Imprese da donna

di Andrea Mallamo

Il numero maggiore di aziende femminili nel territorio è nel terziario e, in particolare, il commercio. Rispetto al resto d’Italia, qui ci sono più imprenditrici nella manifattura e meno nell’agricoltura. Ma, in generale, purtroppo la nostra provincia appare in controtendenza. Ecco la nostra analisi…

di Chiara Milani

E’ il commercio l’impresa che calza meglio alle donne. Anche nel Varesotto. A dirlo sono le statistiche.

Abbiamo infatti spulciato i dati StockView – Infocamere, locali e nazionali, per capire quali siano i settori in cui le imprenditrici sono più numerose e come la situazione si sia evoluta nell’ultimo decennio.

Numeri in calo

Purtroppo, il primo dato che balza all’occhio non è positivo. Infatti, a livello italiano, nel quarto trimestre 2019, le imprese femminili (cioè partecipate in prevalenza, ossia in percentuale superiore al 50%, da donne) attive sono state quasi un milione e 165mila, con un incremento dell’8 e mezzo per cento rispetto a 10 anni prima. Al contrario, nella nostra provincia nello stesso periodo c’è stato un calo di oltre il 14 per cento, passando da oltre 14mila a poco più di 12mila.

La possibile spiegazione

Anche se, assicurano dall’Ufficio Studi e statistica della Camera di Commercio di Varese, “il numero delle imprese femminili nel decennio riflette l’andamento delle imprese totali ed è da attribuire a un’operazione di pulizia degli archivi del Registro imprese, che ha visto negli ultimi anni la cancellazione delle società non più attive”. Di qui, la conclusione dell’ente camerale: “Quindi, il decremento potrebbe non essere effettivamente collegato a un fenomeno di tipo economico, ma ad un fatto amministrativo”.

Terziario al top

Vediamo allora quali sono i comparti attualmente più rosa sul territorio. La parte del leone la fa appunto il commercio, che tra dettaglio e ingrosso conta quasi 3mila aziende a prevalenza femminile, cioè un quarto del totale. Segue la voce generica “altre attività di servizi”, con più di 2mila imprese, cioè un sesto del totale. Quindi, gli unici tre settori a superare quota mille sono le attività manifatturiere (1.313), immobiliari (1.303) e alloggio e ristorazione (1.124). Con il risultato che il terziario la fa da padrone.

Le differenze con la situazione nazionale

Stesso primato a livello nazionale, con il commercio al primo posto, “altri servizi” al terzo e attività di alloggio e ristorazione al quarto. A differenza della situazione registrata nel Varesotto, però, in Italia sul secondo gradino del podio delle imprese femminili sale l’agricoltura, con silvicoltura e pesca. Ciò, almeno, per quanto riguarda i numeri assoluti.

Sviluppo commerciale, il centro di Varese sfiora il podio

Trend, quelli in rosa, che riflettono peraltro abbastanza quelli generali. Secondo la quinta edizione del rapporto sulla Demografia d’impresa nelle città italiane, pubblicata a febbraio da Confcommercio, Varese è al quarto posto secondo l’indice di sviluppo commerciale dei centri storici, dopo Siracusa, Matera e Iglesias. Ciò considerando la sola città capoluogo di una provincia che, come si sa, rispetto alle altre italiane è quantomeno bipolare, se non policentrica, considerando che la città più popolosa è Busto Arsizio ed esistono altre realtà significative in termini demografici ed economici, come Gallarate e Saronno.

La percentuale rosa

In quest’ambito, considerando l’intero territorio provinciale, le imprese femminili rappresentano circa un quinto di quelle totali nel commercio (mentre in Italia sono oltre un quarto), un quarto per alloggio e ristorazione (contro un terzo come media italiana) e oltre la metà negli altri servizi (come nel resto del Paese). Peraltro, le donne rappresentano quasi un quarto degli imprenditori dell’agricoltura nel Varesotto (percentuale che sale al 30% in Italia), mentre soltanto il 6,5% nella manifattura (circa un punto in più del dato tricolore).

Varesotto più azzurro della media

Il risultato è che, in totale, le imprese femminili nel Varesotto sono meno di un quinto del totale (12mila di 58mila), cioè neanche il 20, mentre a livello nazionale sono qualche punto percentuale in più (1.164.34 su 5.137.678) anche se non arrivano comunque a una su quattro.

Il potenziale inespresso

Questi i numeri. Che fotografano come ancora non sia facile per le donne fare impresa in Italia, ma ricordano anche come il nostro Paese e il nostro territorio abbiano un potenziale inespresso che, se invece coltivato, potrebbe aiutare non soltanto la popolazione femminile, ma l’economia intera. Più che mai di questi tempi, non ci pare una riflessione da poco. Ora, servono soluzioni. Che non sono mai semplici e non si possono liquidare in due righe, perché richiedono sforzo da parte di tutti. Una vera e propria impresa, che in questo caso non può essere soltanto femminile.

 

Italia

50%

La soglia da superare affinché un’azienda sia considerata femminile, in quanto partecipata in prevalenza da donne

25%

La percentuale a cui si avvicina l’impresa femminile nella media italiana, mentre nel Varesotto non arriva al 20%

Il posto dell’agricoltura nelle aziende in rosa del Belpaese, a differenza di quanto avviene nella nostra provincia, dove il settore è in quinta posizione

+8,5%

L’incremento dell’imprenditoria femminile in Italia nell’ultimo decennio. Al contrario, qui nello stesso periodo c’è stato un calo di oltre il 14%

Varese

12

Le migliaia di imprese femminile attive in provincia di Varese nell’ultimo quadrimestre del 2019, su un totale di 58mila

Il posto occupato dal terziario nella classifica provinciale rosa, calcolando commercio, attività di alloggio e ristorazione ed altri servizi

1/5

Le aziende in mano a commercianti donna all’ingrosso e al dettaglio, pari a circa 3mila, rispetto alle 14mila totali

La posizione di Varese secondo l’indice di sviluppo dei centri storici italiani, nell’ambito della demografia d’impresa pubblicata da Confcommercio

6,5%

L’incidenza delle aziende manifatturiere in mano a donne sul territorio, dove questo settore è al terzo posto per leadership femminile

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