Stanchezza surrenale: falsi miti e l’importanza di una diagnosi clinica. Maria Laura Tanda, professore associato di Endocrinologia all’Università dell’Insubria, tratta per la nostra rivista il delicato argomento
Chi non conosce la sensazione di avere le batterie scariche ed essere totalmente privo di energia? E cosa c’è di più naturale di dover di riposare?
Bufale in rete
Quando la stanchezza sembra non lasciarci mai e condiziona la nostra vita, però, pensieri e domande ci assillano: che cosa mi succede? Sono malato? Mi ammalerò? Domande che il medico sente rivolgersi quotidianamente e alle quali rischia talora di rispondere superficialmente, inducendo il paziente a cercare risposte, non in se stesso o nella medicina, ma “altrove”. Negli ultimi anni sul web viene evocata un’ipotetica sindrome da “stanchezza surrenale”, definizione coniata nel 2001 dal naturopata e chiropratico James L. Wilson, che imputava – ad esito di un protratto stress (fisico, emotivo o mentale) – un esaurimento funzionale delle ghiandole surrenaliche. I surreni sono due piccole ghiandole appoggiate ai reni tipo cappello frigio, le quali producono numerosi ormoni coinvolti in processi vitali e di adattamento all’ambiente, tra cui i più conosciuti sono l’adrenalina e il cortisolo. L’idea di “stanchezza surrenalica” è stata ripresa , perlopiù da figure esterne all’ambito medico e scientifico, attribuendo ad “esaurimento surrenalico indotto dallo stress” una sindrome caratterizzata da stanchezza cronica, intensa irritabilità, alterazioni del sonno, del peso, e ricerca di cibi dolci e salati.
Il reale effetto dello stress
Questa definizione ha però una falla molto profonda poiché si fonda su basi esattamente opposte alla fisiologia del sistema ormonale: infatti, quando l’organismo è sottoposto ad intensa stimolazione fisica o psichica, le ghiandole surrenali non si esauriscono. Al contrario, sono indotte a produrre più cortisolo, in quanto deputate per loro stessa natura a fronteggiare questa condizione stressogena. Ciò che semmai causa danni all’organismo è la cronica esposizione a un eccesso di ormoni surrenalici in risposta ad uno stress prolungato. Una revisione sistematica degli studi su soggetti nei quali era stata formulata diagnosi di “stanchezza surrenale” (Cadegiani F., BMC Endocrine Disorders 2016) ha recentemente confermato la sostanziale inconsistenza di tale entità clinica, che appare pertanto priva di basi scientifiche.
Attenti alle terapie fai-da-te!
Nondimeno, la diffusione mediatica di queste teorie induce molti ad assumere costose terapie” fai-da-te”, con integratori omeopatici di nessuna utilità, o addirittura con farmaci cortisonici che, fuori indicazione e controllo medico, possono provocare effetti deleteri sul metabolismo, sull’osso e sulla psiche. E’ cruciale, pertanto, capire quando una condizione di astenia persistente dipenda da uno stile di vita incongruo, (un’alimentazione sregolata o povera di verdure e frutta, poca attività fisica aerobica, poche ore di sonno e/o poco efficaci, un uso protratto fino a notte del computer o del cellulare, un lavoro stressante o eccessivo..), e quando invece la stanchezza sia un sintomo di una reale malattia.
Quando la stanchezza è davvero sintomo di una malattia
Alcune cause patologiche sono comuni e relativamente facili da individuare, con un semplice check-up o un esame cardiaco. Altre ormonali, più rare, possono effettivamente coinvolgere i surreni e devono essere sempre tenute presenti dal medico, anche al fine di prevenire vere emergenze cliniche in caso di eventi precipitanti. I surreni infatti possono essere bersaglio di processi autoimmuni, infettivi, deficit enzimatici, di farmaci o altre cause che possono danneggiare il tessuto ghiandolare, o essere coinvolti in malattie più complesse a partenza dalla ghiandola ipofisaria, che è il centro di comando della maggior parte degli ormoni prodotti dal nostro organismo.
Una patologia grave, ma rara
C’è però da sottolineare che l’insufficienza surrenalica, sia che dipenda da una distruzione della ghiandola sia da una sua mancata stimolazione, è una condizione grave, che espone a rischio per la sopravvivenza, ma è tuttavia rara: il numero di persone colpite è stimato in meno di 5 casi ogni 10.000 persone e si calcola che in Italia vi siano 15.000-25.000 persone affette da queste patologie.
Parola d’ordine: rallentare
Pertanto, una volta sospettata, tale diagnosi deve essere confermata con assoluta precisione attraverso strumenti diagnostici congrui e curata in maniera adeguata sotto stretto controllo medico. Ciò che invece dovrebbe essere obiettivo comune – questi ultimi mesi ce lo hanno ricordato – è ricercare uno stile di vita più sano, sicuramente in grado di migliorare stanchezza, alterazioni metaboliche e dell’umore, ma soprattutto rallentare e ricaricare le energie attraverso strategie di abbattimento dello stress riappropriandosi per quanto possibile di spazi per la vita personale e sociale.