Andreas Kipar, fondatore dello studio internazionale di architettura Land, ci parla della direttrice Milano-Varese come laboratorio di riqualificazione sociale, economica e ambientale che, partendo dal Mind (Milano Innovation District) là dove c’era l’Expo, arrivi fino a Lugano
di Chiara Milani
“The future is in the countryside”. Ossia: il futuro è in campagna. Andreas Kipar, fondatore dello studio di architettura internazionale Land, lo ripete più volte con convinzione. Nel suo studio in centro a Milano, dove ci riceve, ci illustra la sua vision per il Varesotto, che frequenta da trent’anni.
L’inizio di una nuova era
“Notiamo che fuori dalle aree metropolitane si sta sviluppando qualcosa e va aiutato. Questo fa una buona politica del territorio”, chiarisce subito il paesaggista con inequivocabile accento tedesco: “Due sono i termini che ci interessano: vocazione del territorio e delle persone. E questo è da sempre un ambiente unico: non a caso i milanesi, appena potevano, andavano tutti nella Città Giardino Varese, che ha perso questo smalto, ma si sta lentamente riprendendo”. Quanto alle persone, incalza Kipar, “quest’area ha sempre avuto gente che ha saputo plasmare il proprio habitat”. Di qui, la convinzione che “inizi una nuova era”.
Non solo Tav: ode alla lentezza
“Non bisogna dunque concentrarsi soltanto su autostrade e Tav, ma impostare un nuovo sviluppo”. Kipar cita l’Unione europea: “Ha tante pecche sicuramente, ma ha tra i lati positivi il fatto che anticipi i fenomeni: il tema delle infrastrutture verdi fu pensato da un’italiana nel 2013. Oggi siamo nel 2019 e cominciamo a renderci conto che i finanziamenti del futuro saranno lì, per una mobilità dolce, per una riqualificazione del territorio, per un rilancio dei paesaggi produttivi”. Quindi, il commento: “L’Italia ha bisogno di tante piccole infrastrutture, non soltanto di velocità, ma anche della virtù della lentezza”
Una nuova infrastruttura verde
L’architetto è dunque fiducioso: “Serve un’architettura che evidenzi il paesaggio produttivo, opere che ti invitino a vedere il paesaggio da dentro. Noi, forti dell’esperienza di riqualificazione di tanti territori in Italia e in Europa, abbiamo detto: questo è il grande tema, una grande lunga infrastruttura verde che parta dal fiume Olona, dove abbiamo un po’ la valle dorata, perché siamo alla fine dell’abbandono e all’inizio della riscoperta”.
Il Mi-Lu, dieci anni dopo
A dieci anni di distanza dalla presentazione del Mi-Lu, 75 chilometri di potenziale infrastruttura verde tra Milano e Lugano, Kipar dunque non si scoraggia: “Il Canton Ticino si è attivato. Ora ci interessa la Lombardia e una visione di una nuova rete con azioni che partano da lì. Com’è possibile che non si riesca riesca a vedere questo come un nuovo lavoro, metà risanamento e metà startup, innovazione?”. Oggi, peraltro, uno strumento ci sarebbe, assicura l’esperto: “La Regione potrebbe chiedere, insieme con i Comuni, tanti finanziamenti per iniziare a fare qualche bonifica, qualche percorso, bypass, da cui partano rigagnoli, nuove cellule di vita che iniettino energia a tutto il territorio. E’ una strategia di rivitalizzazione”.
Oltre Mind, la Silicon Valley europea
“Al Governatore Fontana ho potuto dire: ora il tempo è maturo per una sintesi tra ambiente, cultura, identità e il tessuto insediativo”, prosegue il professionista: “Noi con il Mi-Lu dobbiamo pensare in grande. Ma questo è tempo di paura, allora bisogna essere più moderati. Come Mozart: allegro, ma non troppo. Adesso però abbiamo anche, oltre a Varese e l’aeroporto di Malpensa, il Mind che, dove c’era l’Expo, diventerà la Silicon Valley europea”.
Il Varesotto brilla per assenza
Peccato che, tra le visite istituzionali al salone del verde Myplant & Garden, il Varesotto che tanto punta sul turismo verde abbia brillato per assenza (alla presentazione dell’evento, soltanto il Comune di Saronno risultava iscritto). E dire che al convegno Oltre Mind, che si è tenuto alla fiera di Milano-Rho nell’ambito di questa manifestazione, sono anche state presentate le linee guida per le città verdi, con la sigla dell’accordo tra l’Associazione italiana architettura del paesaggio e Green City Italia, che è presieduta da Kipar e di cui Varese fa parte.
Tutti a (V)Arese
“Dove va la gente a vivere?”, invita però a riflettere il paesaggista: “Mica tutta a Milano, ma ad Arese, che ha fatto quello che Varese negli anni buoni non ha fatto: ha creato residenze per gli stranieri, con case con giardino, mentre Varese ha le ville. Qual è il prodotto che oggi possiamo offrirgli? Un paesaggio bellissimo. Da percorrere in bici o a piedi lungo passeggiate ciclopedonali. Le giovani famiglie se oggi posso scegliere perché devono infilarsi qui a Milano, dove un appartamento costa il doppio, anziché andare a Varese, dove potrebbero avere tutto? Questi sono benefit territoriali da valorizzare”.
Canton Ticino più veloce della Lombardia nell’andamento lento
E se la Lombardia è rimasta ferma al palo, il Canton Ticino invece si è mosso: “A Lugano, dove si sono attivati, ci hanno chiesto di pensare non più in termini di infrastruttura-insediamento-paesaggio, bensì al contrario: paesaggio-insediamento-infrastruttura”, sottolinea l’architetto. Altrimenti, come accade in Svizzera, spesso le persone hanno la natura accanto, ma la sentono lontana. Con un intervento piccolo, la natura si avvicina e loro se la sentono sotto casa.
Il triangolo virtuoso
Ecco dunque il modus operandi suggerito da Kipar: “Per collegare i gate metropolitani di Lugano e Milano attraverso il Varesotto serve un triangolo: la cittadinanza, perché se è indifferente… L’amministrazione, che sappia soddisfare i bisogni della popolazione e a, un certo punto, una politica che sappia giocare le carte delle mediazioni per trovare le risorse necessarie. E’ un messaggio inclusivo, che non cala dall’alto, ma può essere fatto soltanto dalle persone”.
Città Giardino, brand internazionale senza saperlo
Quello dell’architetto di origine tedesca è un invito per tutta la provincia: “Pensi a Castellanza, che con l’università nel parco ha avuto un’iniezione di qualità. Però Varese ha un immagine mondiale che gli altri non hanno, perché anche in America conoscono la Città Giardino. Questo non è da sottovalutare, quando si ragiona in termini di presenze turistiche. Ci vuole però più aderenza al territorio, perché per vedere Villa Panza arrivano anche da New York, ma il territorio sembra chiedersi ancora se questa realtà lo riguardi. Eppure il Colle di Biumo è come Bergamo alta: un gioiello. E noi abbiamo bisogno anche di attrattori. Possono essere le Ville Ponti, la Birreria Poretti, la sorgente del fiume Olona: più elementi di questa dimensione abbiamo, meglio è”.
In foto: L’architetto paesaggista Andreas Kipar