E’ tempo di winelovers

di Andrea Mallamo

I ricercatori della Liuc Business School Massimiliano Serati e Federica Sottrici ci conducono in un affascinante viaggio alle radici del turismo enologico, nella speranza di brindare presto a una nuova stagione dal profumo inebriante

di Massimiliano Serati e Federica Sottrici

Italia: terra del vino. Gli antichi greci chiamavano la penisola con il termine Enotria per indicare come il territorio fosse particolarmente adatto alla coltivazione della vite e alla produzione di vini, rinominati già al tempo in tutto il bacino mediterraneo.

Da Enotria a oggi

Soltanto negli anni più recenti è nata una vera attenzione da parte del turismo alle attività vitivinicole e con la Legge di Bilancio 2018 il termine enoturismo è stato introdotto nella normativa italiana, riconoscendo l’importanza di tale fenomeno come attività specifica dei produttori vitivinicoli.

Vino & visite, binomio vincente

Il turismo enologico si sta affermando sempre più non soltanto in Italia, ma in tutto il mondo e le cantine, i ristoranti e interi consorzi si stanno organizzando per offrire ai turisti esperienze indimenticabili. Oltre ai nostri cugini d’Oltralpe, i paesi che producono i cosiddetti vini del nuovo mondo, in particolare Stati Uniti e Australia, si stanno specializzando in servizi turistici legati al mondo del vino e buona parte degli introiti delle cantine viene assicurata dalla vendita diretta ai turisti.

Enoturismo, Lombardia nelle fantastiche 4

Nel nostro Paese si trovano 169 Strade del Vino e dei Sapori, di cui 57 in Toscana, Veneto ed Emilia Romagna, e molte cantine si sono sempre più avvicinate al target turistico.  All’interno del XIV Rapporto sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp e Stg, pubblicato da Ismea e Fondazione Qualivita nel 2017, sono state analizzate oltre 2mila aziende ed è emerso che il 66% di queste offre servizi di accoglienza turistica di varia natura, tra cui aperture della cantina al pubblico per degustazioni, eventi e visite guidate della struttura e possibilità di alloggio. Le regioni con il maggior numero di aziende con servizi turistici a livello assoluto sono Toscana, Piemonte, Veneto e Lombardia.

Non solo degustazioni

Le cantine non si limitano a proporre ai turisti solo degustazioni. Sempre più spesso vengono accompagnate da mostre di opere d’arte o percorsi di trekking o in bicicletta alla scoperta delle vigne. Non mancano poi attività rivolte alla cura del corpo come lo yoga, la spa o il bagno nel vino. Oltre all’acquisto di vino, i visitatori sono affascinati dai processi di produzione e dalla visita dei luoghi dove il vino nasce, cresce e matura. Per questo motivo sono nate soluzioni che coniugano l’esperienza turistica a quella formativa, legata alla raccolta dell’uva o alla lavorazione del vino. E la Lombardia, straordinaria regione vitivinicola, agricola e turistica, non è da meno. Un numero sempre maggiore di cantine aperte all’accoglienza enoturistica propone piccoli o grandi eventi: dal corso di degustazione, alla giornata fuori porta, a convention e matrimoni.

Quel primato varesotto da riscoprire

Pochi sanno che la provincia di Varese, a fine Ottocento, era l’area più vitata di tutta la Lombardia. Con l’industrializzazione la fama vinicola è diminuita, ma da una decina di anni la produzione è tornata ad avere il suo spazio e sono stati recuperati e ampliati gli antichi vigneti storici, consentendo la produzione di ottimi vini che, come nel caso dei Vini dei Ronchi Varesini, si sono meritati l’etichetta Igp (Indicazione geografica protetta). Varese, finora non conosciuta dai winelovers, ha ancora molto da offrire sulla scia della passione per il vino che sta travolgendo il mondo.

In foto, Massimiliano Serati

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