Piccoli giganti [Guarda il VIDEO]

di Andrea Mallamo

Chiusi nella propria abitazione, con lunghe file fuori dai supermercati, ai tempi del Coronavirus molti cittadini – soprattutto, ma non soltanto, anziani – sono stati salvati dalle botteghe sotto casa, che stanno consegnando la spesa a domicilio, anche correndo a imparare nuovi strumenti per affrontare la crisi. Ma qual è la realtà del Terziario in provincia di Varese? Abbiamo spulciato tra i numeri. Ecco che cosa abbiamo scoperto

di Chiara Milani

Sono quasi 20mila, le vetrine dei negozi che illuminano le città del Varesotto, a cui si sommano le insegne di oltre 5.500 tra bar, ristoranti e alberghi. La maggior parte di queste luci, nel periodo del lockdown, si è spenta. Ma molte stanno garantendo lo stesso il servizio per i cittadini chiusi a casa. Consegnando la spesa a domicilio, per quanto riguarda le attività alimentari. Oppure continuando a prendere ordini online, non soltanto per lo “shopping da noia” che tanto ha fatto lamentare i corrieri. Bensì pure per molte piccole, grandi necessità della vita quotidiana. Senza dimenticare ristoranti e pizzerie, che stanno portando le prelibatezze direttamente a casa, anche tramite alcune App.

Boom delle consegne a domicilio

Per via dell’emergenza sanitaria, un po’ tutte le zone del Varesotto stanno potenziando il servizio a domicilio, con svariate iniziative. Definire il numero esatto dunque è difficile, ma, soltanto considerando a titolo esemplificativo le principali città, secondo i dati di Confcommercio a fine marzo nel capoluogo di provincia e a Saronno avevano assicurato le consegne una ventina di attività (pari alla somma di quelle nel Luinese), a Gallarate una cinquantina e a Busto Arsizio una settantina: dagli alimentari ai prodotti per animali, dall’ottica all’igiene, dall’abbigliamento alle cartolerie, dall’informatica alle farmacie.

Corsi gratuiti online quotidiani per affrontare la crisi

Numeri peraltro destinati a crescere, in quanto in continuo aggiornamento. Senza contare che, per aiutare coloro che fino ad ora non avevano dimestichezza con gli strumenti per portare i prodotti a casa del cliente, ad aprile Confcommercio ha fatto partire online corsi gratuiti quotidiani. Facendo così spesso scoprire un universo che, senza la necessità indotta da questa emergenza, tanti negozianti non avrebbero forse mai esplorato.

Più negozi nel Basso Varesotto, meno nell’Alto

Quante attività riusciranno a sopravvivere dopo questa crisi è però impossibile stimarlo al momento. Possiamo però dare un’occhiata a qual era la situazione pre Coronavirus per avere un’idea di quanto queste imprese siano presenti nelle singole aree e dunque dell’impatto economico che la crisi del commercio e dei servizi potrebbe implicare. Dati Infocamere alla mano, se seguiamo la stessa suddivisione territoriale dell’associazione dei commercianti, emerge che nel Basso Varesotto la concentrazione di negozi è superiore rispetto all’Alto Varesotto: si va da 1 vetrina ogni 42 abitanti nella zona di Busto e del Medio Olona e in quella del Gallaratese all’1 ogni 56 nel Luinese, passando per l’1 ogni 43 nel Saronnese e 1 ogni 49 a Varese e dintorni.

Lago e Malpensa attirano imprese di alloggio e ristorazione

Al contrario, se si parla di attività di alloggio e ristorazioni, è il lago a farla da padrone, con 1 impresa di questo tipo ogni 120 cittadini nell’area di Luino. Fanalino di coda, Busto con il Medio Olona, con 1 ogni 190. Al secondo posto la zona di Gallarate con lo scalo di Malpensa (1 ogni 152 residenti), al terzo Varese (1 ogni 162), a quarto Saronno (1 ogni 159).

Il Terziario vola attorno a Malpensa, plana verso la Svizzera

Per quanto riguarda poi il Terziario in generale, sempre guardando i dati Infocamere, sono oltre 48mila le imprese presenti nel Varesotto. Seguendo lo stesso criterio di suddivisione territoriale, le aree della provincia con la concentrazione più elevata, con 1 attività ogni circa 17 residenti, sono le zone del Gallaratese, comprensiva dei centri urbani all’ombra dell’aeroporto (pari a un totale di 13.200 esercizi per 221.500 cittadini suddivisi in 23 centri urbani), e di Busto Arsizio e il Medio Olona (dove si registrano oltre 9.250 esercizi che servono 157mila abitanti in 9 Comuni).

Simile la situazione, sempre nel Sud della provincia, nel Saronnese, con 1 impresa ogni 18 abitanti (pari a quasi 5.500 imprese su una popolazione di circa 97mila abitanti in 6 Comuni).

Mentre l’area del capoluogo di provincia – a cui fanno capo, oltre a Varese, altri 72 centri – vede 1 attività ogni 20 persone (17.700 attività spalmate su oltre 350mila residenti).

Con circa 2.700 imprese commerciali e di servizio per poco meno di 62mila cittadini in 28 Comuni, il Luinese è l’ultimo in classifica, una densità pari a un’attività ogni 23 abitanti. Insomma, più ci si allontana dall’aeroporto di Malpensa verso il confine Svizzero, più diminuisce la presenza del terziario.

Gallarate “capoluogo”

Guardando le sole 5 città principali, il capoluogo del Terziario in rapporto alla popolazione è Gallarate, con 1 attività ogni circa 11 abitanti, segue Varese con 1 ogni 12, medaglia di bronzo ex aequo per Saronno e Busto, con 1 ogni poco meno e poco più di 14 residenti, mentre la quinta e ultima posizione è occupata dalla piccola Luino, con 1 impresa ogni oltre 17 persone.

Il vaccino che (ancora) non c’è

TAGLIATO IL PRIMO CAPOVERSO Mentre i ricercatori effettuano la corsa contro il tempo per trovare il vaccino salvavita, bisognerà dunque capire se qualcuno troverà la cura per far sì che, passata l’emergenza sanitaria, i cittadini continuino ad essere serviti con la stessa capillarità a cui si era abituati da queste parti. In ballo non c’è soltanto la comodità, ma posti di lavoro e la vitalità e vivibilità del nostro territorio.

 

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