Crisi virale

di Andrea Mallamo

Lo scenario in Italia e in Lombardia, ma anche la ripartenza di Varese durante la Fase2 dell’emergenza. Abbiamo chiesto lumi agli economisti e vi proponiamo la rielaborazione della Liuc Business School e il nuovo report di EY


Quasi centomila imprese a rischio fallimento in Italia, con un calo del 9,1 per cento del Pil a livello nazionale e del 6,6 in Lombardia.

Sono dati che fanno venire i brividi. Ecco, forse, perché sulla crisi si rischia davvero di dare i numeri. Motivo per cui, per parlarne, ci siamo rivolti agli esperti, chiedendo a degli economisti se avessero dati rielaborati sull’impatto dell’emergenza Covid-19. Il Centro sullo sviluppo del territori e dei settori della Liuc business school ci ha risposto fornendoci cifre su cui riflettere. Perché un conto è leggere le singole notizie sulle varie analisi, un altro è metterle tutte assieme. Facendolo, ecco il quadro che risulta.

Lo scenario italiano

Stando allo scenario base descritto dal nuovo Cerved industry forecast dedicato alle conseguenze del Coronavirus su oltre 200 settori dell’economia italiana, la variazione del fatturato delle imprese italiane tra il 2019 e il 2020 sarà pari al -7.4%. Con il risultato che coloro che lavorano in imprese a rischio fallimento sono 2milioni e 200 mila. Motivo per cui, secondo il Fondo monetario internazionale, quest’anno l’Italia dovrebbe registrare un +2,7% nel tasso di disoccupazione.

Il quadro regionale

Del resto, puntando la lente d’ingrandimento sulla nostra regione, ciò significa che, in base alle rielaborazioni di Economia e Politica su dati Istat-Asia, in Lombardia i lavoratori di attività economiche sospese (cioè formalmente chiusi durante il lockdown, ad eccezione di parte delle attività svolte in forma di lavoro a distanza) sul totale sono state quasi 4 su 10.

 

Industria: chi resiste e chi soffre

Per quanto riguarda l’impatto economico della pandemia sui vari settori, abbiamo ricevuto i quadri settoriali nell’industria e nel commercio.

Sempre prendendo come fonte il Cerved, guardando alla variazione del fatturato tra il 2020 e il 2019, per quanto riguarda il manifatturiero resistono Chimica e farmaceutica (-1.1%), Informazione e comunicazione (-1.9%) ed Elettrotecnica e informatica (-3.1%). Chi invece soffre sono il Sistema Moda (-13.9%), Elettromeccanica (- 19.2%) e Automotive (-29.3%).

Commercio: i più colpiti e chi si salva

Per quanto riguarda il Terziario, la medesima fonte conferma che i comparti più colpiti sono Alberghiero (-37.5%), Trasporti Aerei (-25.0%), Concessionari auto e moto (-24.5% ), Sistema Moda (-13.9%), Parrucchieri e istituti di bellezza (-22.3%) e Autonoleggi (-21.7%). Ma c’è anche chi si salva, registrando un segno positivo. Stiamo parlando di Commercio on-line (+26.3%) e Distribuzione alimentare (+12.9%).

Fase2, nei guai 1 capoluogo su 5

Fin qui i dati rielaborati dalla Liuc Business School. Nel frattempo, mentre scatta la Fase 2, abbiamo ricevuto il nuovo report di Ernst & Young cheincrociando gli indicatori di resilienza dello Smart City Index di EY (fattori sanitari, economici e sociali) con i dati del contagio Covid-19 – analizza quanto i capoluoghi italiani sono pronti a ripartire e ad affrontare il post emergenza. Secondo questo studio, più del 20% non sarà in condizione di ripartire immediatamente, ma farà molta fatica, perché non ha le infrastrutture e le tecnologie adatte ad affrontare la complessità della ripartenza.

Varese, ripartenza critica

In particolare, sulla base della diffusione del contagio ad oggi, EY ha classificato le città seguendo 4 cluster della ripartenza: facile, lenta, frenata e critica. Purtroppo, a quanto emerge, con un punteggio di Smart City Index Resilienza 2020 pari al 46,24% (quintultimo peggiore della classifica italiana), Varese è collocata tra i capoluoghi di provincia dove la ripartenza appare più critica, perché accanto a situazioni di contagio molto elevate si abbinano livelli di resilienza molto bassi (reti di trasporto pubblico poco capillari e scarsa presenza del car sharing, limitate coperture delle telecomunicazioni, pochi sensori sul territorio e mancanza di piattaforme e centrali di controllo dove raccogliere i dati).

Milano e Bergamo frenate per il contagio, ma più smart

Peraltro, tra i capoluoghi in cui è prevista una ripartenza facile, di lombardi non ce ne sono. Fa però riflettere il fatto che non soltanto Milano, ma persino Bergamo, così colpita dall’emergenza sanitaria, sia in un cluster migliore della Città Giardino, ossia in quello della ripartenza frenata perché, a fronte di un alto contagio, si ha una buona resilienza. Del resto, la metropoli milanese è 100% smart. Mentre Varese, a quanto pare, neanche la metà.

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Italia:

100mila

Le imprese a rischio fallimento in Italia a causa della crisi economica innescata dall’emergenza Coronavirus

9,1

Stando allo scenario base descritto dal nuovo Cerved industry forecast, è il calo del Pil previsto nel 2021 a livello nazionale

-7,4%

La variazione del fatturato delle imprese italiane tra il 2019 e il 2020 sarà pari al -7.4% secondo lo studio condotto su oltre 200 settori

2

Milioni e 200mila persone: sono coloro che lavorano in imprese a rischio fallimento come conseguenza del Covid-19

2,7

In percentuale, l’aumento del tasso di disoccupazione previsto nel nostro Paese secondo il Fondo monetario internazionale

Lombardia

6,6 

Il calo del Prodotti interno lordo previsto tra il 2019 e il 2020 nella nostra regione, che è la più colpita dal virus in termini di contagi e vittime

100%

Secondo EY, il capoluogo lombardo era completamente smart e quindi la ripartenza sarà frenata per l’alta resilienza a fronte di un alto contagio

46%

Con tale un punteggio di Smart City Index Resilienza 2020, Varese è collocata tra i capoluoghi di provincia dove la ripartenza appare più critica

4

I cluster della ripartenza individuati da EY: facile, lenta, frenata e critica. Nessun capoluogo lombardi è ben posizionato, a causa dell’alta infezione

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