Marco Introini, floral designer di Gallarate con alle spalle anche esperienze in Rai, riflette sul ruolo da comparsa delle tematiche verdi nei programmi televisivi e online, nonostante la tanto sbandierata attenzione per l’onda green che sta toccando le coscienze dei giovani e non solo
di Marco D. Introini
“Sarebbe bella una fiction basata sul Guerrilla Gardenig”
A essere onesti, le mie aspettative rispetto alla programmazione televisiva o ai contenuti delle varie piattaforme online sono poco allineati al mainstream: diciamo che i miei interessi sono diversi da quelli dell’utente medio. Proprio per questo motivo, fatico a trovare contenuti che escano un poco dagli schemi precostituiti e di grande seguito. Pochissimi, ad esempio, sono i programmi incentrati sulle attività a più diretto contatto con la natura, se si escludono i documentari.
Format deludente
Se è vero che abbondano in maniera quasi stucchevole le trasmissioni di cucina, poco o nulla si trova sul giardinaggio e l’arte floreale, relegati normalmente in rubriche di programmi pseudo generalisti o, per dirla alla Baudo, nazional popolari.
Per anni i canali televisivi ci hanno propinato questi argomenti con personaggi poco autorevoli, poco informati e spesso al limite della mediocrità, il taglio più o meno green era dato semplicemente dall’abbigliamento indossato dal conduttore.
Poi, per fortuna, sono arrivati un paio di programmi nel fine settimana, con un po’ più di approfondimento e un taglio più informativo, ma anche lì giardinaggio e arte floreale sono stati messi un po’ a caso, una tantum. Se ci si sposta poi sulle pay tv, o sulle piattaforme web, a parte qualche rara eccezione, i format non cambiano granchè.
Educare anziché intrattenere
Questo mi fa riflettere sul fatto che, evidentemente, alla faccia della tanto sbandierata attenzione all’ambiente di facciata, l’approccio alla natura nelle sue varie forme e a tutte quelle attività ad essa correlate non è di grande interesse per chi i programmi li produce. Non si trovano approfondimenti che, ad esempio, stimolino comportamenti virtuosi nell’esplorazione della natura: sono bellissimi i documentari del National Geographic, ma programmi che insegnino ad avventurarsi con consapevolezza in percorsi naturali non se ne vedono granchè e infatti la cronaca ci racconta spesso di turisti imprudenti che finiscono nei guai nei boschi o in montagna.
La finta vita selvaggia
I reality, che mostrano una “finta” vita selvaggia, documentandola morbosamente nelle forme più pruriginose, in realtà non migliorano l’approccio delle persone con la natura, non puntano ad informare, ma a distrarre.
Proposte “verdi”
Sarebbe bello ed interessante vedere ad esempio una fiction sul Guerrilla Gardenig o qualche serie tv educativa per i piccoli, per avvicinarli alla cura delle piante: tutte le esperienze che ho fatto con scuole primarie sono sempre state di grande successo, tipo le varie edizioni del Plant Fascination Day: una specie di Art Attack, ma in chiave green, per i più piccoli. Oppure, ancora, non sarebbe bella, una serie televisiva di orientering nella natura, che insegnasse come fare turismo consapevole? O un contest che invece che di cucina si occupi di fiori? Che dire di una serie sulla vita di adolescenti in fattoria a curare gli animali, invece che alle prese con canto e ballo?
Di esempi se ne potrebbero fare molti…
L’estinzione del sapere comune
Chi si occupa d’informazione dovrebbe rendersi conto che quello che una volta era il “sapere comune” nell’approcciarsi alla natura, nella quotidianità della vita cittadina, è andato in molti casi perduto e bisogna ricostruirlo con tempo e passione.
E chissà che non ne venga fuori pure una televisione più interessante e meno banale.
In foto: Marco Introini nel 2009 in Rai