Rudy Casati, floral designer di fama internazionale, racconta com’è nato il suggestivo allestimento floreale a sua firma nel castello di Chaumont sur Loire: un lavoro che definisce “un’avanguardia artistica rispetto ai fenomeni commerciali”
di Marco D. Introini
Esistono -,e sono esistite – donne capaci di incidere un solco nella storia: con la loro vita, le loro azioni, i loro pensieri, il loro stile di vita.
Una figura di questo tipo, per molti aspetti estremamente controversa, è Caterina de’ Medici. Proprio di lei abbiamo parlato con Rudy Casati, floral designer di fama internazionale, che il mese scorso ha realizzato nella splendida cornice del castello di Chaumont sur Loire, un allestimento floreale di grande impatto in quella che fu la camera da letto della regina consorte di Francia.
Come valuta questa figura storica così importante soprattutto per i francesi?
Fino a poco meno di un secolo, fa l’opinione pubblica francese la riteneva una donna sanguinaria, molto capace, ma anche molto ferma nell’esercitare il potere. Più di recente, invece, è emersa come persona molto rivolta a cercare di conciliare cattolici e protestanti per costruire qualcosa insieme. Il tutto in tempi piuttosto difficili e con alle spalle una situazione famigliare che potremmo eufemisticamente definire complicata, di cui talvolta lei stessa è stata vittima. Anche se, probabilmente, la verità in merito ad alcune sue azioni, quali la Notte di San Bartolomeo, non verrà mai a galla, da italiano ho voluto affrontare orgogliosamente la sfida di decorare gli spazi della sua stanza, portando una nuova luce a dissolvere le tenebre che da troppo tempo gravano sulla sua figura. Si tratta di un progetto importante incluso nel Festival international des jardins, che per il terzo anno ha inserito l’arte floreale in quello che è uno dei più importanti festival mondiali dedicato alla creazione, all’immaginazione, alla poesia e alla natura, tanto che ospita ogni anno paesaggisti e progettisti provenienti dal mondo intero.
Ci parli della sua idea creativa
Il mio obiettivo è stato quello di fare rivivere gli antichi arazzi e trasformarli in qualcosa che potesse fare affiorare le emozioni e le sensazioni di quel tempo, attraverso l’uso del colore del materiale floreale e andando a ricreare le stesse texture. Ho usato colori regali: il rosso, il blu Cina, il bordeaux, ma non ho voluto aggiungere l’oro perché poco presente in arredi e suppellettili. Inoltre, mentre per i fiori recisi sono assolutamente avverso alle colorazioni artificiali, ho voluto elaborare materiale essiccato perché molto affine al contesto. Importante è stato l’effetto dell’inserimento di materiali come la clematis Vitalba, perchè ha creato una texture neutra di colore e ricca di trasparenze, ma che comunica anche un che di antico e polveroso. Rendere vivi gli arazzi attraverso luce e colore, dando al tutto un importante tridimensionalità, è stata la vera sfida.
Pochissimi erano i floral designer selezionati e invitati a fare parte di questo splendido progetto di ampio respiro: come si è trovato a lavorare con colleghi provenienti da diverse parti d’Europa e con differenti background?
Lavorare con colleghi di alto lignaggio è sempre fonte di ispirazione e di stimolo per cercare nuove frontiere, senza fossilizzarsi su uno stile troppo personale, ma anzi cogliendo l’occasione di questi scambi per mettere a punto nuove linee, confrontandosi in maniera costruttiva. A livello internazionale, nella fioristica, le varie correnti sono divise per scuole o per provenienza geografica, che ne contraddistinguono le peculiarità. Trovo sbagliato chiudere i discorsi stilistici in maglie geografiche e mi sforzo di essere scevro di pregiudizi. Ritengo queste manifestazioni di alto livello come una sorta di avanguardia artistica, che spesso precorre i tempi, rispetto a quelli che sono i fenomeni commerciali, con caratteristiche che si palesano anni dopo.
Dalle foto, diremmo che il risultato parla da solo, bravo Monsieur Casati.