Il salvavita è servito

di Milani

Dopo le abbuffate natalizie, per iniziare in salute il nuovo anno Licia Iacoviello, professore ordinario di Igiene e Salute Pubblica dell’Università dell’Insubria, suggerisce di seguire l’antico regime alimentare mediterraneo

di Licia Iacoviello

L’insorgenza delle principali patologie croniche degenerative è fortemente legata alla rottura di un delicato equilibrio tra stili di vita e patrimonio genetico: la prevenzione è l’unica arma a nostra disposizione per provare ad armonizzarli. Oltre a stare alla larga dal fumo, il nostro campo d’azione si allarga principalmente all’esercizio fisico e ad una corretta alimentazione. Queste misure servono a prevenire non soltanto le malattie cardiovascolari e i tumori, ma anche le malattie neurodegenerative, seppure con alcune diversità.

Alimentazione per la salute

Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo studio delle origini comuni di queste patologie, scoprendo che tutte condividono un terreno comune (common soil), fattori di rischio o protezione che in qualche modo ne favoriscono o ne frenano lo sviluppo. La buona alimentazione sembra giocare un ruolo fondamentale e la dieta mediterranea rappresenta sicuramente il modello che più incarna il concetto di alimentazione per la salute.

Come le popolazioni rurali negli anni Cinquanta
Con dieta mediterranea, oggi rappresentata da una piramide in cui tutti i cibi sono compresi, ma con frequenze di consumo diverse, indichiamo l’alimentazione tipica delle popolazioni rurali del bacino Mediterraneo degli anni Cinquanta. Questo tipo di alimentazione è caratterizzato da un diffuso consumo di cibi di origine vegetale, come frutta, verdura e legumi, l’utilizzo quotidiano di cereali, possibilmente non raffinati, pesce fresco, olio extra vergine d’oliva come principale fonte di grasso e un consumo moderato di vino ai pasti principali. Carne, latticini e uova vengono invece consumati in moderazione. Insaccati e dolci solo occasionalmente.

Proteggersi a tavola
Studi effettuati in tutto il mondo hanno concordemente dimostrato che l’adesione alla dieta mediterranea si associa a una protezione dal rischio di ammalarsi e di morire per malattie cardiovascolari, tumori e malattie neurodegenerative.

Lo scudo dei nonni
Ma ha ancora senso parlare di dieta mediterranea nel XXI secolo? Il paradigma mediterraneo contemporaneo è profondamente diverso da quello che assicurava lunga vita ai nostri nonni, a cominciare dai prodotti più diffusi, come ad esempio la farina. Ora la si ottiene con procedimenti più raffinati che di fatto compromettono il contenuto di fibre che un tempo invece era abbondante. Nonostante ciò, questo modello alimentare riesce ancora a confermare il suo ruolo di scudo salvavita, come dimostrano una serie di lavori condotti recentemente in diversi contesti epidemiologici. Uno di questi è lo studio Moli-sani, che ha studiato 25mila partecipanti dalla popolazione generale. Lo studio ha dimostrato che l’adesione alla dieta mediterranea è ancora in grado di fornire notevoli vantaggi per la salute, non solo nella popolazione generale ma anche in soggetti ad alto rischio di malattie cardiovascolari, come i diabetici.

 

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