La settima arte

di Andrea Mallamo

L’evoluzione del cinema vista in quasi un secolo di vita dall’ex prevosto di Busto Arsizio

di monsignor Claudio Livetti

Ho vissuto i miei primi dieci anni di sacerdozio (1955 – 1965) come prete dell’oratorio Pio XI a Balsamo. Lì faceva parte delle mie mansioni la gestione del cinema parrocchiale. Il mio slogan era: ”All’oratorio si sta bene: si prega, si impara, si gioca, ci si diverte”. Ciascuna attività aveva il suo ambiente idoneo: la cappella per pregare, le aule per il catechismo, le altalene e il campo sportivo per il gioco, la sala cinematografica per divertirsi. Cercavo di programmare film che interessavano i ragazzi e i giovani. Quando si proiettavano i film in cui “arrivano i nostri”, i ragazzi li rivedevano due volte e i genitori dovevano venire per portarli a cenare a casa. Vedevo nel cinema una possibilità di socializzazione dei tanti immigrati provenienti da varie regioni e anche come un coefficiente di alfabetizzazione: alcuni parlavano soltanto il dialetto e al cinema sentivano parlare in italiano e lo imparavano forse meglio che a scuola. Non mancavano le coppiette che si abbracciavano e si baciavano: era la loro unica possibilità, perché in quegli anni non c’era la libertà che hanno i ragazzi di oggi. Arrivato come prevosto a Busto Arsizio ho trovato la sala cinematografica parrocchiale, data in gestione. L’afflusso di spettatori è andato sempre decrescendo, per la concorrenza delle multisale e delle tv. Ora la saracinesca è abbassata, come quelle degli altri tre cinema pubblici del centro città. Resiste ancora qualche sala parrocchiale.

Una possibile proposta culturale

La cinematografia gode giustamente dell’onore di essere “la settima arte”. Ha i suoi “santuari” a Cannes e al Lido di Venezia e ha le sue notissime “feste”: i festival, che hanno sempre una grande risonanza mediatica. È il giusto riconoscimento dato alla fatica corale di produttori, registi, cineoperatori, scenografi, costumisti, musicisti e soprattutto attori, sia a quelli già noti sia a quelli che vengono alla ribalta per la prima volta e magari tornano a casa col “leone d’oro”. È certamente un godimento culturale assistere alla proiezione di opere di qualità. Ci sono poi delle opere di alta capacità espressiva e con una tematica ricca ed avvolgente che meritano di essere non soltanto viste, ma anche approfondite e discusse: è questo il compito dei cineforum. È brutto quando l’arte diventa commercio coi film “di cassetta”, che toccano solo la pancia dei fruitori ma non sfiorano minimamente mente e cuore. Non parliamo dei film violenti o erotici. Certe risse tra bande di adolescenti, abusi di alcool o stupefacenti, comportamenti sessuali aberranti, vengono dalla cattiva scuola dei molti strumenti fuorvianti che essi accostano, purtroppo senza interventi significativi di genitori ed educatori. Chissà perché gettiamo via la spazzatura, mentre purtroppo la spazzatura mediatica talvolta rimane nelle nostre case. 

Un’impresa da rilanciare

Le restrizioni imposte dal Covid19 hanno purtroppo penalizzato pesantemente tutto il mondo dello spettacolo e in particolare questo settore. La catena della distribuzione è stata bloccata per mesi e ha potuto riprendere con molte limitazioni. C’è stata troppa disoccupazione di corrieri, direttori  e operatori di sala, di biglietteria, di proiezione, di pulizia. Tutte persone che hanno diritto e necessità di riprendere a lavorare. A tutti noi, poi, è venuto un po’ il “complesso della tana” e siamo diventati paurosi e pigri. Ci siamo rinchiusi in casa e ripiegati sui prodotti riciclati dalla tv domestica, interrotta da continui spot pubblicitari stucchevoli ed irritanti. A casa un film non riesci a vederlo come in sala. Confusione, interruzioni, luce, rumore, tutto congiura a distrarre l’attenzione di cui un dialogo, un silenzio, una sequenza hanno bisogno per realizzare il miracolo del cinema. Il ritorno alla normalità dovrà portare ogni attività nelle sedi idonee: la scuola in classe, lo sport in palestra, la Messa in chiesa e il cinema in sala cinematografica. Come una volta.

 

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