Private equity da pre-crisi

di Milani

Presentato il mese scorso al Palazzo delle Stelline a Milano il diciassettesimo Rapporto Pem® della Liuc Business School: dal 2008 non si registravano così tanti investimenti. Oltre un terzo delle operazioni in Lombardia. Ci presenta i dati la presidente Anna Gervasoni

di Anna Gervasoni

Aziende con fatturato medio pari a circa 42 milioni di euro, oltre 130 dipendenti e per lo più concentrate nel comparto dei prodotti per l’industria. E’ questo l’identikit delle 123 imprese che, lo scorso anno, hanno effettuato investimenti. A disegnarlo è il diciassettesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM® della LIUC Business School. Il report – supportato grazie al contributo di EOS Investment Management, EY, Fondo Italiano di Investimento SGR, McDermott Will & Emery Studio Legale Associato e Value Italy SGR – monitora l’attività in questa forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita.

Guardando i dati, nel 2017 il mercato conferma la tendenza già registrata negli ultimi anni di una predilezione verso le operazioni di Buyout, che si attestano al 67%. In ripresa, l’Expansion con una quota del 25% rispetto al 22% del 2016. Il residuo 8% del mercato è costituito principalmente da Turnaround (6%, in decisa crescita rispetto all’1% dell’anno precedente), e Replacement (2%).

Se guardiamo alla tipologia dei deal realizzati, sono stati registrati 15 add-on (12% del mercato complessivo), in diminuzione rispetto al dato del 2016 (23 operazioni, 23% del mercato), a conferma, comunque, di un ruolo ormai di stabile rilevanza assunto dal progetto di aggregazione industriale nel settore. In termini di deal origination, non emergono particolari inversioni di tendenza. Le imprese private e familiari, registrando solo un leggero decremento delle preferenze (67% nel 2017, rispetto al 70% nel 2016), continuano a rappresentare larga parte delle opportunità di investimento.

Le cessioni di rami d’azienda di imprese italiane scendono dall’8% al 5%. Si amplifica la rilevanza dei Secondary Buyout, in crescita rispetto al 2016 (24% vs 16%). In lieve riduzione, invece, il passaggio di quote di minoranza tra operatori e le cessioni di rami d’azienda di imprese straniere (4%).

Sul fronte della distribuzione regionale, la Lombardia, regione che da sempre risulta essere il principale bacino per gli operatori, nel corso del 2017 ha rappresentato il 36% del mercato. Seguono Emilia Romagna (18% del totale), Veneto (17%) e Piemonte (7%).

Con specifico riferimento alla provincia di Varese, 3 risultano essere i deal realizzati dagli operatori di private equity, tutti di tipologia buyout.

Per quanto concerne i settori d’intervento, il 2017 conferma l’interesse degli operatori verso i prodotti per l’industria (38%) e la tenuta del comparto dei beni di consumo (19%). A seguire, si rileva la presenza del settore terziario (servizi professionali ad eccezione di quelli finanziari) con l’8% e alimentare (7%). Il 60% degli investimenti è indirizzato verso imprese che non superano un fatturato di 60 milioni di euro, in diminuzione rispetto a quanto registrato l’anno precedente (69%), ma a diminuire è il peso delle realtà dimensionalmente più contenute, tra 0 e 30 milioni di euro (39% vs 48%). Cresce, invece, la presenza di imprese con fatturato compreso tra 60 e 300 milioni di Euro (34% vs 23%). I deal su aziende di grandi dimensioni hanno rappresentato il 6% del mercato.

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