Come giocare con niente

di Andrea Mallamo

In vista dell’estate, Luca Borsa, autore di giochi bustocco, intervista per noi il collega Andrea Angiolino, che ha scritto un libro per tornare a divertirsi all’aria aperta, come si faceva una volta. Magari sfruttando sabbia, sassolini e tanta fantasia, anche motoria

di Luca Borsa

E’ uno dei massimi esperti di gioco, avendone firmati di ogni tipo, tradotti in tutto il mondo: da quelli tavolo ai radiofonici e televisivi, ma anche per riviste e computer, enigmistici così come di ruolo. Tanto che il Ministero della Pubblica istruzione lo ha nominato Esperto inventore di giochi. Andrea Angiolino ha al suo attivo pure numerosi libri sul tema, tra cui il volume Ai bambini basta niente per giocare (Gallucci Editore), pubblicato la scorsa estate. Ora che la bella stagione è tornata, gli abbiamo chiesto d’insegnarci a divertirci senza intrattenimenti a corrente o batteria.

Come si inseriscono i giochi all’aria aperta nella crescita di un bambino?

Che il gioco in generale sia una palestra fondamentale per crescere è evidente: lo sanno perfino gli animali, che giocano con i loro cuccioli per insegnare loro i comportamenti corretti e aiutarli a esplorare il mondo. Con questa attività si esercitano l’intelligenza, l’intuito, la capacità di calcolo e quella di interagire con gli altri, il colpo d’occhio, la destrezza… In migliaia di opzioni differenti esercitiamo e affiniamo le capacità più diverse. In questo quadro il gioco all’aria aperta è fondamentale, perché si fanno cose che fra le mura domestiche sarebbero impossibili: correndo, saltando, arrampicandosi, lanciando palle e altri oggetti. Le linee guida internazionali vorrebbero che ogni bambino facesse almeno un’ora di esercizio fisico al giorno: se negli anni Ottanta e Novanta ne faceva in media più del doppio, ormai siamo ai limiti minimi. Si potrebbe obiettare che esistono le palestre, che c’è lo sport. Anche lì ci si muove. Ma quello è allenamento a fare sempre meglio una serie di movimenti ben precisi, finalizzati al risultato. Il gioco di movimento invece porta a sviluppare la fantasia motoria: cioè la capacità del corpo di rispondere in maniera pronta, creativa ed efficace a situazioni inaspettate. Le ore passate a divertirsi a guardia e ladri, a campana e a nascondino sono insostituibili. Non a caso molti di questi giochi si fanno da millenni. Il problema è che i bambini di città hanno sempre meno spazi. Un tempo si divertivano per strada, ma dalla fine dell’Ottocento è arrivato un nemico silenzioso e pericolosissimo: il tram elettrico. Dopo una serie di incidenti, spesso ahimé fatali, i grandi hanno iniziato a creare parchi gioco con aree attrezzate, a chiudere il gioco all’aperto in spazi ristretti e non sempre a portata di mano. L’avvento dell’automobile ha ulteriormente accelerato il processo e tolto la possibilità di giocare in piazze, viali e cortili ormai adibiti allo scorrimento del traffico o a parcheggi.

Che consigli puoi dare a un genitore?

Recuperare i giochi del passato. Dalla memoria propria e dei propri genitori, da libri e repertori, dalle tradizioni scout e degli oratori… Recuperate attività di movimento, da fare in tanti o in pochi: dalla corsa delle biglie sulla spiaggia, a bocce, birilli, gare a chi fa rimbalzare i sassi sull’acqua. Spiegateli ai vostri figli perché li facciano con amici e cuginetti, ma non abbiate paura a giocarci voi stessi. Soprattutto non partite con un complesso d’inferiorità verso i giochi elettronici e le App da smartphone, pensando che ormai i ragazzini vogliano solo quelli. I giochi tradizionali non sono mai superati. Ho provato di persona che il Going della mia infanzia e i cerchietti dei nostri nonni possono ancora essere molto divertenti.

Quali sono state le tue esperienze?

Nelle fiere, nelle scuole, nelle biblioteche, nelle manifestazioni di piazza, ho trovato grande entusiasmo quando ho proposto giochi all’aperto. Se in una piazza costruisco una pista di cartone per far correre i tappi di bottiglia a colpi di dito, i ragazzini mi guardano intimoriti. Lì per lì nessuno si fa avanti, c’è il timore di mostrarsi ridicoli davanti agli altri. Ma basta che anche uno solo di loro vinca la diffidenza e dia il primo colpo, e anche gli altri arrivano. In famiglia è più facile: ci sono persino giochi che non conoscevo e che mia figlia ha spiegato a me. Alla fine i più belli li ho descritti nei miei libri. Perché ci siano sempre nuovi bambini che possano giocarci, trasformarli, usarli come ispirazione per crearne ancora di nuovi.

In foto: Andrea Angioino, esperto inventore di giochi

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