Lo scenario descritto da Anna Gervasoni, docente di Economia e Gestione delle Imprese alla Liuc di Castellanza, tra le donne piĆ¹ influenti della Finanza italiana. Puoi anche ascoltare l’analisi dalla sua viva voce tramite Podcast
di Anna Gervasoni
Che cosa ci resterĆ di questa esperienza che stiamo vivendo tutti con ansia, paura e speranza, non soltanto per la salute ma anche per gli impatti economici su tutto il sistema? Stiamo sperimentando la resilienza collettiva.Ā
Il significato
Resilienza si dice di materiali che sono in grado di assorbire un urto senza rompersi. Il materiale/ capitale umano di cui sono fatte le imprese deve essere in grado di assorbire e ripartire. I mercati finanziari dovrebbero essere messi in condizioni di assorbire e ripartire. Tutto questo necessita azioni politiche, ma anche attitudini. Sappiamo quanto il comportamento individuale, soprattutto se aggregato e indirizzato, possa fare miracoli. Pensiamo ad esempio a come le aspettative impattano sui mercati. In psicologia resilienza vuol dire la capacitĆ di far fronte alle difficoltĆ positivamente, ricostruendosi, ripartendo, senza alienare la propria identitĆ . Questāultimo passaggio ĆØ fondamentale: dobbiamo imparare, migliorare, cogliere le opportunitĆ di innovarci, senza snaturare la nostra identitĆ , senza cambiare – ad esempio – la nostra cultura aziendale, il nostro approccio al mercato e quello al sistema educativo e di formazione.Ā
La modernizzazione forzata
La resistenza passiva non ĆØ mai una buona soluzione. La resilienza ĆØ resistenza attiva. In questi giorni, impariamo a concentrarci sulle cose piĆ¹ importanti, a riunirci a distanza, a insegnare a lavorare con nuovi strumenti. Da ciĆ² emergeranno sicuramente nuovi spunti di business, nuove attivitĆ , cambieremo i nostri punti di vista. Ć una modernizzazione forzata, che ci porterĆ a quellāadeguamento digitale che era necessario al nostro Paese. Ci si concentra meno sul superfluo e questo cambierĆ inevitabilmente i nostri gusti e le nostre consuetudini. Si acquista e si consegnaĀ a distanza: sono opportunitĆ per imprese e attivitĆ che faranno tesoro di questo scossone.Ā
Proviamo a cogliere i segnali di ripartenza
Ma evitiamo falsi ottimismi. Nel breve ci saranno impatti economici duri e mercati finanziari volatili. Che cosa devono fare gli investitori in questo periodo? Devono saper aspettare e provare a cogliere i segnali, anche deboli, di ripartenza. Difficile. Inevitabilmente penso al settore che conosco meglio, quello del private capital, dei fondi che investono capitale di rischio e di debito nelle imprese non quotate: dovranno guardare che cosa succede alle imprese in cui hanno messo capitali, aiutarle a ripartire. Un momento complicato, ma in cui si ha piĆ¹ tempo rispetto a chi per mestiere lavora sul trading. Gli operatori di lungo termine e quelli che lavorano sui mercati illiquidi hanno dalla loro la forza di avere un orizzonte temporale di lungo periodo e quindi di poter guardare i loro investimenti non con la lente dāingrandimento dellāoggi, bensƬ con la prospettiva dei prossimi cinque anni. Ogni fondo di private equity,Ā private debt o venture capital sta guardando in questo momento il proprio portafoglio. Sta ragionandoĀ azienda per azienda sulle criticitĆ e sulle prospettive di ogni singola attivitĆ . E su questo si misurerĆ la loro capacitĆ di contribuire allo sviluppo delle imprese target.Ā
Ristrutturazioni inattese
Ci saranno anche da affrontare ristrutturazioni inattese. BisognerĆ immettere nuovi capitali, ma questo ĆØ il mestiere e anche lāopportunitĆ degli operatori di private capital. Lāattenzione dovrĆ essere posta sulle grandi leve di creazione del valore. Innanzitutto il capitale umano: nei momenti di difficoltĆ vengono fuori le capacitĆ e le competenze migliori, emergono talenti. PoiĀ lāinnovazione: sarĆ la capacitĆ di innovare e di rileggere i mercati e i settori con occhiali nuovi, che puĆ² far fare un salto di qualitĆ e produrre risultati. Ma per innovare ci vogliono capitali. Ancora una volta i nostri fondi possono essere il partner adatto.Ā
I confini non esistono piĆ¹
Da ultimo, il tema dei confini:Ā abbiamo imparato, anche dallāepidemia, che i confini non esistono piĆ¹. Lāinternazionalizzazione e la globalizzazione sono la regola del nostro tempo. Il sistema produttivo, finanziario e politico ne deve prendere atto. Quindi: utilizziamo questo periodo per cambiare e presentarci migliori nel futuro ciclo economico.
Ascolta qui l’analisi dalla voce di Anna Gervasoni: https://www.spreaker.com/user/12137619/business-post-covid-19