Se il turismo è donna

di Andrea Mallamo

Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School di Castellanza, analizza il crescente fenomeno della presenza femminile nel settore, i suoi risvolti sociali e la sua importanza per rimettere le ali al comparto dopo la devastante pandemia

di Niccolò Comerio

“Viaggiare da sole non significa affatto essere sole! Significa solo che vi dovete arrangiare a portare la valigia”, nota la scrittrice Maria Perosino. Del resto, tanto in Italia quanto nel resto del mondo sempre più donne viaggiano sole, o in compagnia delle amiche più care, spinte da un maggior desiderio di libertà, ma anche di autonomia. Si tratta di motivazioni importanti, che spesso le portano a intraprendere viaggi per nulla banali, per verificare i propri limiti, mettersi alla prova, sconfiggere le proprie paure e migliorare sé stesse.

Identikit delle viaggiatrici…

Le ricerche divulgate pochi giorni fa alla 58esima edizione del TTG Travel Experience di Rimini dall’Osservatorio dell’imprenditorialità femminile Unioncamere-Infocamere e dall’Osservatorio sull’economia del turismo delle Camere di commercio italiane certificano la continua crescita delle donne che viaggiano sole. E le viaggiatrici più avventurose sembrano proprio essere le nostre connazionali: secondo i dati del Global Solo Travel Study di British Arways, infatti, ben il 63% delle donne italiane tra i 18 e i 65 anni ha dichiarato di avere esplorato da sola un’altra nazione.

Anche dal web giungono conferme circa queste tendenze: sono 152 milioni i risultati che Google restituisce digitando Solo Female Travel, contro i 100 milioni rispetto a Solo Male Travel.

Inoltre, fino all’80% di tutte le scelte di viaggio è concretamente realizzato dalle donne, a prescindere dal fatto che poi viaggino effettivamente da sole.

In questo quadro, la “donna turista” entra a far parte di diritto delle “tribù di turisti” identificate dall’Isnart (insieme a cultura, enogastronomia, natura, spiritualità e sport), con caratteristiche molto distintive, tra cui la preferenza per i viaggi culturali (il 46,5%), naturalistici e di avventura, una maggior propensione all’acquisto di beni e prodotti locali, con una spesa media più elevata rispetto quella dei turisti uomini e una maggiore attenzione a viaggi più sostenibili e responsabili.

…ma anche lavoratrici e imprenditrici del settore! 

Non trascurabile è anche il peso dell’imprenditorialità femminile nell’ambito dell’intera filiera turistica italiana. In dettaglio, l’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere ha certificato come il 29,5% delle imprese nel turismo e nel tempo libero in Italia sia “rosa”. I dati sono rimasti sostanzialmente stazionari negli ultimi anni, ad eccezione del 2020, in cui si è registrata una diminuzione drastica delle imprese turistiche al femminile, principalmente a causa della pandemia (-34%). La diminuzione si è protratta sino al primo semestre 2021 (-1,7%) per poi tornare a segnare tassi di crescita positivi nel semestre in corso.

Più nel dettaglio, secondo il Rapporto sul Mercato del lavoro nel turismo pubblicato da Federalberghi, il comparto che attrae maggiormente il lavoro femminile è quello delle agenzie di viaggio, con una quota sul totale del 73%. Seguono poi gli stabilimenti termali (62%) e gli alberghi e i pubblici esercizi (come bar e ristoranti), nei quali il ruolo delle donne risulta essere fondamentale considerando che esse rappresentano rispettivamente il 54% e il 52% del totale.

Turismo e parità di genere

A dimostrazione dell’importanza ricoperta dalle donne nel settore turistico, il nostro Paese, insieme a Cipro, Francia, Germania e Spagna, ha dato il via nel 2019 al progetto Pro-Women (https://prowomen-project.eu/it/home-ita/), finalizzato a promuovere le pari opportunità e l’inclusione sociale e lavorativa delle donne poco qualificate e disoccupate, fornendo strumenti di intervento per la formazione e l’empowerment (vale a dire una maggior forza, autostima e consapevolezza).

Anche l’Aitr (Associazione Italiana Turismo Responsabile) dedica annualmente una serie di attività specifiche al rafforzamento del ruolo delle donne nel turismo, soprattutto tenendo in considerazione la funzione etica che moltissime donne svolgono nelle imprese, favorendo una gestione sana e sostenibile.

E per il futuro?

Maggiore sostenibilità e parità di genere divengono quindi due degli elementi imprescindibili per la ripresa del settore turistico, anche  -e soprattutto – dopo la devastante pandemia ancora non del tutto superata. In tale scenario, il turismo responsabile che occupa equamente le donne potrà rappresentare la leva su cui puntare per vincere le grandi sfide globali, la povertà e le diseguaglianze.

 In foto: Niccolò Comerio (Ph Daniele Belosio)

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