Lo tsunami invisibile
Perché ne usciremo più forti
Camilla Callegari, docente di Psichiatria all’Università dell’Insubria di Varese, ci parla di come stiamo già reagendo con capacità d’adattamento alle nuove regole e abitudini destabilizzanti
di Camilla Callegari
Nell’epoca globale delle distanze praticamente annullate, della valorizzazione estrema delle relazioni sociali, dei contatti, degli scambi transoceanici, degli spostamenti di massa, il Coronavirus, tsunami invisibile, travolge velocemente e silenziosamente: impone nuove regole e abitudini impensabili, destabilizzanti, potenzialmente disumanizzanti, con distanziamento, isolamento, sofferenza in solitudine. Insomma realizza, complessivamente, una dimensione irreale, rallentata, immobile, da film di fantascienza con personaggi reali.
Che cos’è la resilienza?
Resilienza è una parola ormai nota che passa sulle labbra di esperti e non per definire quella capacità dell’uomo, in parte innata, ad affrontare le avversità della vita e a superarle e, non solo ma, come molto meno spesso viene precisato, a uscirne rinforzato o addirittura positivamente trasformato. La resilienza è sostenuta soprattutto dalle relazioni umane favorevoli e intaccata dalle condizioni esistenziali disagiate.
Lontani proprio ora che dovremmo essere vicini
Ognuno nel suo contesto o ruolo sociale, sta dando dimostrazione di resilienza impensabilmente grande, nonostante essa sarebbe meglio rinfrancata dall’esatto contrario: vicinanza, comunione, affetti, socializzazione, serenità. Per molti invece la fatica è estrema e per moltissimi altri la sofferenza e la deprivazione sono intollerabilmente angoscianti. Qualcuno può anche non farcela.
Tre stratagemmi preziosi
Meglio evitare suggerimenti, ma descrivere alcune situazioni sempre più comuni che sono già di per sé stratagemmi positivamente adattivi a sostenere le risorse resilienti delle persone:
- Ormai quotidiani sono i contatti in videochat. In questa modalità si lavora, si studia, si incontrano i familiari, gli amici. Solitudine e isolamento sono più accettabili, fanno meno paura.
- Ci si organizza tra famiglie e conoscenti per le consegne a domicilio di generi alimentari e indispensabili. Si fanno spese comuni, chi è a casa riceve, chi lavora recupera la propria parte in seguito. Si è sorprendentemente più vicini e solidali.
- Si recuperano i ricordi e la propria storia digitalizzando vecchie fotografie o filmini di famiglia, da tramandare ai figli e ai nipoti.
Perché l’uomo è più forte del virus
Un messaggio di sicura speranza ci viene dalla scienza: il virus ha necessità dell’ospite per replicarsi, da solo non può esistere. Non altrettanto è per l’uomo, che invece continua a esserci malgrado e oltre il virus, resilientemente fortificato e trasformato in positivo.
Guarda la nostra intervista tv all’autrice: https://varesemese.it/le-interviste-di-varesemese/le-interviste-di-varesemese-camilla-callegari/