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di admin

di Marco D. Introini

“Basta vasi di plastica”

Il tema dell’edizione di quest’anno di Filosofarti, “limite e illimite”, mi fornisce un assist straordinario per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e che credo colpisca la sensibilità di molti.

Piccole, grandi azioni

Tutti noi proveniamo dalla stessa madre, una madre che è all’origine di tutte le forme di vita esistenti sul nostro pianeta, Madre Natura. Per quanto possiamo pensare che essa non abbia limiti di nessun genere, in realtà, col passare del tempo, ci stiamo accorgendo con grande evidenza che invece ne ha eccome. Sentiamo sempre più di frequente sui media parlare di transizione ecologica, cambiamenti climatici che inducono disastri, estinzione di specie, allarme inquinamento… ma, al di là dei massimi sistemi, si fa sempre a mio giudizio, uno sforzo troppo contenuto invece per darci dei veri e propri limiti. “Paletti” nella vita quotidiana, piccole azioni che comunque nel lungo periodo possono produrre veri cambiamenti.

Quella esagerata voglia di esotico

A tal proposito, si è da poco conclusa l’ultima edizione di MyPlant & Garden, la fiera che è la cartina di tornasole del mondo green. Un dato che certamente deve fare riflettere è il volume di piante e fiori importati dai Paesi extra UE, pari a 4,1 miliardi di euro di fiori recisi e ben 4,5 miliardi di euro di piante in vaso, in un mondo, quello del giardinaggio che si configura sempre più come un fenomeno urbano, sostenuto da nuove proposte, tecnologie, reti di vendita sempre più capillari e digitali, realizzazioni immobiliari che contemplano quote di giardini, logge, balconi e terrazzi che oramai sono la stanza in più di ogni abitazione, resa ancora più indispensabile dal lungo lockdown.

Verde sì, ma non a km 0

Quindi, una passione per il verde in forte aumento, ma ancora poca attenzione a un approccio a chilometro zero. Ecco perché ci vorrebbe un cambio di paradigma anche nel mondo del giardinaggio: cercare un po’ meno l’esotico a tutti i costi, privilegiando ciò che è locale o, meglio ancora, le specie autoctone. Puntare a limitare l’uso di fitofarmaci a favore della lotta biologica ai parassiti oppure il ricorso a tecniche colturali meno impattanti con meno produzione di CO2, comprando i prodotti in stagionalità. Limitare e di molto lo scarto dei vasi di plastica, che a differenza dei vecchi vasi di coccio, che potevano diventare utili anche da rotti per creare drenaggi, non sono più riciclabili, in quanto realizzati già con plastica di recupero.

Come “dissetare” i fiori in modo più green

Anche nel modo floreale un cambiamento è già in atto, ma va ulteriormente consolidato, ovvero limitare l’uso della spugna fenolica (quella per i fiori) a favore di fissaggi dove i fiori possano avere un assorbimento idrico diretto, per esempio in vasi o in ampolle di vetro, come nelle foto che vedete in queste pagine.

Stagionale è bello

Come sempre il cambiamento inizia da noi, con quelle piccole attenzioni all’ambiente che poi condizionano anche il mondo della produzione e del commercio. Cominciamo a darci qualche piccolo limite, sforziamoci di incentivare tutto ciò che è locale, evitiamo ove possibile l’ingordigia per l’esotico e il fuori stagione: pensiamo a quanto di bello c’è intorno a noi, anche dal punto di vista botanico, poiché non possiamo contare su risorse illimitate. Madre natura ci osserva.

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