La gioia della preghiera

di Andrea Mallamo

Intervista a Madre Maria Cecilia Borrelli, la badessa che ha scritto la prefazione dell’ultimo libro del Papa emerito, Benedetto XVI: Per crucem ad lucem – In cammino verso la Pasqua

di Chiara Milani

Che pregare serva, Madre Maria Cecilia Borrelli non lo dice soltanto per dovere “professionale”. La badessa del Monastero di San Giuliano, a Fermo, ne ha infatti avuto la prova tempo fa. Quando, a fronte del rapimento di una bambina, pregò non “soltanto” per la sua liberazione, che avvenne. Ma anche per la conversione di chi l’aveva rapita. Finché un giorno, con sua grande sorpresa, quel sequestratore sconosciuto le scrisse dalla prigione: aveva letto un suo articolo pubblicato diversi anni prima, quando era novizia, rivolto ai carcerati in occasione di Pasqua, affinché da reclusi acquisissero la certezza che Dio è libertà interiore. Per lei, quella lettera ricevuta dalla casa circondariale fu la prova definitiva che il Signore ascoltava le sue preghiere.

Oggi, mentre viviamo una quaresima di guerra e pandemia, la monaca firma la prefazione dell’ultimo libro del Papa emerito, Joseph Ratzinger: Per crucem ad lucem – In cammino verso la Pasqua.

Lei scrive: “Anche nella valle oscura mentre il tentatore ci suggerisce di disperarci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. Di questa certezza abbiamo bisogno sempre, soprattutto nei giorni bui e di caligine”. Purtroppo, da due anni a questa parte, di giorni bui e di caligine tra pandemia e guerra ne stiamo vivendo davvero tanti: in che modo questo libro può aiutarci, può sostenerci?

Lo stesso Papa emerito ci dice che il Risorto ci precede e ci accompagna nelle strade quindi anche nella valle oscura di cui parla il Salmo 22. Perciò, dobbiamo sempre non temere proprio perché lui ci è accanto e da lui dipende la nostra speranza. Infatti a Pasqua diciamo: Cristo, nostra speranza. è risorto, alleuia. E’ lui la pace del mondo. Come dice Benedetto XVI, dobbiamo ripartire da Cristo: non possiamo prescindere da Lui e quindi dobbiamo lavorare in comunione con Lui per costruire un mondo fondato su pace, giustizia e amore. Alla fine, è ciò che tutti vorremmo, però dobbiamo costruirlo giorno dopo giorno, ma contando soltanto sulle nostre forze non ci riusciremo mai. Dobbiamo appunto rapportarci a Lui, fidandoci di Lui.

Di recente parlando con la Madre superiora di un altro istituto, lei mi ha confidato di essersi rivolta a Dio dicendo, in sostanza: “Non avevamo ancora finito la pandemia, non potevi almeno aspettare prima di mandarci la guerra?” Ecco, se lo sconforto assale anche una donna di Chiesa, si può immaginare tutti gli altri in questo periodo… allora, lei che cosa si sente di dire ai nostri lettori?

Sinceramente condivido il pensiero di questa Sorella: voglio dire che certamente, una calamità dietro l’altra, ci toglie il respiro… Ma, proprio quando non si ha il respiro, ci si aggrappa. Io vedo in questo periodo di guerra anche tanti segnali positivi, di gente che sta facendo di tutto di più per aiutare gli altri. Famiglie, istituzioni, Papa Francesco. Sui sentieri di morte io vedo dunque segnali di una rinascita.

In ogni caso, quella che stiamo vivendo è davvero una quaresima. Nel libro, Ratzinger ricorda che le tre opere sono preghiera elemosina e digiuno...

Sì, il Papa emerito richiama i sentieri spirituali. Direi che l’elemosina è la carità, è darsi da fare per gli altri e, come accennavo prima, molti lo stanno facendo. Il digiuno non è soltanto materiale: ecco, penso che tutti quelli che stanno accogliendo stiano digiunando, perché devono digiunare da se stessi, dalle proprie comodità, dai pregiudizi, per accogliere gli altri, persone che non conoscono: questa è una cosa non facile, ma molto bella. E poi la preghiera, che è molto importante: non una preghiera specifica, con qualche formula apposita, ma abbandonarsi a Lui, entrare in comunione con il Signore. Come capitò a me con il caso del rapitore della bambina, che poi si convertì, per il quale io pregai così incessantemente, sistematicamente, chiedendo a Dio di raggiunge il suo cuore. Pregavo fino a così tardi la sera quasi da assopirmi, ma io so che al Signora fa piacere vederci addormentare con il cuore rivolto a Lui.

I dubbi, insomma, possono capitare a chiunque. Anche a chi ha consacrato la sua vita al Signore. Tanto più in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo. Ma la testimonianza di Madre Maria Cecilia Borrelli ci invita alla speranza. Di cui, a prescindere dal proprio Credo, in questa Pasqua più che mai abbiamo tutti bisogno. 

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Foto: Il Monastero di San Giuliano

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