2020 senza filtri

di Andrea Mallamo

La fotografa Carlotta Domenici De Luca racconta il progetto per cui finora ha raccolto quasi un migliaio di ritratti d’autore in tutti i 5 continenti

a cura della redazione

Mi piace molto stare dall’altra però dell’obiettivo, però capisco anche che e’ importante potere raccontare il mio progetto. Quindi, mettere il mio viso per far capire l’importanza di quello che sta facendo”. Carlotta Domenici De Luca, fotografa romana 42enne, spiega così perché, dopo oltre vent’anni di lavoro spesi a immortalare gli altri, si trovi ora lei al centro dell’obiettivo. Merito di un progetto internazionale che ha deciso di chiamare #iorestoincam, nell’ambito del quale ha fatto un ritratto d’autore anche al nostro direttore, Chiara Milani, alla quale ha spiegato il suo progetto durante le interviste quotidiane della nostra testata, in onda dal lunedì al venerdì alle 20.05 su Rete55. Simile, del resto, è l’idea alla base delle due iniziative. Ossia, raccontare la pandemia attraverso chi la vive in Italia e in tutti i 5 i continenti. Nel caso di VareseMese, percorrendo virtualmente le scale su cui viene girata la trasmissione per arrivare, tramite un collegamento via smartphone, ovunque ci sia una storia di resilienza da raccontare. Mentre Carlotta fa parlare i volti del popolo del pianeta terra nel 2020. Per poi racchiuderli in un progetto che “è come una capsula del tempo”, come spiega l’ideatrice: “Si tratta di shooting fotografici che io faccio in giro per il mondo per raccontare come le persone vivono questo momento particolare della loro vita, che è un momento globale, per via della pandemia. Normalmente utilizziamo una chiamata di WhatsApp e io cerco di fare un ritratto d’autore, di raccontare una storia, di dire che, anche se ci tengono separati, noi possiamo far parte di una grande famiglia”.

Quella prima videochiamata col padre

Tutto è proprio iniziato da una call con il padre. “Era il 9 marzo ed eravamo su Skype. Non utilizzavamo mai questi mezzi, io non ero abituata proprio usarli. Quindi era un po’ una una scoperta. Ho visto mio papà molto stanco, molto provato da questa situazione. Pur essendo nella stessa città eravamo comunque lontani e non potevamo vederci anche per via della sua età. Perciò, per tirarci su il morale, ho pensato di fare uno scatto: ho preso la macchina, l’ho inquadrato, ho fatto click e poi la sera, dopo ore, guardando la foto, ho capito che cosa si potesse raccontare”, ricorda la fotografa: “Potevo raccontare una storia che fosse fatta dalle persone, senza filtri. Ognuno raccontava ciò che provava, ciò che sentiva. La sensazione che avevo io era chiedermi che cosa stesse succedendo. In questo modo ogni persona fotografata entra poi a far parte di questa famiglia”.

Un migliaio di ritratti d’autore in 5 continenti

Una famiglia che peraltro diviene sempre più grande perché sono quasi un migliaio le persone immortalate finora. Soprattutto in bianco e nero. Ma anche, ultimamente, con qualche tocco di colore.“La cosa interessante è che l’80 per cento sono persone che non avevo mai conosciuto prima. Quindi, la forza della rete, della condivisione, del messaggio. È un lavoro molto, molto, molto faticoso. Sono ore e ore tutti i giorni, più o meno una decina che io passo tra la preparazione, le fotografie, la lavorazione delle immagini… perché, essendo scattate con la macchina fotografica, non è uno screenshot: è una foto che poi viene lavorata in photoshop e viene rispedita alla persona. La cosa interessante e’ che ognuno sceglie la sua foto. Decide quale rappresenta se stesso. Io potrei benissimo, da fotografa, scegliere quella che mi piace di più. In realtà, questo è un progetto corale e quindi l’idea è proprio che ognuno rappresenti ciò che vuole”.

Un racconto per immagini lungo 365 giorni

Di qui, la conclusione: il progetto #iorestoincam, che vi invito ad andare a vedere online sul mio sito, è nato appunto come un’idea per sentirmi non sentirmi sola e poi mi sono resa conto che in realtà non era un problema soltanto mio, bensì globale”. Il risultato è un lavoro di cui hanno parlato pure numerose testate giornalistiche, dall’Italia a New York. E Carlotta continuerà a scattare i suoi ritratti in videochiamata fino al 9 marzo 2021, quando saranno passati 365 giorni esatti dalla prima foto al suo papà. Consegnando così ai posteri un racconto alternativo dell’anno che ha cambiato il mondo.

GUARDA L’INTERVISTA

in foto: Anche le nostre interviste sulle scale sono immortalate nella “capsula del tempo” fotografica che sarà consegnata ai posteri per raccontare la pandemia attraverso i volti del pianeta terra

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