Attrice, cantante, imitatrice: la poliedrica artista affianca Steve Della Casa nella serata finale della ventesima edizione del Baff – Busto Arsizio Film Festival
di Chiara Milani
Partiamo dagli Oscar, anche perché tu hai studiato a Los Angeles. Ognuno ha detto la sua sul ceffone di Will Smith al presentatore, che aveva fatto una battuta sulla moglie…
Ciò che è successo ci dice che abbiamo tanto tempo da investire per cose piuttosto tossiche. Nel senso che sarebbe bello, al di là di le dietrologie e purtroppo non sapremo mai la verità, dare un pochino di luce, di spazio, in particolare a due grandi ottenimenti di questa edizione degli Oscar, un po’ claudicante per alcuni aspetti, ma comunque con grandi obiettivi di valore: c’è stata la prima artista apertamente queer che ha vinto una Statuetta, così come i primi attori sordi… Quindi, di fronte a una situazione totalmente tossica, dall’inizio alla fine, da qualsiasi angolazione la si guardi, qual è un atto di violenza in diretta mondiale, direi che ci sono talmente tanti piccoli, enormi esempi valoriali che fortunatamente, almeno per questo aspetto, i valori vincono 3 a 1. Palla al centro.
Infatti, per esempio, il Guardian ha fatto notare che si sarebbe dovuto parlare, anziché di questa scena, per esempio il ruolo da protagonista che le donne hanno avuto in questa edizione degli Oscar…
Assolutamente sì e spero che, insomma, a parte questo questa tempesta di fumo dei primi giorni, poi si possa tornare a parlare di della sostanza, al di là della fuffa.
A proposito di premi cinematografici… Da Los Angeles, dove sorge Hollywood, alla tua Roma, sede di Cinecittà, fino a Busto Arsizio, per essere con Steve della Casa sul palco della serata finale della ventesima edizione del Baff: per chi, come te, ha ben presente le città del cinema, che senso hanno i cosiddetti “festival minori”?
Io sono veramente felicissima e onorata di essere in questo in gruppo: non voglio dire i ruoli, bensì parlare di essere parte di un gruppo, perché madrina, presentatrice, conduttrice sembra sempre una funzione. Sono assolutamente dalla parte dei festival diciamo, come hai detto tu, “minori”. Perché sono come una Dop, Denominazione di origine protetta, vanno tutelati e sostenuti. È come se il cinema diventassi in qualche modo televisione. Mi spiego: il cinema arriva nella casa dei Della Casa, un piccolo gioco di parole… però sono proprio nella casa anche dei territori più piccoli, più lontani, più periferici rispetto alla centralità di Roma o di Los Angeles. Quindi, assolutamente, sono della parte dei festival locali.
Tu, oltre a essere attrice, sei anche cantante e imitatrice, con fortunate parodie come quelle di Monica Bellucci, Elettra Lamborghini o Giorgia Meloni. Dopo due anni di pandemia e i venti di guerra alle porte, sembra ci sia voglia di tornare a ridere anche, come abbiamo visto, purtroppo con risultati non sempre positivi. Tu che cosa ne pensi?
Io non vedo l’ora di riprendere questa parte del mio percorso, nel giusto contenitore. L’aspetto del varietà, della commedia, della satira, della parodia è davvero un aspetto di grande libertà. Sì, in questo periodo c’è un ritorno pure nel cinema di scritture più brillanti, leggere, grottesche. Mi piace molto un aspetto particolare della commedia: quello propositivo. Nel senso che, in questo periodo in cui la parola “positivo”” assume dei significati particolari, la parola propositivo ha invece un aspetto assolutamente valoriale, perché appunto è come dire: è tutto una tragedia, va tutto male, ma tu che cosa proponi per migliorare? Mi piace perché crea empatia, perché abbassa le difese, perché non so se si possa ridere di tutto, ma tutto può essere reso comico, ironico, se fatto con uno spirito gioviale. Nel senso che bisogna capire che cosa è commedia, che cosa è derisione, che cosa è ridere con e cosa invece è ridere contro, quindi bullizzare. Bisogna capire secondo me questo sottile, ma enorme limite, e godersi insomma quelle che sono buone scritture. Ecco, mi piace la commedia ben scritta, la satira ben scritta e la parodia ben scritta. Non c’è limite al genere: tutto può essere fatto con grande qualità.
Intanto ti vediamo in tv nei panni di Chiara nella serie Noi…
Noi è un progetto di cui sono orgogliosissima, al di là del ruolo, dal punto di vista umano e di crescita. Siamo su Rai1 tutte le domeniche in prima serata. E’ un ruolo particolare, di una di un’attrice di teatro piena di carisma e di fragilità, ma anche di grande durezza, ed è stato molto interessante lavorarci, perché mi ha dato modo di sperimentare un po’ i miei limiti, le mie tinte forti, ed è estremamente divertente avere un ruolo appunto con queste caratteristiche.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi riportano al cinema. Sto finendo di girare un film, che racconta un po’ l’esperienza di Tanio Boccia, chiamato l’Ed Wood italiano, quindi considerato il peggior regista della storia del Belpaese: in realtà è stato uno dei più prolifici registi dei b-movie dei nostri anni Cinquanta e Sessanta. Perciò, un punto di vista del cinema assolutamente innovativo, divertente e grottesco, girato a Cinecittà e non solo. Dunque, sono felice di essere tornata nel luogo che più mi piace, il cinema, a cui dedico un mega cuore.
In foto: Liliana Fiorelli – Ph: Andrea Aps