazione a resistere e anche dal senso di umorismo”.

Quell’aura di sacralità

Ecco perché, qualsiasi cosa succeda dopo di lei, Elisabetta II per lo scrittore rimarrà “l’ultima regina”. Poiché, spiega Caprarica, “chiunque venga dopo di lei non sa potrà mai più avere quell’aura di sacralità che circondava il suo essere regina, cioè essere memoria vivente dell’impero che è stata la Gran Bretagna e che non è più da molti decenni, quelli che coincidono con il suo regno”. Quindi, “lei è stata per milioni di inglesi l’incarnazione della loro memoria, della loro vita e naturalmente, quando non ci sarà più Elisabetta, i suoi successori non avranno più quel genere i sudditi a cui rivolgersi. Ne avranno altri che hanno altre attese, hanno altre aspettative: diciamo che la nuova monarchia l’abbiamo vista all’opera al premio ambientalista che è stato dato di recente, con sovrani che si presentano con vestiti già usati e l’invito a riciclare bene, con molto stile, abiti già usati”. Quindi, “tutto l’apparato di lusso, di sfarzo, di grandiosità che appartiene alla dinastia inglese, alla monarchia britannica, e che ce l’ha fatta anche amare, invidiare, guardare con curiosità in tutti questi anni, andrà scomparendo: altre regine ci saranno, ma saranno come quelle che già oggi vanno in bicicletta”, conclude il nostro interlocutore.

God save the (last) Queen

Mentre il nostro mensile va in stampa, peraltro, la salute di Elisabetta, oggi 95enne, è fonte di preoccupazione. La speranza è che abbia ragione Caprarica, nel commentare con umorismo inglese: “Come ebbe a dire un famoso scrittore quando per errore pubblicarono il suo necrologio: le notizie sulla mia morte sono largamente esagerate”. Insomma: prendendo spunto dall’inno britannico, God save the (last) Queen. Ossia: Dio salvi l’ultima regina.

Foto: Antonio Caprarica a Duemilalibri a Gallarate – (Ph: Pamela Barba, Fotoclub Il Sestante)

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