di Riccardo Broggi e Giulio Carcano
Riccardo Broggi e Giulio Carcano, rispettivamento specializzando in Chirurgia generale e presidente della Scuola di Medicina dell’Università dell’Insubria, scrivono per noi un’interessante riflessione a quattro mani sui benefici contro le sofferenze regalati dal cinema, tra storia e attualità
L’arte cinematografica ha da sempre raccontato storie per immagini, costruendo interi mondi e regalando visioni e chiavi di lettura per comprendere o immaginare la realtà che ci circonda. Fin dall’inizio della produzione filmica, numerose pellicole hanno descritto medici e pazienti, plasmando la loro figura nell’immaginario collettivo. Negli anni Cinquanta, Mario Monicelli nel film Il medico e lo stregone raccontava i contrasti tra un giovane medico e un’Italia ancora legata a superstizioni popolari. Ancora, Qualcuno volò sul nido del cuculo negli anni Settanta segnò la storia del cinema mostrando il disagio degli ospedali psichiatrici. Più recentemente, titoli leggeri, ma non per questo superficiali, hanno riscontrato grande interesse, raccontando storie di medici e della loro attività, come in Patch Adams, o storie di vicinanza umana capaci di alleviare le sofferenze dei malati, come in Quasi Amici.
Il cinema tuttavia non è soltanto racconto, non è unicamente immaginazione: il cinema si sta rivelando perfino cura!
Allenamento mentale davanti allo schermo
Quando guardiamo un film, infatti, non ricerchiamo semplicemente un momento di evasione e di divertimento, visto che per seguire adeguatamente la trama è necessario saper decifrare con attenzione gli episodi che si svolgono, le emozioni e le azioni dei personaggi. Contrariamente all’usuale idea che la televisione assopisca il pensiero attivo, la visione di un film è paragonabile ad un allenamento mentale per lo sviluppo di attività cognitive e dell’empatia, capacità che aiuta ad immedesimarsi e comprendere gli altri. Numerosi studi condotti su bambini e ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico (un’affezione che compromette in varia misura queste capacità basilari del vivere sociale) dimostrano, ad esempio, come l’utilizzo e la successiva imitazione di un video in cui viene interpretato un comportamento o un’azione aiuti l’acquisizione di questi e altre abilità sociali mirate. Allo stesso modo succede per le pellicole cinematografiche.
Visioni antidolorifiche
Quando tutto sembra assodato, ecco che il cinema ci stupisce con sempre nuovi effetti speciali! Recentemente è stata sviluppata una teoria secondo la quale proprio il senso di evasione e il divertimento donati dalla visione di un film possano creare un momento di “sospensione”, distraendo l’attenzione dalle fatiche e sofferenze quotidiane, arrivando addirittura a ridurre del 30% il dolore derivante dalla malattia. Sulla base di questi dati, alcune aziende ospedaliere hanno quindi deciso di inaugurare programmi di quella che tecnicamente si chiama cine-terapia, fino ad allestire veri e propri cinema per pazienti in carrozzina o allettati.
Il cinema che cura
Non è importante quindi che un film parli direttamente di malattia e di salute. Parafrasando Paolo Cattorini nel libro Teologia del cinema: “Il film delude se si esce dalla sala tale quali vi si è entrati”, altrimenti cura!
In foto: Giulio Carcano, professore ordinario di Chirurgia all’Università dell’Insubria