La primavera del fumetto

di Milani

Ritenuto per decenni il primo fumetto mai pubblicato, Yellow Kid deve lasciare il posto a Monsieur Jabot del ginevrino Rodolphe Töpffer. Ma le origini della nona arte sono forse ancora più antiche

di Lara Bartali

Mentre gli appassionati di fumetti discutono su quale sia il primo vero fumetto della storia e se le sue origini vadano cercate nel Giappone del Settecento, negli Stati uniti o nell’Europa del diciannovesimo secolo, una spedizione archeologica porta alla luce qualcosa che potrebbe retrodatare di molti secoli la nascita di questo linguaggio.

Scavando fino alle origini

In un complesso di scavi in Giordania, sito vicino alla città di Beit Ras, sono infatti stati ritrovati, in una tomba, dei dipinti che raffigurano operai e cittadini dell’antica città di Capitolias, fondata nel primo secolo d.C. Oltre ai disegni, in questi ritrovamenti sono anche presenti delle frasi, scritte accanto ai soggetti che ne riportano i dialoghi, proprio come in un fumetto. Le oltre 60 espressioni sono scritte utilizzando l’alfabeto greco, ma la lingua parlata dalle figure è l’aramaico. Difatti, ciò che è riportato sopra le figure non sono descrizioni o didascalie, ma veri e propri dialoghi: questa caratteristica ha fatto sì che si parlasse di “fumetto”.

Gli antenati del fumetto moderno
La tomba di Capitolias non è l’unico antenato del fumetto moderno. Se consideriamo questi lavori come ci suggerisce Scott McCloud nel suo saggio Capire il fumetto – L’arte invisibile, ossia come “immagini e altre figure giustapposte in una deliberata sequenza, con lo scopo di comunicare informazioni e/o produrre una reazione estetica nel lettore”, allora la storia ci regala numerosi esempi. I più citati sono la Colonna Traiana, con la sua concatenazione di raffigurazioni che si snodano ininterrottamente lungo i 200 metri del fregio. Così come l’iscrizione di san Clemente e Sisinnio, databile intorno alla fine dell’undicesimo secolo, nella basilica di San Clemente al Laterano con un dialogo tra Sisinnio, i suoi servi e San Clemente. Oppure, ancora, l’arazzo di Bayeux, lungo più di 68 metri, che racconta gli avvenimenti-chiave relativi alla conquista normanna dell’Inghilterra del 1066, in azioni concatenate corredate da un breve commento in latino.

Lo sbarco in America
Per parlare di fumetto vero e proprio, come linguaggio codificato, dobbiamo aspettare il diciannovesimo secolo. Rodolphe Töpffer, scrittore e illustratore, iniziò a scrivere, intorno al 1827, una serie di brevi storie illustrate. Inizialmente questi racconti erano destinati ai soli suoi allievi e amici e fu solo grazie alle pressioni di Goethe che, nel 1833, venne data alle stampe una di queste storie Histoire de monsieur Jabot. Nella prefazione Töpffer scrive: “Questo piccolo libro è di natura mista. È composto da una serie di disegni accompagnati da una o due righe di testo. I disegni senza testo avrebbero un significato oscuro. I testi senza disegno non avrebbero alcun significato”, dimostrando la consapevolezza della novità del nuovo mezzo espressivo. Il suo Histoire de monsieur Vieux Bois, scritta nel 1827, fu il primo fumetto pubblicato negli Stati Uniti, nel 1842, con il titolo The Adventures of Mr. Obadiah Oldbuck.

The Yellow Kid
Richard Felton Outcault è l’autore di At the Circus in Hogan’s Alley, una serie di strisce a fumetti pubblicata a partire dal 1894 e fino al 1898. E’ ambientata in un quartiere popolare di New York, e il protagonista è Mickey Dugan, meglio conosciuto come The Yellow Kid, dal colore della sua lunga camicia da notte, unico suo abito. Inizialmente i personaggi si esprimono tramite frasi scritte su cartelli, tranne Mickey Dugan i cui dialoghi appaiono scritti sulla caratteristica veste gialla.
Yellow Kid è un bambino buffo, goffo, con grandi orecchie, denti sporgenti e privo di capelli: si esprime con termini gergali e frasi sgrammaticate. In una tavola del 1896, intitolata  The Yellow Kid and his new phonograph si esprimerà per la prima volta attraverso un balloon, la classica “nuvoletta” che da allora associamo al fumetto. La rivoluzione di quest’opera, però, non è rappresentata soltanto da ciò, bensì anche dall’introduzione di schemi espressivi innovativi, contraddistinti dalla ricerca di movimento, dall’uso dello spazio nelle vignette, dalla regia della narrazione. Yellow Kid ha anche il merito di aver trasformato il fumetto in un fenomeno culturale popolare che dagli Stati Uniti, infine, raggiungerà tutto il mondo.

Immagine: The Yellow Kid di Richard Felton Outcault

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