A dicembre abbonda nei supermercati e in tavola: a volte ingiustamente “demonizzata” per alto apporto calorico e possibili allergie, la cosiddetta “frutta secca” fa in realtà molto bene anche agli anziani che soffrono di diabete. Lo spiega ai nostri lettori Milena Colzani, dietologa dell’ospedale di Saronno
di Milena Colzani
Sulla tavola delle feste per molti sono una tradizione irrinunciabile, dall’antipasto al dolce. Stiamo parlando della frutta secca. O almeno di quella che in genere viene chiamata così.
Viva i semi oleosi
Nell’uso comune, infatti, con l’espressione “frutta secca” si intendono di solito noci, mandorle, nocciole, arachidi, pinoli, anacardi, noci brasiliane che, in realtà, non sono frutti, bensì semi oleosi, così chiamati per il loro elevato contenuto di grassi “buoni”. Mentre la frutta secca propriamente detta è quella ottenuta sottraendo acqua con diverse metodiche dalla frutta fresca (per esempio, datteri, mele, prugne, albicocche e simili). Una procedura, quest’ultima, molto discutibile dal punto di vista nutrizionale, in quanto l’evaporazione dell’acqua “concentra” gli zuccheri rendendola ricca in calorie ed in fruttosio.
Fonte di benessere
Quella che dunque comunemente chiamiamo frutta secca, pur non essendolo, è fonte di vitamine, soprattutto E e del gruppo B, minerali (ferro, zinco, magnesio, selenio, calcio e potassio), fibre, proteine vegetali e grassi (polinsaturi, come gli Omega3, e monoinsaturi, come quelli presenti nell’olio d’oliva), tra cui anche quelli chiamati “essenziali” in quanto il nostro corpo non è in grado di sintetizzarli da solo, ma deve inevitabilmente assumerli attraverso il cibo (pensate che solo 20 grammi di semi oleosi contengono la quantità di acidi grassi essenziali di cui ha bisogno una persona adulta!) e che aiutano ad abbassare la colesterolemia, riducendo così il rischio di malattie cardiocerebrovascolari.
Toccasana per diabetici e donne in dolce attesa
Non soltanto. In caso di diabete sono consigliati anacardi, mandorle e pinoli per l’alto contenuto di antiossidanti e di triptofano, precursore della serotonina, ormone anti-fame e anti-depressivo per eccellenza, durante la gravidanza e nel post-partum sono consigliati il consumo di arachidi, nocciole, noci e mandorle, più ricche di acido folico e di omega 3, potenti antidepressivi naturali e essenziali per lo sviluppo neurologico del bambino. Sfatiamo dunque il mito che il consumo di frutta secca, quando si è in dolce attesa, aumenti il rischio di allergie nei bambini.
Uno snack salutare
Facili da trasportare e da conservare, possono essere consumati come aperitivo o come “spezza-fame”, ma con moderazione, in porzioni da 15-30 grammi.
Integratori naturali per i vegetariani
Inoltre per chi è vegetariano, la frutta secca risulta un’ottima fonte di proteine, ferro e vitamine del gruppo B, abitualmente presenti negli alimenti di origine animale. In sintesi, un ottimo “integratore” naturale per chi fa una vita attiva.
Vietato essere sedentari
Attenzione, però: per l’elevato apporto calorico, se si è sedentari la “frutta secca” è sicuramente da inserire… in cima alla piramide alimentare!