Estizione?

di Andrea Mallamo

Rosa Maiello, presidente dell’Associazione italiana che riunisce i templi dei libri, spiega perché a suo avviso la pandemia abbia fatto capire che non si può fare a meno delle strutture che rappresenta

di Chiara Milani

Il 2020 è sicuramente – ahinoi – un anno che rimarrà nella storia. Che effetto fa a voi, che vi occupate proprio di custodire i libri?

E’ una tragedia epocale, ma noi speriamo possa essere colta anche come un’opportunità di trasformazione per il futuro. Noi biblioteche contribuiamo non solamente ad arricchire il patrimonio di conoscenza dell’umanità attraverso la raccolta e la messa a disposizione di libri, ma anche di tante fonti diverse, pure digitali. E lo facciamo anche attraverso una serie di strategie che dovremo potenziare. Questa è la lezione appresa durante l’emergenza: come i programmi per l’information literacy, i servizi personalizzati di assistenza al pubblico nel muoversi in rete oppure nell’accesso alla rete. Perché non dimentichiamo che ci sono tante persone che ancora oggi fanno fatica ad accedere proprio al web. Quindi le biblioteche, che sono tradizionalmente luoghi d’incontro, devono riconfigurare anche i loro spazi ripensandoli in funzione futura, quando finalmente speriamo che presto la pandemia sarà superata.

 

Servono infrastrutture digitali, ma serve soprattutto un cambio di mentalità anche da parte dei bibliotecari…

Il problema principale della nostra categoria e che rischiamo l’estinzione. Nel senso che negli ultimi decenni, a causa del blocco del turnover così come del disinvestimento politico sulle biblioteche che venivano considerate un retaggio del passato. In realtà, proprio durante la pandemia, quando le biblioteche sono state chiuse, si è scoperto che non era così. Non soltanto perché molta parte del patrimonio culturale è ancora fissato su supporti analogici, ma anche perché appunto è necessaria o una mediazione culturale, che è quella che tradizionalmente le biblioteche hanno sempre fatto, in maniera neutrale e gratuita per tutti, consentendo l’accesso e l’inclusione più ampia possibile. Diciamo che, insomma, una delle lezioni apprese dalla pandemia e’ proprio che delle biblioteche non si può fare a  meno neanche nel ventunesimo secolo e a maggior ragione per garantire continuità all’accesso.

 

Intanto, però, stando al rapporto annuale appena pubblicato dall’Unione europea, le competenze degli alunni italiani per quanto riguarda la lettura calano ancora…

Guardi, non è incoerente con lo scarso investimento sul servizio bibliotecario pubblico di base, benché le biblioteche pubbliche, ad esempio, siano attivissime. Noi al abbiamo fondato insieme a due associazioni di pediatri il programma Nati per leggere che si rivolge proprio alla fascia di età 0-6. In quanto dalla nascita bisogna cominciare ad attuare strategie di promozione della lettura, perché tutte le ricerche e studi fatti nel settore hanno mostrato come la lettura a voce alta fin dalla prima infanzia favorisca il benessere del bambino e lo avvicini a comprendere, a leggere la realtà. Ecco, il discorso è questo: la lettura è fondamentale perché aiuta a leggere la realtà, a essere cittadini attivi, a costruire il proprio futuro.

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