Il giardinaggio assistito è una delle ultime frontiere della tecnologia per assicurare acqua e luce alle piante con sistemi completamente automatizzati. Il nostro esperto del mondo green, Marco Introini di Gallarate, spiega perché possono essere un buon primo passo per appassionarsi alla cura del verde, con i suoi molteplici benefici
di Marco D. Introini
Una delle ultime frontiere della tecnologia pare sia il giardinaggio assistito, complice il fatto che si è molto distratti dalla quotidianità, dal rincorrere gli impegni di lavoro, gli appuntamenti e la socialità (anche se online), si dedica sempre meno tempo alla cura delle persone, delle cose, della fauna e della flora. Ma se trascurare un animale da compagnia è pressoché impossibile, dato che quest’ultimo si fa subito notare, con le piante la faccenda è un po’ diversa. Così che, se non ce ne occupiamo, quando ci accorgiamo del problema, il più delle volte il danno è irreversibile.
Quando il giardino diventa “intelligente”
Per colmare le nostre lacune e la nostra pigrizia, sono nati i cosiddetti “giardini ed orti smart”, che puntano a non fare mancare alle nostre piante le cure di cui hanno bisogno: principalmente, luce ed acqua. Intanto cominciamo col dire che la coltivazione non avviene in terra, ma con tecnica idroponica o con capsule già contenenti semi e substrato. Quindi, non vi è produzione di polveri o di sporcizia. L’impianto di luci è a led che mutano di colore per simulare la luce solare nei diversi momenti della giornata e il sistema idrico è fatto per ottimizzare l’assorbimento in funzione della crescita delle piante.
Si tratta, perciò, di un sistema pienamente automatizzato, che si occupa di tutto tramite timer e sensori e a prova di distrazione: si può praticamente avere un piccolo orto domestico anche senza avere il pollice verde e fare crescere aromatiche, lattuga, prezzemolo, peperoncini, basilico, fragole e altri frutti rossi senza prendersi cura di nulla, spesso gestendo tutto via App.
Scegliere un “orto intelligente” per casa propria dipende quindi dalle esigenze e dallo spazio che gli si vuole dedicare, tenendo comunque presente che i contenitori normalmente non sono molto grandi. Inoltre, tenendoli in casa, non c’è il rischio di contaminazione da agenti inquinanti e smog.
Cresce l’ortoterapia
Tutto accattivante secondo voi? Secondo me no, perché il processo di crescita diventa asettico, quasi da laboratorio, si perde molto il contatto con la natura e la stagionalità. Poi viene a mancare la parte più stimolante di tutte, ovvero sporcarsi le mani e sentirsi artefici del proprio risultato. Così la coltivazione viene derubricata a qualcosa di simile a un processo industriale, privandoci quindi della gratificazione di aver prodotto del cibo con il nostro “lavoro”, sempre se di lavoro si possa parlare.
In fin dei conti, trovo più accattivante l’avvicinarsi alla natura e non il prenderne le distanze, i benefici anche psicologici sono molto più tangibili nel primo caso, se pensiamo che una pratica che sta diventando sempre più frequente in campo terapeutico è l’ortoterapia.
Negli Stati Uniti addirittura è entrata a far parte dei programmi presso le facoltà di medicina, poiché guida il paziente verso la riabilitazione fisica e psicologica, spesso provata da stress e altre patologie più complesse. Le evidenze scientifiche parlano di miglioramento della circolazione, aumento del livello di serotonina e vitamina D, migliore postura e fluidità nei movimenti. I pazienti trattati vanno dai casi di ansia e depressione ai malati di Alzheimer, per poi essere indicata pure per anziani e bambini iperattivi.
La tavola green
In definitiva se pensiamo agli smart garden, cerchiamo di pensarli come la porta d’ingresso per avvicinarsi al mondo della natura, ma poi, una volta appassionati cerchiamo di curare le piante con le nostre mani, la nostra passione e il nostro tempo. Il giovamento sarà tangibile. E avremo anche sempre qualcosa di buono e fresco per la nostra tavola.