Il game designer bustocco Luca Borsa, esperto di divulgazione ludica e formazione esperienziale, intervista per noi Sara Evangelista, pedagogista di Tradate, cooordinatrice e consulente in centri educativi, scuole materne e asili nido, oltre che autrice di una piccola collana di libretti didattici.
di Luca Borsa
Una delle cose che le persone fanno quando entrano nell’età adulta è spesso quella di smettere di giocare o per lo meno di avere un approccio sano al gioco. Quest’ultimo è infatti spesso visto dagli adulti come una prerogativa dei bambini e un’attività che rasenta la perdita di tempo. Quando diventiamo “grandi” ci dimentichiamo di essere stati piccoli. Credo invece davvero che l’essere umano non debba smettere di giocare e soprattutto debba farlo con i propri figli. Chi può aiutare i genitori a creare questa relazione è la pedagogista e mamma tradatese Sara Evangelista, esperta in relazioni tra adulto e bambino.
Sara, che cosa rappresenta il gioco per un bambino?
E’ l’attività fondamentale, ne coinvolge profondamente l’apprendimento, ne favorisce lo sviluppo cognitivo, emozionale, sociale e psicofisico. E’ il primo passo nella costruzione della propria personalità e il suo modo di scoprire il mondo ed entrare in relazione con esso: utilizzando la fantasia e l’immaginazione entra in mondi irreali, quelli del gioco, e arriva a quello reale.
Quindi in che modo possiamo favorire la relazione genitore-figlio?
Abbiamo visto che i bambini imparano in questo modo. Dobbiamo quindi sforzarci di parlare e comprendere il loro linguaggio, che è ”ludico”. E’ utilizzando questo stesso canale che il genitore può parlare la lingua del bambino e sintonizzarsi con lui, ipotizzando obiettivi educativi e di crescita che altrimenti sarebbero difficili da raggiungere.
Quali modalità e quali giochi consigli?
Sicuramente un modo per vederlo illuminarsi è l’invito di mammo o papà: “Giochi con me?”. Con questa domanda ribaltiamo completamente il rapporto con loro, perché è proprio “la mamma o il papà che vogliono giocare con me” e per un bambino questo è già fonte di gioia. Si può giocare con loro in tanti modi sia con strumenti della vita quotidiana, riordinando la cameretta insieme, piegando i panni o curando le piante sul terrazzo oppure utilizzando i suoi giochi: le sue macchinine o le sue bambole, ma anche le costruzioni o quei giochi che sono oggetti simbolici della quotidianità, del far finta, fino a quelle che stimolano le attività fisiche e motorie. Non ultimo i giochi da tavolo, soprattutto quelli “cooperativi”, dove si gioca tutti insieme contro il gioco stesso, che sono un ottimo strumento e ponte di relazione, potendo anche diventare quell’aiuto per prefissare e raggiungere gli obiettivi pedagogici e di crescita citati prima”.
Dunque, cari genitori… buon gioco!
In foto: Sara Evangelista